Lazio sempre più d’azzardo: Baroni gioca con quattro attaccanti

Ce ne vuole di fegato per presentarsi a casa Juve con quattro attaccanti, in stato d’assalto. Tutti dentro, tutti insieme. Come sempre quest’anno, come mai prima a Torino. Marco Baroni, a 61 anni, in sella alla Lazio, non ha voglia di fare il turista da nessuna parte, anche se rischia la collisione. Ci prova come un pazzo a portare avanti questa Lazio spavalda e spericolata, a trasmetterle voglia di provarci e di farcela. Non l’ha mai cambiata da Lazio-Milan in poi, la notte in cui ha presentato tutti insieme i quattro attaccanti. Una diavoleria aggiungere Dia a Castellanos senza tagliare le ali e senza bloccare i terzini. Sfida e scommessa, azzardo e scelta al tempo stesso. Un prodigioso insieme di talento, struttura atletica e lavoro tattico. Una formula possibile solo, come ripete Baroni, se tutti corrono per tutti a velocità doppia. Finora ha funzionato e ha permesso alla Lazio di arrampicarsi fino al terzo posto, occupato insieme alla Juve e all’Udinese.

Lazio, ballottaggio tra Isaksen e Pedro

Questa Juve-Lazio di sabato ha qualcosa di speciale. La Lazio punta a giocarsela al massimo, con un pizzico di follia, senza irrobustire troppo gli argini. «Dobbiamo avere un’identità forte», è la frase manifesto dell’allenatore. Andare a Torino con 4 punte e giocarsela con gli stessi punti è un avvenimento. La formula si conosce, i nomi che la compongono pure, a meno che non ci sia un’eccezione. A Castellanos, Dia e Zaccagni va aggiunto uno tra Isaksen e Pedro. Deciderà Baroni se confermare il quartetto o variarlo. Isaksen è in nazionale, Pedrito è in pieno elisir. Le prove di ieri, le prime della settimana, sono state completate con lo spagnolo a destra, forse una traccia. Contro Nizza ed Empoli è stato lo spaccapartita: entrando in corsa lo scatto è bruciante, il passo ancora prodigioso, partendo dall’inizio va quantificata l’autonomia. E’ pur vero che in Europa, contro i francesi, aveva retto 90 minuti sotto quel diluvio.

Lazio, la carta Dia

L’uomo che sta consentendo a Baroni di confermare la formula ardita si chiama Boulaye Dia. Si muove da seconda punta e da trequartista. E’ una pantera quando si lancia negli spazi. Lavora in progressione e in conversione quando c’è bisogno di dare una mano a centrocampo. Rientrerà giovedì a Formello, oggi il Senegal giocherà contro il Malawi, si allenerà solo dopodomani, a meno 48 ore dalla Juve. Baroni ha avuto Castellanos e Zaccagni per tutta la sosta, il miglior modo per presentarli al massimo a Torino. Le prove omnicomprensive scatteranno in prossimità della partenza, sarà allora che si potrà delineare la scelta mancante del quartetto d’attacco.

Lazio, il ricordo contro la Juve

La Lazio proprio ieri, sui canali social, ha ricordato l’impresa di Torino: 14 ottobre 2017, 1-2 in casa Juve, doppietta di Immobile, rigore parato da Strakosha a Dybala al 97’. Non vinceva da 15 anni. E non rivince da 7 anni: cinque ko e un pareggio nelle sette partite successive. La Lazio del 2017 era la Lazio di Immobile, Milinkovic e Luis Alberto. La Lazio di oggi è la Lazio di Castellanos, Dia e Zaccagni su tutti. I senza storia che vogliono rifare la storia.


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