Lazio, da Felipe Anderson Sarri ora vuole di più

ROMA – Tutte, le ha giocate tutte. Quarantotto su quarantotto, Felipe Anderson: una pausa, almeno contando le partite, non se l’è mai presa. Si è ripresentato a Roma tre anni dopo la cessione al West Ham e non ha steccato la prima annata della seconda vita in biancoceleste. Sarri, in vista della prossima stagione, gli chiede ancora di più. Uno con le sue qualità non può accontentarsi. Spesso criticato di essere discontinuo, “Felipetto”, eppure i numeri dicono qualcosa di diverso. In infermeria si sono alternati gli altri esterni (Pedro e Zaccagni), lui no, ha risposto sempre presente. Nel conto 38 giornate di campionato, 2 gare di Coppa Italia e 8 di Europa League. Il totale fa 48, esattamente come i match disputati dalla Lazio: il brasiliano, di questi, ne ha giocati 42 dall’inizio. Un bottino sottovalutato di 7 gol e 8 assist, mica male.  

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Felipe Anderson, la speciale classifica

L’ultima prestazione con il Verona deve rappresentare però un nuovo punto di partenza. Un timbro e un passaggio decisivo nel primo tempo per riportare in equilibrio il risultato che vedeva la squadra sotto di due reti: suggerimento all’indietro per Cabral, poi lo scambio di favori con il capoverdiano, bravo a premiare di tacco la sua corsa per il 2-2 (senza considerare l’azione del 3-2 per il tap-in di Pedro). Novanta minuti che hanno spinto Felipe in cima a una speciale classifica che riguarda la rosa laziale: è stato l’unico ad aver centrato un tris con almeno un gol e un assist nello stesso match. La prima volta era successo nella sfida più attesa, il derby d’andata del 26 settembre scorso: cross al bacio per il colpo di testa di Milinkovic a cui aggiungere il destro per confezionare la ripartenza di Immobile. La seconda partita-combo a Cagliari: passaggio solo da spingere dentro per Luis Alberto, nella ripresa lo slalom gigante per scartare l’intera difesa rossoblù e battere Cragno.

Sarri-Lazio: rinnovo a un passo

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Felipe Anderson, nuova vita

Non era semplice ripresentarsi a Formello e incidere fin da subito. Felipe Anderson, al di là del rendimento mostrato in Inghilterra (West Ham) e Portogallo (Porto), è tornato più maturo e consapevole dei propri mezzi. Ha steccato alcune gare, a volte ha palesato un assenteismo mentale eccessivo, eppure ha convinto Sarri a puntarci costantemente. Anche solo per il fatto di non averlo mai abbandonato, nemmeno nei momenti di emergenza più pesanti. La fiducia da parte del tecnico non è mancata, anzi, l’ha rinvigorito dall’estate in poi: «Neanche lui ha compreso bene il suo potenziale. Ho allenato grandi squadre e grandi calciatori, ma forti così ne ho visti pochi…», aveva detto in sala stampa per rinnovare la stima nei suoi confronti. Parole confermate con le scelte di formazione.  

Lazio, il futuro di Felipe Anderson

Felipe, certificata la qualificazione alla prossima Europa League con la Juventus, si è tolto qualche sassolino dallo scarpino contro chi lo rimprovera puntualmente di non aver un carattere determinato: «Fosse vero non sarei tornato alla Lazio», ha dichiarato al triplice fischio di Torino. «Ora il calcio italiano è più tecnico rispetto a quando l’ho lasciato. Per me è una soddisfazione enorme aver dato un contributo in ogni partita. Sono molto felice della mia stagione, so che posso fare ancora meglio e per questo sono fiducioso per il futuro. Il prossimo anno riuscirò a dimostrare ancora di più quello che tutti si aspettano da me». Una settimana dopo, mentre scorrevano i titoli di coda contro il Verona, ha dato un nuovo assaggio dei suoi mezzi tecnici straordinari.  

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