Lazio, Sassuolo, Genoa e Bologna: Inter, mezzo scudetto l’hai lasciato lì

In ottobre, stesso film visto al Dall’Ara: Perisic porta in vantaggio i nerazzurri che dominano, sprecano e poi perdono la testa. L’approccio sbagliato contro gli emiliani, la pessima prestazione col Grifone

Il finale è ancora da scrivere e l’errore più grande che può commettere l’Inter sarebbe mollare ora che deve “rivincere” lo scudetto per la terza volta. Se l’harakiri nel derby di febbraio ha avuto tempi di smaltimento troppo lunghi, quello di mercoledì a Bologna va metabolizzato immediatamente. Vincere a Udine è obbligatorio anche se tre ore prima il Milan – capace con la Lazio di sfogare nel giusto modo la rabbia post batosta di Coppa Italia – dovesse superare la Fiorentina. Vincerle tutte per non avere altri rimpianti. Perché le occasioni perse già non mancano.

Più Lazio che Samp

—  

Vero che ogni squadra ha qualche partita da maledire, ma nel cercare una spiegazione sul secondo posto in classifica malgrado miglior attacco e difesa e una superiorità generale emersa nei 4 derby stagionali, i tifosi individuano soprattutto alcune partite. Se il 2-2 di settembre in casa della Samp ci poteva anche stare, tra sudamericani stanchi dai rientri in nazionale e chiusura in dieci per l’infortunio di Sensi, la sconfitta di ottobre in casa della Lazio – sempre dopo una sosta… – ha dinamiche simili a quelle del Dall’Ara. L’Inter va in vantaggio subito, anche allora con Perisic, gioca meglio ma non raddoppia. L’avversario resiste, scarta il regalo di turno – all’Olimpico fu il mani di Bastoni – e incassato il pari non trova la lucidità per reagire. Anzi, si innervosisce e finisce col perdere testa e partita. Contro la Lazio ci pensarono Felipe Anderson, con polemiche annesse, e Milinkovic. A Bologna il pasticcio di Radu, in coda a un match dominato in cui comunque il punteggio era inchiodato sull’1-1.

Sassuolo

—  

Se nel girone d’andata i rimpianti sono relativi, è nel ritorno che la squadra ha dato un calcio al secchio del latte contro Sassuolo e Genoa. Il derby del 5 febbraio infatti va considerato fuori concorso. Il 20 febbraio c’è il grande alibi della Champions. Reduce dalla beffa interna col Liverpool – grande gara ma due reti dei Reds nel finale -, e privi del volante Brozovic, i nerazzurri si consegnano ai piccoletti terribili di Dionisi con un approccio e un assetto (Barella regista) sbagliati. Lopez, Berardi, Frattesi e Raspadori (suo il primo gol) nel primo tempo fanno ciò che vogliono, Scamacca raddoppia. Nella ripresa Inzaghi vara per la prima volta il tridente, lo sforzo è inversamente proporzionale alla freddezza sottoporta. Consigli para anche le mosche, Lautaro e Dzeko però ci mettono del loro. Gara suicida, ma anche jellata.

Genoa

—  

Per questo è l’altra trasferta a Marassi, 5 giorni dopo, a preoccupare ancora di più. Vero che con Blessin il Genoa stava già virando alla versione caveau, però l’Inter – malgrado il ritorno di Brozovic -gioca un match pasticciato, sbaglia passaggi banali, crea pochissimo e non si merita la fortuna: vedi traversa interna di D’Ambrosio, nell’unico lampo, da corner. Dopo l’illusoria cinquina alla Salernitana, arrivano i pareggi contro Torino e Fiorentina. Tecnicamente altri 4 punti sprecati. Ma con i granata l’1-1 è un lusso, tra rigore non visto su Belotti e pareggio di Sanchez nel recupero, mentre la Fiorentina venuta al Meazza il 19 marzo era ben diversa da quella sgonfia che si è appena consegnata a Salernitana e Udinese. Quell’Udinese che – alla faccia del supposto calendario facile – in tre delle ultime 6 partite di campionato ha segnato almeno quattro gol. Ci era riuscita tre volte nelle precedenti 163…

Precedente Spezia-Lazio, possibile il successo biancoceleste Successivo Sangiuliano City Nova, che scalata: in cinque anni dalla Seconda Categoria alla Serie C!