Lazio-Juve con vista Champions: i duelli che decideranno la sfida

Lo sprint di Zaccagni e Kostic, la fantasia di Luis Alberto e Di Maria, ma peseranno soprattutto i gol di Immobile e Vlahovic. All’Olimpico ecco la supersfida tra biancocelesti e bianconeri

Le loro storie sono legate molto più di quanto si pensi. E sì, perché Zaccagni è alla Lazio grazie a Kostic. Il serbo della Juventus, nell’estate del 2021, fu a lungo corteggiato dalla squadra biancoceleste. Sarri aveva indicato in lui l’esterno offensivo sinistro giusto per il suo 4-3-3. L’affare sfumò per una serie di incomprensioni con l’Eintracht e alla fine la Lazio virò su Zaccagni. Un piano B che, alla luce di quanto l’ex giocatore del Verona sta combinando, si è rivelato quantomeno all’altezza del piano A. Ma anche quest’ultimo, visto il rendimento di Kostic con la Juve, non era così male. La differenza Stasera all’Olimpico cercheranno entrambi di confermare quanto di buono stanno facendo nel corso di questa stagione. Per il laziale è la migliore di sempre. Lo certificano soprattutto i gol, 9, tutti in campionato. Vede da vicino quella doppia cifra che in carriera non ha mai neppure sfiorato. Ma anche i numeri di Kostic non sono affatto male. Anzi. Il serbo, in campionato, ha segnato 3 gol e confezionato ben 8 assist, da sempre la sua specialità. Assist che diventano addirittura 11, sommando i tre fatti nelle coppe. Allegri lo ha utilizzato in 42 delle 43 gare stagionali dalla Juve (facendogli saltare solo l’ottavo di Coppa Italia col Monza). E se a lui non rinuncia mai un motivo ci sarà. Ma, al di là dei numeri, Zaccagni e Kostic sono quel tipo doi giocatore in grado di cambiare il corso di una partita. Con uno scatto, un’invenzione, una giocata, un gol o un assist. È quanto proveranno a fare anche questa sera all’Olimpico.

Al termine della scorsa stagione la classifica dei marcatori della Serie A recitava: Ciro Immobile 27 e Dusan Vlahovic 24. Primo e secondo tra i bomber d’Italia, una sfida che si è protratta fino all’ultima giornata del campionato. Adesso la situazione è ben diversa: sia il laziale sia il bianconero sono fuori dalle prime posizioni e sono sotto quota 10 in campionato. Immobile è decimo con 9 centri, Vlahovic è dodicesimo con una rete in meno. Per tutti è due è stata finora una stagione fortemente condizionata dagli infortuni e il rendimento inevitabilmente ne ha risentito. L’attaccante della Lazio non gioca titolare in campionato da oltre un mese (Napoli-Lazio) e all’Olimpico in Serie A non segna addirittura da settembre. E’ uno dei dubbi di Maurizio Sarri alla vigilia dell’incrocio con la Signora, ma il ballottaggio con Pedro pende parecchio dalla parte di Ciro. Perché anche se il centravanti con un passato nel settore giovanile della Juventus non ha mai segnato così poco, la Lazio ha bisogno di lui per mantenersi così in alto. Nessuno sa meglio di Immobile come disorientare le difese avversarie, anche quando non è al top della condizione fisica. Ai bianconeri, che non rientrano tra le sue vittime preferite, ha già fatto 6 gol, tra cui la doppietta, preziosissima, nella Supercoppa vinta nel 2017. Lazio scacciacrisi Non è un periodo felice neppure per Vlahovic, che in campionato è fermo alla rete segnata contro la Salernitana di ormai due mesi fa. Da allora il serbo ha trovato la porta una sola volta, in Europa League contro il Friburgo, e su rigore. “Devo decidere se farlo giocare”, ha detto Allegri nella conferenza pre partita, e in effetti Dusan nei giorni scorsi sembrava destinato più alla panchina che al campo. Allegri però sembra intenzionato a dargli fiducia, schierandolo in coppia con Di Maria. Contro l’Inter in Coppa Italia è stato uno dei peggiori in campo, contro la Lazio, a cui ha segnato finora 4 volte in 6 partite, cerca una rete scacciacrisi. Un po’ come Immobile, che vuole ripartire festeggiando davanti ai suoi tifosi.

Dicevano i latini che la virtù sta nel mezzo e Lazio e Juventus ne sanno qualche cosa. Ci sono due giocatori di cui i rispettivi allenatori non si priverebbero mai a centrocampo e sono Sergej Milinkovic e Adrien Rabiot. Perché, per dirla con le parole di Massimiliano Allegri, che ha un debole per il secondo ma avrebbe tanto voluto poter allenare anche il primo (e chissà che in futuro non accadrà) hanno un motore diverso. Il serbo e il francese non sono due centrocampisti come gli altri. Sono tuttocampisti a cui non manca nulla, hanno centimetri, muscoli, qualità e intelligenza tattica. Diversi per caratteristiche di gioco, si somigliano però per l’impatto che riescono ad avere sulle proprie squadre. Non sarà un caso che tutti i tecnici che hanno avuto li hanno sempre fatti giocare. Milinkovic è da tempo un obiettivo di mercato della Juventus e Allegri farebbe carte false per portarlo a Torino, ma finora trattare con Lotito è sempre stato molto difficile (per non dire ai limiti dell’impossibile). Non che i giochi siano ancora chiusi, però a questo punto il futuro in bianconero del Sergente è strettamente collegato a quello di Rabiot, il pupillo di Max che ha il contratto in scadenza e parecchi corteggiatori dopo l’ottima stagione che sta facendo. Allegri vorrebbe trattenerlo, la Juve ci proverà ma non sarà facile, in caso di addio potrebbe partire il nuovo assalto al serbo, che non è così scontato resti alla Lazio un altro anno. Diversità Nel frattempo entrambi proveranno a rompere gli equilibri di una partita che si giocherà soprattutto sulle difese. Milinkovic, che in questa stagione ha già fatto 7 gol (2 in meno di Rabiot) ha l’intuito e la classe per poter inventare qualcosa in qualsiasi momento: il gioco in verticale è la sua specialità, unito alla capacità di muoversi nello stretto. Adrien può spaccare la partita con le sue accelerazioni e diventare pericoloso con gli inserimenti. Allegri ha dovuto fare a meno di lui contro il Verona perché era squalificato e non vede l’ora di restituirgli il posto fisso come mezzala sinistra.

La fantasia al potere. Quella che garantiscono i funamboli di Lazio e Juve, Luis Alberto e Angel Di Maria. Così diversi, per carriera e posizione in campo, eppure così uguali per il peso specifico che hanno per i loro club. Quando ci sono (nel senso che, oltre a essere in campo, sono anche ispirati) tutto diventa più facile per le rispettive squadre. Viceversa, quando sono in giornata no rischiano di diventare un peso. Lo spagnolo Luis Alberto lo è stato nella prima parte di stagione, anche per alcune incomprensioni con Sarri. Da quando ha svoltato, da gennaio in avanti, la Lazio è decollata, scalando posizioni in classifica fino ad arrivare al secondo posto. Ha inventato, come soltanto lui sa fare, ma ha anche garantito un contributo alla fase difensiva che in precedenza non aveva mai dispensato a sufficienza, facendo disperare l’allenatore. E poi ha segnato (5 gol finora) e fatto assist (3). Cercherà di ripetersi stasera contro la Juve, che è l’unica delle big di Serie A alla quale non ha mai fatto gol. Fino a tre mesi fa era una sorta di separato in casa in attesa di collocazione. Adesso è più che mai al centro della Lazio. E Sarri a lui non rinuncia più. L’argentino Anche Allegri di uno come Di Maria non fa mai a meno, tranne nel caso in cui sia costretto dagli infortuni. Situazione che si è spesso verificata nella prima parte della stagione. E l’assenza dell’argentino si è fatta sentire. Poi, dopo il trionfo al Mondiale, ha ritrovato un minimo di continuità, anche se a partite che ha vinto da solo (su tutte quella di Nantes, che ha deciso con una fantastica tripletta) ha alternato prove meno esaltanti. O, semplicemente, partite in cui, pur facendo intravedere le sue enormi qualità, non è riuscito a lasciare il segno. Come accaduto un mese fa all’Olimpico contro la Roma. Stasera torna nello stesso stadio con propositi decisamente diversi in una sfida che, senza penalizzazioni, vedrebbe di fronte la seconda e la terza squadra del campionato. Una partita di cartello, di quelle che piacciono a Di Maria.

Precedente Guardiola e un passato da modello: "Il Barcellona gliela fece pagare" Successivo Juve Next Gen e l'esempio di Real Madrid e Barcellona: tutti i vantaggi