Lazio, il mercato serve per riparare agli errori

ROMA – Lo stop di almeno due mesi di Luiz Felipe apre una voragine nella difesa già fragile della Lazio. Provate a immaginare Patric o Parolo costretti a rincorrere la scia di Coman, Sané o Gnabry, gli esterni funambolici del Bayern Monaco. Manca appena un mese agli ottavi di Champions e Inzaghi si ritrova costretto a fronteggiare un’emergenza nel reparto arretrato su cui la società non è intervenuta l’estate scorsa. Sarebbe ancora più colpevole non rimediare proprio adesso: resta una decina di giorni alla chiusura del cosiddetto mercato di riparazione. E la Lazio deve riparare ai suoi clamorosi errori in sede di programmazione. Non si tratta di criticare gli acquisti, prima o poi matureranno, ma la strategia sì: ha prodotto contraddizioni e difficoltà di gestione al tecnico, come poi spiegheremo.

REBUS VAVRO. Partiamo dalla prima notizia, il probabile reintegro di Vavro, su cui erano stati spesi 11 milioni di euro nell’estate 2019. La società deve recuperare un patrimonio svalutato nel giro di un anno, ma l’ostinazione e la pervicacia nel difendere un investimento sbagliato sorprendono. Non si tratta di discutere o meno il livello dello slovacco, che agli Europei del prossimo giugno giocherà titolare in nazionale, ma c’è un problema serio che si trascina. Inzaghi non lo vede proprio, non lo considera, non ha fiducia. Perché tenerlo se la Lazio peraltro sta cercando di portare alla firma il suo allenatore con un contratto triennale? Altro dettaglio non trascurabile: Tare ha sbagliato il ruolo di Vavro. E’ un centrale da difesa a quattro e con il sistema a tre può giocare in mezzo, dunque al posto di Acerbi o di Hoedt, un altro con lo stesso difetto. Che senso ha pensare che Vavro possa sostituire Patric o Luiz Felipe sul centro-destra? Nessuno.

CON HOEDT BEN 3 MANCINI. Sono tante, troppe, le contraddizioni che hanno portato la Lazio a creare in autonomia difficoltà supplementari dentro una stagione già complicata dalla pandemia. Concludiamo il ragionamento sulla difesa. E’ stato scelto Hoedt perché Inzaghi voleva un mancino. L’olandese, anche nella parentesi precedente di carriera a Formello, aveva dimostrato di essere difensore centrale a quattro e molto meno adattabile (è alto e non rapidissimo nelle brevi distanze) nel ruolo di Radu. La Lazio, rinunciando a Bastos, ha iniziato la stagione con soli cinque difensori centrali, di cui tre di piede sinistro (Acerbi, Hoedt e Radu). Sul centro destra sono rimasti soltanto Patric e Luiz Felipe, portato avanti per quattro mesi in condizioni precarie: meglio non entrare affatto nella gestione medica del suo caso, nato il 12 settembre a Frosinone con ricaduta (mai risolta) datata 8 novembre. Ci sarebbe Armini, prodotto del vivaio: Inzaghi, di fatto, non lo ha mai considerato pronto. Ricordiamo il ragionamento fragile di partenza: giocando stabilmente 3-5-2 e senza mai cambiare modulo, sarebbero serviti 6 difensori centrali e 4 esterni a tutta fascia. La Lazio ha spedito Parolo in difesa e senza Lulic (appena recuperato) ha affrontato la prima parte della stagione chiedendo gli straordinari a Lazzari, Marusic e Fares. Neppure nominiamo Djavan Anderson, non si sa bene per quale motivo preferito a Jordan Lukaku e Jony: il belga e lo spagnolo non avrebbero cambiato la Lazio, ma sarebbero stati di sicuro più utili in alternativa a Fares. A proposito di contraddizioni: clamorosa la rinuncia a Cristiano Lombardi, rispedito a Salerno, eppure uscito dal vivaio di Formello e con i requisiti giusti per aggiungersi in organico senza tagliare nessun giocatore.

REBUS PEREIRA. Andiamo avanti con le scelte poco convincenti. Giusto affrontare campionato, Champions e Coppa disponendo di 4 punte centrali. Inzaghi ne utilizza due stabilmente. Così è stato aggiunto Muriqi a Immobile, Correa e Caicedo, che pure doveva essere ceduto in estate per motivi strategici legati all’indice di liquidità e alle plusvalenze. Simone si è opposto alla cessione del Panterone a gennaio e ha fatto benissimo nonostante Tare premesse per liberare spazio in favore di Muriqi e Raul Moro, talento preso dal Barcellona (6 milioni) e ancora confinato alla Primavera. Può giocare in attacco (con caratteristiche diverse) anche Andreas Pereira e questo è l’altro interrogativo principale dell’ultimo mercato. David Silva, nella logica della Lazio, avrebbe dovuto consentire rotazioni con Luis Alberto e Milinkovic. Il brasiliano arrivato dal Manchester United non ha mai sostituito il Mago o il Sergente e in questo caso bisogna chiedere conto a Inzaghi. Possibile abbassare il livello passando dai numeri 10 alla corsa di Akpa Akpro, utilissimo in altre circostanze? Il turnover della Lazio doveva avere riferimenti diversi. Pereira non ha mai avuto un ruolo preciso in carriera e preferibilmente ha giocato (con il Valencia e con lo United) da esterno offensivo nel 4-2-3-1. Perché pensare potesse servire nel 3-5-2 di Inzaghi? E in quale posizione?

TROPPI MEDIANI. Proprio a centrocampo, nel reparto più forte della Lazio, si è concentrato la chiave strategica che sta mettendo fuorigioco Inzaghi con la difesa. Ci sono ben 8 giocatori per 3 posti di solito assegnati a Leiva, Milinkovic e Luis Alberto. Contiamo gli altri: Parolo, Cataldi, Escalante, Pereira e Akpa Akpro. La volontà di inserire l’ivoriano ex Salernitana, non previsto nel piano iniziale, ha penalizzato Parolo, portato l’esclusione dalla rosa di Vavro (o Bastos) e infine anche alla cessione degli esterni di ricambio (Lukaku e Jony) negli ultimi giorni di mercato. Si può obiettare molto senza discutere l’impatto di Akpa Akpro, sinora per rendimento il più apprezzabile degli acquisti accanto a Reina. Ma l’architettura complessiva della Lazio, unita ai regolamenti, è sbagliata. Ricordiamo la composizione delle liste: 8 tra italiani e prodotti del vivaio più 17 over 22 (cioè nati in data precedente al primo gennaio 1998). Akpa come Muriqi, Fares, Pereira, Hoedt, Escalante e Reina si è aggiunto in un elenco già gonfio di nomi. Continuiamo a pensare che le migliori alternative a Luis Alberto e Milinkovic per qualità di calcio, fisicità ed esperienza siano Cataldi e Parolo, che non incidono nella lista dei 25 (o dei 17) perché sono “vivaio Lazio” o “cresciuti nella federazione italiana” come Strakosha, Armini, Acerbi, Lazzari e Immobile.

COME RIPARARE? Tare ha bloccato Kamenovic, esterno del Cucaricki, classe Duemila. Arriverà a luglio e potrebbe giocare, dicono, anche nel ruolo di Radu, non solo esterno sinistro. Lo paragonano a Kolarov. Giusto investire sul futuro, ma teniamoci bassi per favore. Ne abbiamo visti troppi non adeguati. Un’alternativa a Fares servirà e si sta avvicinando l’addio a Lulic. Oggi, però, alla Lazio servirebbe come il pane un difensore di piede destro, non un altro mancino. Dunque continuiamo ad assistere a logiche di mercato slegate dal campo, dalle esigenze di Inzaghi nell’immediato, mentre ci saranno gli ottavi Champions e un quarto posto da inseguire senza Luiz Felipe. Oggi, ecco l’ultima clamorosa nota dolente, per inserire un nuovo difensore Lotito e Tare avrebbero bisogno di cedere due giocatori, non solo Vavro, per fargli posto nella lista a meno che non si trattasse di un Under 22. Come si fa a riparare? Ci sarebbe un solo modo e non è certo quello di vendere Caicedo. Semmai sarebbe opportuno rinunciare a uno dei giocatori presi l’estate scorsa magari attraverso il prestito sino a fine stagione. A centrocampo, lo ripetiamo, ci sono 8 giocatori per 3 posti. Uno in meno consegnerebbe a Inzaghi un difensore in più.

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