Leao, l’aggressività dello scudetto e la mente libera: Milan, serve una notte da Diavolo

Rossoneri a Londra per tornare nel G8 di Champions dopo 11 anni. Così si possono battere gli inglesi

Dal nostro inviato Luigi Garlando

8 marzo – Londra

Dicono che oggi potrebbe anche nevicare, ma ieri il Milan è stato accolto da un cielo azzurro che non sembrava neppure Londra. Anche lo spettro della partita è così radicale: o neve o sole. Non c’è una zona grigia in mezzo, non ci sono nuvole di transizione.

Qualificarsi, entrare nel G8 e rincorrere con animo più leggero un posto tra le prime quattro del campionato per garantirsi la partecipazione alla prossima Champions; oppure uscire dalla coppa, perdere una ventina di milioni, con ricadute sul mercato, e ripararsi dalle polemiche che fioccherebbero grosse come palle di neve, condizionando il campionato. Lo stesso bivio attende Tottenham e Milan. Le etichette appiccicate ieri sul match da Antonio Conte (“Vital game”) e da Son (“La partita più importante della stagione”) vanno benissimo anche per i rossoneri. Cosa deve fare e non fare il Diavolo stasera nell’affascinante Tottenham Hotspur Stadium per arrivare al sole?

Dimenticare San Siro

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Prima cosa: l’oblio. Dimenticare il gol di vantaggio: entrare per gestire vorrebbe dire suicidarsi. Dimenticare il Tottenham di San Siro, molle e spuntato: sarà tutta un’altra bestia. Dimenticare le due ultime sconfitte contro Sheffield e Wolverhampton e non contare su una presunta crisi degli Speroni. Sabato il Tottenham ha perso per un episodio e tanta sfortuna (due legni), ma ha giocato un’ottima partita, specie nel primo tempo, quando ha messo sotto i padroni di casa, grazie a un’aggressione continua. A quel ritmo, il Milan di Firenze verrebbe fatto a pezzi. Il ritorno in panchina di Antonio Conte e il torrido pubblico di casa non possono che esasperare l’intensità e la rabbia agonistica degli Spurs. Nelle ultime due partite nella propria tana, il Tottenham ha sconfitto City e Chelsea, per capirci.

Tornare campioni

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Fatto questo esercizio di oblio, per dimenticare ogni situazione confortevole che possa rammollire l’anima, serve uno sforzo contrario: ricordare. Ieri Rade Krunic spiegava: “Dobbiamo giocare da campioni d’Italia”. Esatto. Ricordare di esserlo ancora. Imporsi l’autostima e l’autorevolezza maturate nella stagione scorsa vincendo tanto. Nel campionato 2021-22, all’altezza della 25a giornata, il Milan aveva già vinto 9 trasferte e ne aveva persa una sola. In questo torneo ne ha vinte 5 e perse 4. Un altro mondo. Il Milan stanotte deve tornare autoritario anche lontano da casa come l’ha educato sacchianamente Pioli che ieri ha battezzato il match: “Dev’essere la partita della personalità”. Significa entrare in campo con il mento alto, senza guardarsi la punta delle scarpe; reagire con coraggio ai primi ruggiti del Tottenham che saranno selvaggi; avere il coraggio di tenere la palla e giocarla per raffreddare l’infermo bianco.

Uragano Kane

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Fondamentale sarà la reazione dei giovani difensori rossoneri. Chiaro che se Kane fa un passo avanti e Thiaw abbocca come ha fatto con Jovic, Kane segnerà allo stesso modo. Tomori non dovrà essere quello che ha concesso il rigore a Ikoné e Kalulu dovrà evitare le tante amnesie stagionali. I tre dovranno essere concentrati, sincronizzati e perfetti, come contro l’Atalanta. Gasperini allargò Lookman e Hojlund puntando sulla loro velocità, ma Kalulu e Tomori non gli concessero mai la profondità e risposero scatto su scatto. Così dovranno fare contro Kulusevski e Son. Se invece Conte imporrà l’assedio, diventerà vitale incollarsi a quel demonio di Harry Kane che conosce ogni segreto dell’area: 6 gol nelle ultime 6 partite casalinghe in Champions League, 18 su 20 in Premier League. Mike Maignan si è lucidato l’aureola: potrebbero servire miracoli.

Leone Tonali

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Ma ancora più determinante sarà la battaglia in mediana. È qui che il Milan ha vinto il primo round, approfittando della tenerezza di Sarr e Skipp nel cuore del reparto. Rispetto a San Siro, Conte recupera Hojbjerg, ben più solido e strutturato. Rispetto a Firenze, Pioli recupera Krunic, tanto sottovalutato, quanto fondamentale per gli equilibri e la protezione del reparto. Non è un caso che le sue ultime quattro apparizioni siano coincise con altrettanti clean sheet. Tonali ha giocato al Franchi debilitato da un virus. Ha recuperato energie, nell’arena di Londra serve il leone dello scudetto. Se il Milan riuscirà ad aggredire il nemico lontano da Maignan e a impedire che gli Spurs si spalmino sotto le mura, diventerà tutto più facile. Diaz, recuperato in extremis, in gol all’andata, come a suo tempo ad Anfield, è l’antidoto ideale alla muscolarità inglese: fantasia e velocità. Lo spagnolo era in campo anche nel marzo di due anni fa a Old Trafford: Manchester United-Milan 1-1. Quella prestazione è il copione da seguire: personalità, cuore, pulizia tecnica.

Leao, è ora

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E poi serviranno i gol. Difficile che possa bastare quello di Milano per ritrovare i quarti di finale, dopo 11 anni. Leao, se non ora, quando? Troppo ampia è la forbice tra l’uomo-scudetto e la versione ciondolante attuale, 2 soli gol nell’anno nuovo, sballottato tra critiche e dubbi contrattuali. Questa è la notte giusta per riprendersi il Milan. Può bastare uno scatto secco ai danni dell’istintivo Romero o anche un rinvio lungo di Maignan. Il commovente Giroud, presente sempre e comunque, anche oltre l’influenza, nei suoi trascorsi inglese ha imparato a scassinare le difese di Premier. L’assenza di Dier, guardiano tosto del caveau di Conte, non è da poco. Per il resto, leggere la scritta latina appesa all’ingresso del Tottenham Hotspur Stadium: “Audere est facere”. Memorizzare e ripeterselo in campo: osare è fare.

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