L’emiro del Kuwait eroe o codardo?

Si dice che gli arabi non siano presenti nella storia del calcio, in realtà hanno lasciato un ricordo indelebile nel Mundial di Spagna ‘82 grazie all’Emiro del Kuwait Fahad Al-Ahmed Al-Jaber Al-Fahad Al-Sabah, accompagnatore della Nazionale. Inesperto quanto irruento e smanioso di notorietà interpretò una storica invasione di campo “ufficiale” ai Mondiali del 1982. Durante la partita con la Francia di Platini, a Valladolid, scese in campo con il classico kandura – quella lunga tunica bianca indossata insieme al ghutra, il copricapo a scacchi bianchi e rossi – e subito eccitò e divertì la folla. Fahad voleva contestare il 4-1 di Alain Giresse minacciando di ritirare la squadra se l’arbitro non l’avesse annullato: i giocatori sostenevano di essersi fermati dopo avere sentito un fischio. L’arbitro russo Miroslav Stupar decise di annullare il gol, l’emiro rientrò trionfante in tribuna offrendosi alle telecamere che rilanciarono la sua sortita in tutto il mondo, ma il Kuwait perse lo stesso per 4-1. Gli inglesi, così misurati e corretti in campo, lo nominarono vergogna del calcio. 

Personalmente trovai divertente quel siparietto – i miei pensieri erano altri a quel tempo – finché anni dopo, nell’agosto del ‘90, un telegiornale mi annunciò la morte dell’emiro. Fahad era rimasto vittima dell’invasione del Kuwait operata dalle truppe irachene di Saddam Hussein. Io vidi immagini dell’emiro abbattuto dai nemici davanti a uno dei suoi palazzi ma presto circolò un’altra storia: si diceva che avesse tentato inutilmente la fuga in aereo, ma sorpreso dagli iracheni inferociti era stato massacrato e issato sulla punta del cannone di un carro armato. Ho preferito pensare a lui in quel tempo lontano e ritenerlo più eroe che codardo. Parce sepulto. Quarant’anni dopo merita un ricordo. 


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