Lazio, furia Lotito contro tutti. E Sarri chiude la squadra nello spogliatoio

Lotito che si lamenta con Sarri sabato sera. Sarri che ieri mattina toglie il riposo alla squadra previsto oggi, la blinda nello spogliatoio, la torchia a porte chiuse, vietando l’ingresso a dirigenti e staff provando a fermare fughe di notizie. Lotito che irrompe subito dopo e fa la sua strapazzata ai giocatori. Trema la Lazio da sabato sera, il clima è inquieto. E’ uno di quei momenti che ciclicamente fanno sembrare Formello una Babele. I confronti erano iniziati dopo la partita, sono proseguiti ieri mattina. Forti turbolenze tutte interne. Il primo a mobilitarsi e intervenire era stato il presidente Lotito, a confronto con Sarri già all’Olimpico. E’ dalla sconfitta di Torino che suona la sveglia, che trapela la sua scontentezza, non solo riferita all’atteggiamento dei giocatori, anche ad alcune scelte. Lotito sbandiera le spese di mercato quantificandole in «101 milioni» e il mancato utilizzo di Castellanos, pagato 15 milioni più 4 di bonus, rimasto in panchina contro il Monza l’avrebbe irritato. Sarri, invece, è da due anni che è costretto a fare il predicatore, ad organizzare sedute di psicoterapia di gruppo, rischia di impazzire lui.

Cataldi e Pellegrini lanciano l’allarme

Sia Cataldi che Pellegrini dopo il Monza avevano parlato di «problemi di stimoli» e di «problemi più mentali che fisici». «Sono preoccupato no, ma attento a cercare di capire i motivi per cui ci siamo persi», erano state le parole di Mau. Il tecnico è intervenuto bruscamente per capire cosa stia bloccando le menti, cosa stia condizionando le prestazioni. «È un discorso di movimenti ma anche di mentalità che in questo momento abbiamo perso», è stata una delle ammissioni più preoccupanti di Mau fatte sabato. In allenamento non ha avuto la sensazione che la squadra fosse spenta, s’interroga per primo sull’involuzione del gruppo che ha centrato la Champions. Sarri si rifugia sempre nelle solite giustificazioni, forse servirebbe un’autoanalisi tecnico-tattica.

Lazio, i motivi del crollo

Non è mai stata solo una questione mentale o di mentalità, i crolli sono sempre stati legati a condizioni fisiche scadenti, squilibri tattici, equivoci tecnici o di mercato. Eppure nei due anni sarriani quasi tutto il gruppo storico è stato cambiato, c’è stato un innesto di acquisti continuo tanto che c’è chi pensa che a questo punto non resti che organizzare un’ armata di guru e maghi per tentare di risolvere le solite anomalie. Il sarrismo perduto. Rileggendo e riascoltando le parole di Sarri ci si accorge subito che non sono mai state così inquietanti. «Il problema tattico nei nuovi ancora esiste, per i vecchi è difficile comprendere questa involuzione, a meno che la squadra non abbia dato il 105% delle proprie possibilità», ha detto Mau riferendosi all’exploit dell’anno scorso. Il primo tratto differente rispetto ad un anno fa è questo: «Abbiamo smesso di andare ad attaccare gli spazi, l’area e la porta. Siamo meno ordinati e questo garantiva di dare di più anche in fase difensiva. Così nel nostro gioco facciamo molta fatica». Ha ammesso che l’assenza di Milinkovic è pesante: «Quella fisicità non ce l’abbiamo in questo momento». Kamada e Guendouzi avevano iniziato a brillare al Maradona, non si sono ripetuti. «Bisogna avere la consapevolezza che la risalita sarà lenta, se si va in panico e ansia ogni volta che si pareggia lo sarà ancora di più. Risalire la classifica sarà anche possibile, ma serviranno mesi», è l’avvertimento finale. Oggi sembra più facile scivolare che arrampicarsi.


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