Lazio-tamponi, il legale: “Patteggiamento? Stiamo valutando”

Dopo la notifica di chiusura indagini, il club ha 15 giorni per difendersi. L’avvocato Gentile: “Ci contestano la mancata comunicazione alla Asl delle positività di Strakosha, Leiva e Immobile”

Dopo la notifica di giovedì sera della chiusura delle indagini della Procura federale sul caso tamponi, la Lazio ha fatto sapere la propria versione, sia sulla possibile strategia da adottare, sia sulle violazioni contestate dal procuratore Giuseppe Chinè: “La contestazione che ci viene fatta – ha spiegato l’avvocato del club Gian Michele Gentile – è di non avere la Lazio trasmesso alla Asl regionale l’esito dei tamponi positivi di Strakosha, Leiva e Immobile. Si tratta di un problema di applicazione di norme, secondo noi sia la Regione Lazio sia Campania nel fare le convenzioni con i laboratori privati hanno messo a carico dei laboratori l’onere della comunicazione del tampone positivo alla Regione”.

Ipotesi patteggiamento

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La Lazio ha 15 giorni dall’atto di notifica per preparare una memoria difensiva o far sì che presidente o medici vengano nuovamente ascoltati. Ma il club sta soprattutto ragionando sulla possibilità di patteggiare: “Abbiamo chiesto gli atti. Vediamo quale è il ragionamento che fa la Procura sulla base di quelli e poi valuteremo”. Non è detto comunque che Chinè sia disposto ad accettare un’eventuale proposta biancoceleste. In quel caso di procederà al deferimento (anche se formalmente al momento non è esclusa nemmeno l’archiviazione, che però poteva essere già comunicata al posto della chiusura delle indagini), che porterebbe il club davanti al tribunale federale.

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