Lazio, Marusic garantisce: “Milinkovic è corretto, non partirà gratis”

ROMA – C’è chi lo considera un fratello, chi un genero ideale. Un modo differente dal solito per descrivere e raccontare Sergej Milinkovic, per una volta non dal punto di vista prettamente sportivo. Già, perché oltre a essere un campione nel rettangolo verde, il centrocampista della Lazio sa come lasciare il segno pure a livello umano, con i suoi comportamenti fuori dal campo. Li hanno svelati al portale serbo Mozzartsport Adam Marusic e Igli Tare, due che conoscono benissimo ogni lato del carattere del “Sergente”.

Rapporto

Il montenegrino, in particolare, deve tanto a Milinkovic per quel che riguarda il suo ambientamento alla Lazio: «Quando sono arrivato a Roma lui era già la stella della squadra e il modo in cui mi ha accolto è stato lodevole. Chi lo vede da fuori potrebbe pensare che sia prepotente, ma quando lo conosci un po’ meglio, ti rendi conto che tipo di persona sia e quanto i suoi piedi siano ben piantati per terra. Un ragazzo normale, che fa cose normali. Rilassato, sempre pronto ad ascoltare, ad aiutare se può. È molto legato alla sua famiglia. E ora che è diventato padre non vedo l’ora di vederlo in quel ruolo. Qui i tifosi lo adorano, ovunque appaia è assediato. E lui ripaga questo affetto sul campo. È arrivato da giovane, è cresciuto e ha contribuito molto allo sviluppo del club. Ormai sono otto anni, ha fatto grandi cose, vinto tre trofei. È un grande traguardo giocare per così tanti anni a quel livello in Serie A. È sicuramente il miglior centrocampista del campionato. Un calciatore così completo non esiste».

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Riconoscenza

Ma è sicuramente la descrizione dal punto di vista sportivo quella che farà più piacere ai tifosi della Lazio: «Lo infastidisce molto perdere. Non importa a cosa giochiamo, gli piace vincere sempre. Una buona caratteristica per un atleta. Un suo possibile addio? Se si presenta l’occasione, avviene. In caso contrario, è qui e gioca ancora meglio. Non ha mai detto nulla al riguardo. Dal punto di vista di un giocatore non è facile. Ma a lui non importa, fa del suo meglio e vuole sempre migliorarsi. Ogni anno si parlava di suo addio, arrivavano offerte, lui però era sempre favorevole al fatto che fosse il club a decidere. Non è uno che creerà problemi se la Lazio non lo dovesse vendere quando arriverà l’offerta. Non se ne andrebbe se la società non guadagnasse qualcosa. Dal mio punto di vista è assolutamente corretto. Vero, anche il club lo ha aiutato e gli ha dato nuovi contratti, ma se lo meritava».

Crescita

E lo pensa sicuramente anche il ds Tare, che però da uno con le sue potenzialtà si aspetta sempre qualcosa di più: «È arrivato da ragazzo e ora è un adulto. Dopo otto anni per noi è un uomo importante e non solo un calciatore. Questo è ciò che apprezzo di più di lui. È molto umile e semplice come persona. Non è mai stato presuntuoso o arrogante. È un ragazzo estremamente educato, se mai avessi una figlia gliela darei in sposa. Ed è un giocatore di un altro livello, anche se può fare ancora meglio. Ha molto rispetto per me e lo critico sempre. A volte dopo una partita, quando gioca bene, viene a chiedermelo: “Bene o male?”. Dico sempre che non va bene e poi ride per il fatto che non sono mai soddisfatto. Gli dico ogni volta di lasciarsi alle spalle tutto quello che ha fatto, così da continuare a guardare avanti e crescere».

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