
Sarri (all.) 7,5
La Grande Resurrezione, sua e della Lazio. Tutto sembrava volgere a sfavore, con l’onore ferito si è preso una signora rivincita. È sempre chic per Sarri tornare al Maradona e spegnere le luci, ci è riuscito due volte in sei mesi. I santi preferisce sempre coltivarli in campo e non in paradiso.
Siamo ancora qui a chiederci come abbia fatto a deviare il missile di Kvaratskhelia, con quel balzo da portierone. Sul gol di Zielinski è sembrato frastornato, complici le difettose deviazioni di Kamada e Romagnoli, combo mortale. Ha stregato Zielinski dopo l’intervallo.
Fascia destra riconsegnata a chi di dovere. Salva su un tiro di Kvara, gli ha reso subito la vita difficile. L’ha affrontato lanciando la carica, stando attendo a non volare alto, riuscendo a giocare il pallone (65 tocchi e 48 passaggi totali). Il salvataggio finale su Raspadori, sintesi romanzesca della sua partita.
Sei respinte nel primo tempo, anche quella sfortunata rimbalzata giusto sui piedi di Zielinski (1-1). Undici respinte totali. Doppio servizio su Osimhen e Kvara, nel secondo tempo inceneriti.
Nove respinte per lui. Statuario, magnetico contro Osimhen. Ha gonfiato il petto e ha frantumato le speranze del nigeriano.
Rilanciato titolare, se l’è vista con Politano, l’arrembare del quale solo inizialmente l’ha messo un po’ difficoltà. Ha saputo pizzicarlo.
Saettante la lama del samurai, gol radente sotto le gambe di Rrahmani. Ovazioni per il suo gol, nessuno più di lui ne aveva bisogno. In quel colpo c’è tutto il romanzo di una rivincita personale e di squadra. Non è uscito dai piani di Sarri, è stato confermato. Ha gestito con agio tensione, palloni e partita. atale, il francese. La Lazio può darsi un nuovo idolo. Parliamone del suo ingresso lampo: in 5 minuti (di terrore per il Napoli) l’assist per Zaccagni e il golazo insaccando giulivo. Un doppio fuorigioco che suona come un inno di ingiustizia.
Avvio strano, molle, periferico. Poi i primi morsi, i primi saggi. È cresciuto fino a prendersi il centrocampo, tutto suo. Tamponamento e gioco, scorza gladiatoria, giocate in surplace.
Lo spettacolo è stato lui. Il Maradona inchinato davanti alle sue magie, si è tolto lo sfizio più bello. Tutti a casa quando il Mago è in vena. Il gol, un taconazo. Il velo visionario sul raddoppio di Kamada. Un pieno d’arte.
Straordinari gli impulsi del vero Felipe. Due assist, un gol tolto da Juan Jesus. Felipe ispiratore, Felipe corridore, Felipe lottatore. Si è scatenato tutto in una volta. Ha incespicato in area, era un’occasionissima.
Trecento partite con la Lazio, aveva partecipato allo scambio che aveva ispirato il gol di Guendouzi. Non ha mai avuto l’occasione del tiro, ma ha dato tutto quello che aveva in corpo.
Pallidi sussulti e un giallo beccato al 26’ per gioco falloso in un primo tempo vissuto incespicando nel fascio dei suoi nervi. Ha infiammato il secondo, peccato per il doppio fuorigioco: sul suo gol e sul gol di Guendouzi. Isaksen (47’st): sv.