Lecce, l'esperienza di Corvino fa la differenza

“Veni,vidi, vici” una frase tramandata dai libri di storia che, però, trasferita nel mondo del calcio e magari attribuibile a Pantaleo Corvino, responsabile dell’area tecnica del Lecce, potrebbe essere così trasformata: “Tornai e vinsi”. Già perché, nel suo campo d’azione, anche lui ha compiuto il suo miracolo.Tornato a Lecce dopo 15 anni vissuti a Firenze con la parentesi di una stagione a Bologna, nel giro di due anni ha riportato la squadra in serie A attuando un’autentica rivoluzione in ogni settore. Riduzione del monte ingaggi, ricorso minimo ai prestiti col ricorso alla patrimonializzazione, creazione di strutture idonee per il settore giovanile, ricerca di mercati alternativi con la individuazione di giovani promesse a prezzi ragionevoli, individuazione di calciatori che pur in possesso di notevoli potenzialità, per vari motivi, non si siano espressi.

Missione compiuta

È questo il suo “credo” e lo ha attuato, tornato a Lecce, pur sapendo che i ritorni nascondono sempre rischi ed insidie: «Spesso sono io ad aprire la sede del Lecce la mattina ed a chiuderla la sera», dice, impegnato al telefono (sempre lo stesso numero da quando era nel Casarano), guardando meticolosamente ai dettagli. L’anno scorso la serie A sfuggì per un calo nel fi nale del torneo e per un rigore fallito nella semifi nale playoff . Quest’anno l’obiettivo è stato centrato dando alla squadra delle conferme e delle novità: la conferma di un Coda bomber (ormai virale la sua frase quando ne annunciò l’arrivo a Lecce: «Si può sbagliare la moglie ma non il centravanti») e dell’inossidabile Lucioni in difesa e delle scoperte o rivalutazioni: la scoperta di Morten Hjulmand, 22enne danese, ed il rilancio del 25enne Gabriel Strefezza, brasiliano, che era stato in ombra nelle squadre nelle quali aveva militato. Hjulmand, una forza della natura, mediano centrale, ha “saltato” solo due gare, Strefezza è stato il vicecapocannoniere del girone. Su entrambi sono ora puntate le attenzioni di club importanti con Corvino che non pone preclusioni.

La simbiosi

Perché per lui, chiamato a far quadrare i conti con quelli del budget, nessun giocatore è incedibile dinanzi a proposte irrinunciabili. A 73 anni ha l’entusiasmo di un ragazzino, ed ora ha voluto al suo fi anco come ds Stefano Trinchera, allievo prima come calciatore poi come dirigente. Il braccio e la mente? Non chiedetelo a Corvino perché per lui vale l’intesa, la capacità di capirsi con uno sguardo, avendo le idee chiare sul da farsi. Tornato a Lecce dopo 15 anni, nel ricordo di vittorie con la prima squadra ed il settore giovanile, sembra un rullo compressore, perfettamente in linea con l’entusiasmo del Presidente Sticchi Damiani, col quale ha creato una simbiosi perfetta.

Lecce in Serie A, Baroni: "Orgoglioso dei ragazzi"

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