Lazio, ossessione Champions: l’analisi del ko con il Torino

ROMA – Sbollita la rabbia, resta l’ansia Champions. Quasi un’ossessione per la Lazio. Sarri, poche ore dopo il ko con il Torino e la scia di polemiche sollevate per la direzione dell’arbitro Ghersini, è intervenuto all’interno dello spogliatoio per eliminare qualsiasi alibi. Ecco il pericolo. Un conto è lanciare l’allarme e chiedere un metro di giudizio equo, dopo quanto era accaduto con la Juve e ricordando i fantasmi del 2018, quando la Lazio allenata da Inzaghi perse il quarto posto in volata, complici sviste arbitrali e alcune partite gestite male. Un altro sarebbe trascurare il passo indietro nel gioco e nella forma fisica, come ha sottolineato lo stesso tecnico. Squadra lenta, imbastita dai carichi di lavoro sopportati dopo La Spezia, incapace di assorbire il corpo a corpo imposto dal Toro.

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Reazione

Lotito domenica è transitato al centro sportivo di Formello, non solo per seguire la Lazio Women. Si è confrontato con Sarri, ma non ha parlato alla squadra. Linea soft, nessun riprovero. Era dispiaciuto per il ko, poco convinto della direzione arbitrale, penalizzante per la Lazio, ma deciso ad allontanare ogni retropensiero. Ora le giustificazioni non servono, anzi rischiano di rivelarsi un boomerang. Esistono due esigenze, come ha ricordato Sarri al gruppo: rimettersi a pedalare forte e restare focalizzati sull’obiettivo Champions, senza lasciarsi condizionare dal nervosismo. Bisogna riflettere sugli errori, su una partita in cui i biancocelesti non hanno quasi mai tirato in porta. Il tecnico, complice l’arrivo del caldo, ha spinto la preparazione in vista della volata. Lo ha definito un errore di valutazione. «La squadra non era brillante». Mancano sette giornate, la classifica dice ancora secondo posto, le distanze si sono accorciate. La Lazio ha sprecato un bonus, ora deve rialzarsi. Sarri ha chiesto il riscatto immediato a San Siro: respingere l’assalto dell’Inter significherebbe avvicinarsi al traguardo, non solo rinviare lo scudetto del Napoli. Perdere il confronto diretto con Simone Inzaghi, invece, farebbe ripiombare i biancocelesti nel mucchio in corsa per la Champions, accrescendo ansia e preoccupazioni.

Motivazioni

Ci sono almeno tre buone ragioni per definirla un’ossessione. Il primo è legato all’aspetto economico e finanziario. Senza numeri minimamente paragonabili alle posizioni debitorie di altri grandi club, la Lazio ha chiuso la semestrale di bilancio al 31 dicembre 2022 con un passivo di 21,4 milioni di euro. La gestione del parco giocatori e lo sforzo compiuto sul mercato l’estate scorsa per assecondare la rivoluzione chiesta da Sarri, in assenza di ricapitalizzazioni, pesano. Quei 50-60 milioni di ricavi garantiti dalla partecipazione ai gironi di Champions diventerebbero decisivi per pareggiare i conti e affrontare con una relativa tranquillità la prossima campagna acquisti. Giova ricordare come l’indice di liquidità di Lotito fosse ancora bloccato a gennaio, quando è arrivato in prestito (e con stipendio decurtato) Luca Pellegrini. Restare fuori dalle prime quattro, con un conto economico negativo, comporterebbe un ridimensionamento. Anche per questo motivo la società ha spinto al massimo verso il campionato, dichiarando a gennaio l’obiettivo della qualificazione Champions, e Sarri ha assecondato Lotito, ben contento di puntare su una partita a settimana. Ha sempre mal digerito l’Europa, a parte le stagioni in cui poteva contare sugli organici di Chelsea e Juve. Ecco perché ha superato senza rimpianti l’eliminazione dalla Conference senza rimpianti. La Lazio è uscita subito, quasi senza lottare, anche dalla Coppa Italia. Ora diventa obbligatorio garantirsi uno dei primi quattro posti in campionato. Mau ha creato entusiasmo e ripopolato l’Olimpico. La piazza aspetta da tempo di tornare al vertice. La Champions darebbe un senso compiuto al progetto avviato due anni fa, quando Lotito (non altri) decise di portare Sarri a Formello.


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