Legrottaglie: “Ibra sposta ancora gli equilibri, ma i suoi modi a volte…”

L’ex difensore di Juventus e Milan: “L’Inter è la favorita numero uno per la vittoria dello scudetto. Ancora presto per dire se i bianconeri hanno concluso il processo di costruzione. Grande il lavoro svolto di Pioli, lo studio”

Antonino Lo Re @AntoninoLoRe

15 dicembre – Milano

La vittoria in rimonta nel derby, l’impresa del Camp Nou e il ritorno al gol di Paulo Dybala contro il Genoa potrebbero rappresentare la svolta definitiva per la Juventus. Ma in testa c’è ancora il Milan di Stefano Pioli e Zlatan Ibrahimovic che adesso non si nasconde più. Due squadre che sono rimaste nel cuore di Nicola Legrottaglie. In bianconero sette stagioni: fu tra i protagonisti del ritorno in Serie A dei bianconeri post Calciopoli. In rossonero per soli sei mesi e una presenza a causa dell’infortunio procuratosi nello scontro contro l’ex Lazio Kozak. Ma fu sufficiente per vincere lo scudetto con Massimiliano Allegri.

La Juventus è sbocciata definitivamente?

“La squadra ha iniziato un nuovo percorso. Le critiche per l’inizio di stagione erano giuste, chi fa questo mestiere sa a cosa va incontro. Era necessario un po’ di ambientamento, Pirlo non ha mai allenato. È presto per dire che la Juve abbia finito il processo di costruzione, ma se gioca allo stesso modo di Barcellona farà fatica a perdere le partite”.

Kulusevski era partito bene, adesso sta facendo fatica.

“La Juventus non è il Parma. Ci sono grandi calciatori e deve imparare a conviverci. I bianconeri avranno tante partite da affrontare e lui potrà sicuramente giocare più gare di altri. Se vuoi vivere bene lì, devi sapere cosa hai di fronte. Per me è un grande giocatore, ma deve capire come diventare efficace in questo gruppo”.

La domanda che ogni anno ci si pone: i bianconeri possono vincere la Champions?

“Quest’anno chiunque può farlo, anche l’Atalanta. Oggi il calcio è cambiato, ci sono troppe dinamiche che influenzano la normalità. La Juventus può vincere, certo, ma qui Pirlo non c’entra. La società costruisce da anni, è arrivata due volte in finale. È pronta per farlo, basta beccare l’ingranaggio giusto. Il sorteggio in questo senso aiuta”.

Dopo la risalita dalla Serie B, la Juve per due stagioni si dimostrò all’altezza. Poi i due settimi posti. Cosa mancava?

“C’era una società che stava ricostruendo ed era composta da persone alle prime esperienze. Abbiamo cambiato tanti allenatori, ma faceva parte del processo. Noi sapevamo che si stava seminando per il futuro, poi i risultati si sono visti negli anni seguenti”.

Questo Milan lotterà fino alla fine per la vittoria del campionato?

“È da scudetto e il campo lo sta dicendo. Se non lo sono loro chi dovrebbe esserlo? Magari ad inizio stagione nessuno si aspettava questo exploit, ma il Milan sta dimostrando di essere la squadra più completa e quadrata. Il lavoro di Pioli deve essere esaltato, anche se ha avuto il supporto di una società competente. Loro sono un modello vincente e io lo sto studiando”.

E con questo Ibrahimovic è lecito sognare. Lei lo conosce bene…

“Un giocatore che sposta gli equilibri. Ha carisma, tutto a modo suo. Magari a volte è condivisibile, altre no. Però fa la differenza, quando lo hai lo senti e capisci che livello può portare alla squadra. Tante cose si sono incastrate nel Milan e tra queste c’è il suo arrivo”.

L’Inter è fuori dall’Europa, adesso lo scudetto diventa d’obbligo?

“Conte è un amico e un allenatore stimato che ha dato delle idee importanti. Ognuno ha le proprie convinzioni e con queste ha vinto. Adesso sarà lui a capire quando e se cambiare qualcosa. Senza le coppe l’Inter diventa la candidata numero uno per la vittoria del campionato. Ne sono convinto. Sarà una lotta con Juve e Milan”.

Facciamo dei passi indietro. Il calcio ha visto due Legrottaglie: la prima versione con più bassi che alti dopo l’esplosione al Chievo e l’altra convincente nella seconda parentesi bianconera.

“Il primo era un Legrottaglie che aveva fatto delle scelte e non aveva serenità. Nel momento in cui mi sono avvicinato a Dio ho ottenuto quello che avevo perso. Quando poi sei maturo dentro riesci a farlo vedere fuori. Mi sono riconquistato la fiducia di tutti, quando mediaticamente ero stato devastato”.

L’avversario più forte mai affrontato in carriera?

“Ronaldo il fenomeno, senza ombra di dubbio. Ma anche Ibrahimovic mi colpì moltissimo”.

Dopo aver smesso con il calcio giocato, ha deciso anche lei di diventare allenatore. L’ultima esperienza nei mesi scorsi a Pescara.

“Inizialmente pensavo di essere più adatto ad un ruolo dirigenziale. Poi quando ero a Catania i miei compagni di squadra mi dissero che ero portato per fare l’allenatore”.

C’è qualcuno a cui si ispira?

“Sto studiando molto, guardo le partite e come si è evoluto il calcio. Cerco di prendere qualcosa da tutti per poi creare la mia mentalità. Mi piace quello che stanno proponendo Nagelsmann e Klopp. Seguo molto anche Bielsa. In Italia guardo con attenzione come il Milan muove alcune cose, apprezzo la semplicità di Pioli. De Zerbi sta dando qualità alla sua proposta di calcio e la Roma di Fonseca è quella che si avvicina molto alle mie idee”.

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