Si è ritrovato Isaksen, forse quello vero. Per gli altri, Noslin e Tchaouna, ora il pericolo numero uno è l’ex danese di ghiaccio. «Posso diventare un giocatore importante per la Lazio e credo che ci riuscirò». Sciolto il ghiaccio del primo anno, evitata la cessione prima del secondo, Isaksen si sente pronto per prendersi un posto. Partiva dietro a tutti, l’ingresso contro il Milan gli ha ridato fiducia e ha stupito tutti. Più disinvolto, più determinato, più spigliato, meno congelato. E’ un altro Isaksen quello che si vede e si sente: «Adesso c’è decisamente molta più calma. Sembra che con Baroni ci possa essere un grande futuro. Con Tudor ho avuto delle difficoltà, non ci siamo trovati e non sentivo la fiducia al 100%. Non voleva un giocatore con le mie caratteristiche, avrebbe preferito un esterno diverso. Non giocare praticamente mai è stato frustrante. Nelle ultime cinque o sei partite prima di Euro2024 non sono mai sceso in campo, è stato davvero difficile», la confessione del danese. Si trova in nazionale, ci è tornato con una verve diversa.
Lazio, la svolta di Isaksen
Isaksen ha detto no ad ogni ipotesi di cessione, negli ultimi giorni di mercato anche la Lazio ha evitato di approfondire contatti. Lo voleva il Celtic in prestito, non s’è mai chiarito se fosse una richiesta legata ad un’opzione di riscatto o ad un obbligo. Fatto sta che Isaksen è rimasto e ha dato nuovi segnali: «In estate è cambiato tutto, ora abbiamo un nuovo allenatore molto bravo e sono felice. Baroni è davvero preparato, credo che stia facendo bene, abbiamo fatto un buon precampionato. Nell’ultima partita contro il Milan sono entrato dopo l’intervallo e ho fatto molto bene, spero di poter avere sempre più spazio, magari dall’inizio. Sento di avere il potenziale e la fiducia dell’allenatore». Sta a Baroni decidere se lanciare questo fiammeggiante Isaksen facendogli sorpassare in un colpo Noslin e Tchaouna. Non è da escludere. I primi due hanno accusato una crisi d’identità, capita dopo un salto di dimensione. Isaksen ha pagato il suo salto l’anno scorso, adesso si sente pronto per imporsi. Non ha voluto cambiare squadra perché avrebbe gettato al vento l’apprendistato fatto nel primo anno laziale. Sarri ha faticato ad inserirlo, non lo riteneva pronto. Tudor l’aveva lanciato nel derby e poi confinato in panchina. Con Baroni è stato in bilico, per settimane s’è pensato di rimpiazzarlo con un altro esterno, l’arrivo di Dia ha cambiato i piani. E’ stato spostato Noslin e non s’è reso necessario l’arrivo di un altro esterno. Questo ha permesso ad Isaksen di restare in corsa. La corsa. A destra ci sono tre uomini per un posto e il danese non è tagliato fuori come sembrava. Ha dato prova d’essere in forma, di saper interpretare la filosofia voluta da Baroni: aggressività, mobilità, attacco della porta. Sarri, quando lo vide a Formello, disse: «Isaksen era arrivato in buone condizioni dalla Danimarca, poi il caldo italiano lo ha bollito completamente e deve ristabilirsi», la frase pronunciata per giustificare il mancato lancio del danese. L’Isaksen di oggi, non più tenuto a mollo, temprato dall’esperienza e dai cambi di allenatore, abituato al clima infuocato di Formello, è la prova che si può e si deve resistere a tutto e a tutti.
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