Le parole di Mancini che caricano l'Italia

FIRENZE – Wembley gli ha dato la gloria, forse imperitura, e lo ha consegnato al Pantheon dei ct decorati, con tanto di affresco, nell’Aula Magna di Coverciano. Gli ha dato anche la forza per resistere alla tentazione delle dimissioni e rilanciare la sfida dopo l’eliminazione di Palermo, il punto più basso della storia azzurra. Mancini, invece di lasciare, ha raddoppiato, puntando dritto verso il Mondiale americano. Altri quattro anni, un tempo lontanissimo. A Wembley, dieci mesi dopo, rimetterà piede mercoledì da primo dei non eletti in Qatar. La Finalissima con l’Argentina di Messi assumerà un sapore malinconico, segnando il tramonto dei campioni d’Europa e l’avvio della ricostruzione, a cui il ct si sta avvicinando con nuovi occhi. Quelli del visionario a caccia di talenti, un po’ come era capitato con Zaniolo, chiamato in Nazionale prima che debuttasse con la Roma. Quelli dell’inguaribile ottimista, pronto a superare qualsiasi retropensiero per inventare un Rinascimento del calcio italiano. I dubbi, nella sua testa, sono transitati per meno di 48 ore. Dalla notte di giovedì 24 marzo, subito dopo essere stato demolito da un tiraccio del macedone Trajkovski, a sabato 26 marzo, quando riunì lo staff a Coverciano per setacciare le Under azzurre e immaginare la ripartenza. Gravina gli aveva appena rinnovato la fiducia. Mancini stava guardando avanti. Mollare no. Non sarebbe uscito da perdente. «Uno lo può pensare, perché gli obiettivi sono a due e a quattro anni di distanza. La Nazionale, però, è così importante e la gioia, quando abbiamo vinto l’Europeo, è stata così grande che vale la pena aspettare». Allora ha deciso di proseguire, conservando il dubbio residuo dell’imponderabile. «Quando si vince con l’Italia è qualcosa di totalmente differente, poi nella vita non si sa mai», ha aggiunto il ct con il solito filo di timidezza.

Mancini:"L’eliminazione ce l’ho ancora dentro di me"

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Mancini:”L’eliminazione ce l’ho ancora dentro di me”

L’appello ai club

Dovrà inventare un altro ciclo, magari lanciando in anticipo chi fatica a trovare spazio in Serie A. Ne ha avuto riprova nel primo stage organizzato a Coverciano. «Abbiamo visto più di 50 giocatori, devo dire quasi tutti bravi, con un grande futuro. Ora speriamo abbiano la possibilità di giocare nei club, perché hanno grandi qualità». Punterà sullo scouting, sugli allenamenti. Così ha allargato il raduno, sino a toccare quota 47 convocati. «La mattina avremo la possibilità di allenarli, di valutarli meglio, cercando di farli migliorare. Possiamo lavorarci e secondo me accorciare i tempi di maturazione. Qualcuno lo avevamo visto giocare, altri non li conoscevamo. Ce ne sono alcuni bravi. Come è possibile che non giochino in Serie A?». Ci crede, come e più del 2018, quando ereditò l’Italia da Ventura. «Quattro anni fa abbiamo messo subito insieme una squadra, è stato straordinario, penso si possa fare anche adesso, non credo sia differente». La strada è tracciata. «Dobbiamo rimboccarci le maniche, iniziare a cercare giocatori, vedere quelli che possono essere veloci ad arrivare in Nazionale A, far maturare quelli più giovani e trovare subito un modulo che possa farci vincere».

Mancini:"La gioia del l’europeo mi ha dato la forza di aspettare"

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Mancini:”La gioia del l’europeo mi ha dato la forza di aspettare”

Rimpianti

Mancini è convinto di non aver bucato il Mondiale perché non ha avuto il coraggio di cambiare l’Italia di Wembley. «Ci saremmo dovuti qualificare attraverso il girone. Gli episodi ci hanno penalizzato. La dimostrazione è la partita con la Macedonia, persa con un rinvio del portiere al 92′. La squadra non meritava di uscire. Tolti Chiellini e Bonucci, i più anziani come età, gli altri sono giovani. Non è stata una questione di riconoscenza». La Lega di Serie A s’è votata agli stage dopo aver negato a marzo la possibilità di prepararsi ai playoff. «Credo che allora si potesse fare qualcosa di più. Per la Nazionale a volte ci sono situazioni particolari. Non si può preparare una partita così importante in un giorno. Cosa accadrà in futuro non lo so, ma qualcosa di meglio si può fare».

In Nations

L’amore per l’Italia è intatto, come ha percepito. «La delusione è normale, io ce l’ho dentro. Chi fa l’allenatore lo sa, quando vince è amato, se perde un po’ meno. Fa parte del mestiere. La gente ha ancora in mente l’Europeo. Lo abbiamo vinto strameritandolo e regalando emozioni. Questo ha mitigato la delusione. Bisogna saper accettare le cose quando non vanno. Dobbiamo ripartire ed essere più forti di prima. I tifosi sono ancora attaccati alla Nazionale». La Nations diventerà un’occasione per far crescere Tonali, Scamacca, Raspadori, Zaniolo e gli altri giovani che erano già stati inseriti nel giro azzurro. «È il girone più difficile. Inghilterra e Germania sono le più difficili da affrontare. L’Ungheria è una buona squadra, allenata da un tecnico italiano. Rossi ci conosce bene. Non possiamo cambiare tutti, ma se noi ci presentiamo con una squadra diversa, con qualche giovane dentro, credo possa essere divertente».

Mancini:"In Nations League abbiamo il girone più difficile"

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Mancini:”In Nations League abbiamo il girone più difficile”

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