Una Lazio sbagliata. Triste come lo sguardo di Immobile, rimasto per un’ora in panchina con la tuta e la giacca a vento, mentre l’Atalanta trasformava ogni angolo del campo nel giardino di casa sua. Difficile credere che un centravanti da 204 gol sia diventato all’improvviso la riserva di Castellanos, arrivato in estate dal Girona, dove si era fatto conoscere per una notte da cinema e quattro reti al Real Madrid di Ancelotti.
Castellanos non è Immobile
L’argentino ha una generosità infinita, si butta nel fuoco, ma appartiene a un’altra dimensione rispetto a Ciro, che è entrato dopo 64 minuti al posto del Taty e ha fatto capire a Sarri che la sua scelta di partenza si è rivelata un errore grave, da matita blu: il capitano si è procurato e ha segnato il rigore del 3-1, rappresenta ancora un patrimonio immenso, nonostante gli infortuni che lo hanno penalizzato nell’ultimo anno. Non esiste un altro come lui.
Lazio fragile e confusa, Sarri ha le carte contate
Una Lazio fragile e confusa, incapace di nascondere anche i suoi limiti strutturali davanti all’organizzazione tattica di Gasperini e all’eleganza di De Ketelaere, che l’ex ds Igli Tare aveva provato a portare a Formello dal Bruges. Manca ricchezza sulle fasce, la manovra è lenta e piatta, l’unica fonte è Luis Alberto. Concetti che Sarri aveva tentato di spiegare, tra giugno e agosto, quando sperava che Milinkovic si potesse sostituire con un centrocampista del calibro di Loftus-Cheek, finito poi al Milan per 18,4 milioni. Ha pesato, ieri, anche l’assenza di Zaccagni. Sarri ha le carte contate, a livello di alternative. Gasperini può permettersi il lusso di schierare Pasalic in assenza di Koopmeiners e di tenere fuori Scamacca e Muriel, nonostante Lookman sia impegnato in Coppa d’Africa con la Nigeria.
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