Le verità di Tramezzani: “Lukaku più decisivo di CR7. Il mio futuro, lontano dall’Italia”

Ospite speciale quest’oggi sui canali social di Passione Inter, nella consueta diretta pomeridiana delle 19. Con noi Paolo Tramezzani, allenatore ed ex difensore dell’Inter. Il punto sui temi più caldi che tengono banco in casa nerazzurra all’indomani della convincente vittoria per 6-2 sul Crotone. Ecco le sue parole:

COPPA UEFA 1994 – “E’ stata la seconda stagione in prima squadra. L’Inter è stata una scuola calcio ma mi ha insegnato tantissime cose, ho avuto la fortuna di avere bravissimi allenatori ed educatori. Rimarrò sempre legato al mio passato per tutto quello che ho ricevuto e per gli anni in cui ho indossato quella maglia. Ho fatto la gavetta prima di tornare all’Inter. Quella del 1994 è stata una stagione particolare. La squadra si è esaltata in Europa. Fu chiave la vittoria di Dortmund nonostante il rischio del ritorno a San Siro. Abbiamo rivissuto l’eliminazione con il Bayern Monaco qualche anno prima. Siamo riusciti ad andare in finale, bellissima soddisfazione, una grande gioia. All’epoca era una Coppa con grande prestigio, la Coppa Campioni la faceva solo chi vinceva i campionati. C’erano squadre di spessore importante”.

SPOGLIATOIO – “La squadra aveva un’anima, i giocatori che c’erano sapevano cosa significava indossare la maglia dell’Inter, avevano una grande responsabilità. Le stagioni nascono e finiscono in positivo o in negativo. I risultati di quel campionato sono stati sorprendenti in negativo. La situazione era surreale pensando che l’anno prima eravamo arrivati secondi. Con il mercato fatto pensavamo di poter migliorare il piazzamento. La stagione invece ha preso un altro verso, non ci sono stati dei motivi. Il gruppo era molto unito, professionale e serio. I giocatori per quella maglia avrebbero fatto qualsiasi cosa. E’ stata una stagione maledetta in campionato e fortunatamente è finita bene”.

BERGKAMP – ERIKSEN – “Avevo un grande rapporto con Dennis, un ragazzo umile ed un gran professionista. Tutti avevano grande rapporto con lui. Non è riuscito a rendere per le sue potenzialità togliendo le diverse gare in Europa in cui ci ha trascinato. La sensazione è che gli mancasse qualcosa, ma in allenamento faceva giocate incredibili. Dennis l’ho affrontato anche in Inghilterra ed obiettivamente era un altro giocatore, è stato giudicato uno dei migliori della Premier League. Vedo qualcosa con l’esperienza di Eriksen. Arriva dal Tottenham dove ha fato stagioni importanti soprattutto con Pochettino. Per fare un paragone Bergkamp nella qualità e nell’ultimo passaggio ha qualcosa in più. Eriksen oggi sembra in uscita, mi aspettavo qualcosa di più. Ero contento del suo acquisto, bisogna vedere quanto ci abbia messo lui nel non inserirsi e non dare disponibilità nell’adattarsi ad una squadra di Antonio Conte. C’è da fare sacrificio, bisogna correre dietro la palla e fare fase di non possesso. Lui pretende ed esige tanto, lo abbiamo capito anche ieri con Vidal. Eriksen è arrivato in una squadra senza sapere cosa lo aspettava. Non si discutono professionalità e serietà. Le difficoltà iniziali ci sono. Cultura? La lingua è fondamentale. Vero ci sono molti stranieri nell’Inter che sanno parlare l’inglese. E’ normale che ci siano difficoltà, è importante che nel tuo ambiente di lavoro trovi serenità. E’ mancato questo passaggio, per tante persone è fondamentale. Non abbiamo potuto ammirare la migliore versione. Un giocatore che avrebbe potuto dare tanto”.

ATTACCANTI ANNI ’90 E ATTACCANTI DI OGGI –“I gol pesano meno? E’ una considerazione giusta e ci sono differenze con le generazioni. La palla è diversa da anni fa, è diverso tutto, anche il modo mangiare e di allenarsi. Ronaldo Il Fenomeno è di un altro pianeta, secondo me. Non me ne vogliano Vieri e Lukaku. Quando parlate di Ronaldo posso parlare all’infinito. Il livello della Serie A è cambiato. Le squadre come Lazio, Parma, Roma, Napoli, Fiorentina, erano tutte squadre pazzesche. Se devo fare un paragone tra i tre attaccanti delle big (Ibra, Ronaldo e Lukaku), sono convinto che Lukaku è più determinante. Se manca lui è dura sostituirlo. La squadra si appoggia sempre di lui, lo cercano molto. Dal punto di vista fisico è una macchina da guerra. Speriamo che l’infortunio non lo tenga troppo tempo fermo. Gennaio secondo me sarà un mese molto importante e quindi sarebbe un bene avere il miglior Lukaku possibile”.

MEGLIO MARCARE LAUTARO O LUKAKU – “Forse Lautaro in questo momento. E’ più incisivo nell’area di rigore, ti porterebbe meno in giro e spendi meno fisicamente. In area di rigore però ti ruba il tempo, fa sempre il contromovimento per staccarsi. Lui è bravissimo in questo. Lukaku ti tira fuori, ti sposta, ti defila. Non ti fa mai giocare d’anticipo, non gli rubi mai la palla. E’ atipico come attaccante perché cerca il difensore per l’appoggio per poi aggirarlo. Oggi mi preoccuperei di più se dovessi marcare uno come Lukaku”.

MIGLIOR DIFESA DECISIVA – “Potrebbe non esserlo. Dopo la partita di Benevento Conte disse che voleva vedere una squadra offensiva e che i tifosi dovevano divertirsi nel guardare la partita. L’impressione è che l’Inter stia cercando di fare un gol in più. Dal punto di vista tattico la squadra mi dà l’impressione (e si è visto nell’atteggiamento dei quinti di centrocampo) di poter attaccare con più uomini. La linea difensiva si alza molto e devi fare corsa per indietreggiare, pur non avendo giocatori velocissimi dietro. Se però arrivano otto vittorie consecutive significa che il percorso è giusto. Vincerne otto consecutive non è da record ma è una cosa fantastica, il merito è proprio della mentalità più offensiva che ha l’Inter in campionato”.

ESPERIENZE PERSONALI ALL’ESTERO – “Tornare in Italia? No. Ho iniziato all’estero, per il mio passato ho più un profilo internazionale. Mi piace molto confrontarmi con culture diverse. Mi entusiasma sempre, le difficoltà ci sono, c’è grande rispetto per l’allenatore italiano. Devi però dimostrare e mi piace. Il futuro è lontano dall’Italia, sono contento di quello che ho fatto e sto aspettando l’occasione giusta per tornare in pista”.

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