Leao, il Milan attende sempre la scintilla. Futuro da esterno nel nuovo 4-4-2?

Il club crede in lui e lo ha tolto espressamente dal mercato, ma il decollo di Rafa continua a tardare. Pioli fin qui gli ha preferito Rebic accanto a Giroud. Il rischio di un’altra annata anonima

Il punto più alto: i 61 minuti di Valencia. Quello più basso: i 61 di Nizza. Per un’estate trascorsa sull’ottovolante. Bollicine alternate a incresciosi “appisolamenti”, con i secondi purtroppo più frequenti delle prime. E’ il “pacchetto Leao”: prendere o lasciare, perché Rafa è così, almeno per il momento. Anche se il club confida che Pioli prima o poi – meglio se prima che poi – riesca a indirizzarlo sulla via della maturità. Una missione che la dirigenza rossonera ritiene possibile se è vero (com’è vero) che un paio di settimane fa da via Aldo Rossi è filtrata in maniera ufficiosa, ma molto perentoria, l’intenzione di continuare a puntare su Rafa. Non è in vendita, non è sul mercato, hanno chiarito dal club, sgombrando l’estate del portoghese da qualsiasi sirena. Che in effetti c’era perché Leao, al netto della discontinuità di rendimento, resta un profilo molto appetibile sul mercato per età e qualità.

Concretezza

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Occorre solo capire come incanalarle. Pioli ci ha provato in vari modi. Nel 4-2-3-1 da esterno sinistro, da centravanti quando c’era penuria nel ruolo e, all’occorrenza, anche da trequartista centrale (riscuotendo tra l’altro una discreta figura). Nel 4-4-2 da ala sinistra. In quest’ultimo sistema sarebbe facile incasellarlo nel ruolo di seconda punta, ma lungo l’estate il tecnico rossonero in quel ruolo gli ha sempre preferito Rebic. Per un semplice motivo: più attitudine al gol. Più concretezza e soprattutto più cattiveria quando la porta diventa vicina. Perché occorre essere onesti: le potenzialità tecniche di Ante sono inferiori a quelle di Rafa, ma la faccenda viene compensata con l’approccio e la cattiveria agonistica. In questo momento, dopo il ciclo dei sei test di precampionato, il futuro di Rafa è nebuloso. Non perché gli si prospetti una stagione da riservista (campionato e Champions obbligheranno Pioli a rotazioni importanti e abbastanza frequenti), ma perché rischia di restare in quella terra di nessuno calpestata sin qui.

Posizione e dimensione

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Esempi pratici: senza un cambio di marcia, nel 4-2-3-1 giocherebbero Diaz centrale e Rebic a sinistra. E anche la casella del centravanti, ora che è arrivato Giroud, rispetto all’anno scorso è completa. Un po’ più aperta la prospettiva in caso di 4-4-2. A Trieste l’allenatore lo ha piazzato all’ala sinistra, con compiti che il portoghese ha svolto nel primo quarto d’ora, per poi sparire dalla scena. In realtà non è tanto questione di doppia fase (anche nel 4-2-3-1 i trequartisti esterni devono fare su e giù in fascia), quanto di sbocchi offensivi. Nel sistema con due punte ci sono meno corridoi liberi e partire così larghi significa essere obbligati a sincronismi perfetti col terzino che sale. Nel caso di Rafa, il terzino in questione è Hernandez, abituato a infilarsi di prepotenza senza troppe sottigliezze tattiche. Da qui la difficoltà di Leao, emersa al Rocco, di trovare la giusta posizione e dimensione. Tra l’altro, occhio al mercato. Se il Milan virerà seriamente verso il 4-4-2, è possibile che arrivi un’ala vera. Diciamo un altro Saelemaekers. E a quel punto a Rafa non resterebbe che giocarsi la maglia da seconda punta con Rebic.

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