Lazio, le coppe indigeste a Maurizio Sarri

La premessa è che non si possono sbagliare occasioni come quelle capitate a Felipe (due) e Cancellieri e che sulla sconfitta di Rotterdam pesa anche l’errore di Provedel, già coinvolto nel ko di domenica scorsa in campionato contro la Salernitana, ma la sostanza è che la Lazio di Sarri non riesce a sopportare tre partite a settimana e quindi è come se alle Coppe non partecipasse. La stagione scorsa in Europa League aveva fatto 9 punti in un girone con il Galatasaray, il Marsiglia e la Lokomotiv Mosca: costretta ai play off , fu eliminata dal Porto del vecchio amico Conceicao. E in Coppa Italia, sempre a metà settimana, dopo aver eliminato ai supplementari l’Udinese, aveva incassato un poker dal Milan senza neanche un tentativo di opposizione: la rosa, però, era più corta e meno competitiva. Quest’anno, per ora, è andata ancora peggio nonostante gli investimenti: 8 punti su 18 nel gruppo del Feyenoord, dello Sturm Graz e del Midtjylland, da cui ha addirittura subìto i cinque gol decisivi per la retrocessione in Conference. Eppure solo dieci giorni fa Sarri aveva dato una lezione di calcio a Gasp, vincendo a Bergamo senza Immobile e lasciando all’Atalanta una sola occasione da gol: che cosa cambia tra la Lazio del 23 ottobre e quella di Rotterdam passando per la sciagurata sconfitta casalinga contro l’ex squadra di Claudio Lotito? Cambia che sembrano due squadre diverse, allenate da tecnici differenti: intensa fino ad essere ossessiva contro i nerazzurri, dominante e spettacolare oltre il 2-0 finale; distratta, presuntuosa e poco reattiva contro i granata, tanto da prendere due reti in contropiede esattamente come ieri sera a Rotterdam, quando Cancellieri ha perso una palla velenosa e la difesa si è fatta sorprendere prima dell’errore di Provedel. Evidentemente la Lazio non riesce a sostenere, come pensavamo, il ritmo e l’intensità che chiede il suo allenatore, pronto a fare un turnover che fino a qualche anno fa rinnegava schierando quasi sempre i giocatori migliori. Alla vigilia del derby, che affronterà senza Milinkovic e Immobile, Sarri era obbligato a ruotare la rosa contro il Feyenoord: sarebbe bastato un punto per chiudere in testa il girone e per evitare addirittura i play off , ma gli errori dei singoli sono costati caro al collettivo, che di nuovo si è smarrito sullo 0-1. Era successo anche contro la Salernitana: una volta sotto, la Lazio ha smesso di giocare da squadra e ognuno ha cercato di risalire la corrente da solo. A Mau imputiamo solo l’approccio alle partite di Coppa, già dal giorno del suo arrivo a Formello: giocare di giovedì non gli piace, questo lo abbiamo capito, perché preferisce allenare sei giorni per una sola partita piuttosto che studiare gli avversari in tv e affrontarli senza una preparazione metodica sul campo. Ma accettando l’offerta della Lazio, la più onerosa mai fatta da Lotito a un allenatore, ha preso l’impegno di affrontare anche l’Europa League e forse, un giorno, addirittura la Champions. Il ritmo è elevato per tutti, in qualche caso è addirittura folle, ma l’alternativa è quella di scegliere un club con meno ambizioni guadagnando, ovviamente, molto meno. Già nella notte, subito dopo la sconfitta di Rotterdam, il tecnico ha detto che la società non dovrebbe partecipare alla Conference perché l’ambiente, in Europa, sarebbe ostile ai biancocelesti. Siamo sicuri che sia l’approccio migliore per affrontare un torneo che sembra già un fastidio? Prima di lui anche il ds Tare l’aveva definita la competizione dei perdenti. Se poi i giocatori non mantengono alta la tensione agonistica o si comportano in modo inaccettabile come il baby Romero (al quale servirebbe una bella lezione), nessuno si lamenti.

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