La Lazio ha perso personalità, si è come adeguata alla partita che voleva fare la squadra di casa, non ha trovato spazi, ha perso molti contrasti ed è stata battuta sul piano fisico e tecnico. Era davvero troppo tenera, come si è visto in occasione del 2-0, è vero che Thauvin ha esagerato con la tecnica, ma è partito palla al piede da metà campo ed è andato in discesa, scrollandosi di dosso quattro laziali. Non c’era sostanza, nella squadra di Baroni era tutto molto approssimativo, tutto vago, non si capiva come doveva attaccare, come doveva difendere. Era evidente il disagio di creare gioco, forse per questo l’allenatore ha tentato la mossa del doppio centravanti facendo debuttare Dia al fianco di Castellanos. Ma perché i due possano un giorno trovare l’intesa hanno bisogno non di una, non di due, ma di una dozzina di prove. Tutta la squadra era così distante dalla partita che non è riuscita nemmeno a sfruttare il duplice errore di Kamara (già ammonito, ha preso il secondo giallo per un fallo evitabilissimo su Isaksen) e del suo allenatore Runjaic che avrebbe dovuto sostituirlo ben prima.
L’ultima mezz’ora (recupero compreso) han racchiuso i tentativi di una squadra spinta in avanti non dal gioco, non dalle idee, ma dai nervi, da un senso di disperazione che produceva solo frenesia. C’era bisogno di qualità, invece è uscito anche Zaccagni, c’era bisogno di un leader, di un riferimento certo, ma la Lazio di oggi non ne ha. Di là si difendevano con ordine e anche con un uomo in meno hanno rischiato solo con la traversa di Vecino e preso il gol del 2-1 da Isaksen soltanto al 95′. L’Udinese ha schierato dieci stranieri dal primo minuto (undici con l’allenatore), ma il primo gol lo ha segnato l’unico italiano, Lucca. Così, pensando alle sorti della Nazionale e alle raccomandazioni post-disastro europeo non sappiamo se dobbiamo deprimerci o essere orgogliosi. Un italiano, un gol.
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