Lautaro, quanta rabbia. Gli ottavi di Champions restano ancora un tabù

La 100° presenza con l’Inter del 23enne argentino è coincisa con l’eliminazione dalle Coppe. Giocare con l’amico Messi al Barça gli avrebbe dato più chance di arrivare fino in fondo

Un piccolo gesto che aveva dentro tante cose. Stupore, innanzitutto. Perché nessuno di sarebbe aspettato la sua sostituzione nel momento decisivo del match, a maggior ragione con la necessità di trovare un gol per continuare l’avventura europea. E poi tanta frustrazione, per non essere riuscito a lasciare il segno al primo vero bivio della stagione in quello che da tutti i calciatori è considerato il palcoscenico più importante a livello di club.

Scosso il capo

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Lautaro Martinez stavolta non ce l’ha fatta a nascondere il proprio disappunto per la decisione presa da Antonio Conte durante la sfida di mercoledì sera contro lo Shakhtar. Ha scosso il capo uscendo dal campo, cercando fino all’ultimo di riuscire ad incrociare lo sguardo del suo allenatore prima di accomodarsi in panchina. Ha anche provato a fare un gesto con la mano per attirare l’attenzione di Conte, che invece gli ha voltato le spalle ed è rimasto concentrato su ciò che accadeva in campo. Nessuno strappo, sia chiaro. Ma stavolta, a differenza di quanto accaduto a Genova di fine ottobre, più che la rabbia per la prestazione personale, l’atteggiamento di Lautaro era di chiaro disappunto per la scelta del tecnico. Quasi a voler dire: “Ma come, fai uscire me quando ancora non siamo riusciti a segnare?”.

Festa rovinata

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Di sicuro l’attaccante argentino sognava un altro modo per celebrare la sua presenza numero 100 in maglia nerazzurra. E aveva l’occasione di riscrivere la storia recente dell’Inter, che manca dalla seconda fase della Champions dal 2012. E invece per la terza volta consecutiva i nerazzurri hanno fallito l’accesso agli ottavi, non vincendo l’ultima gara in casa. Lautaro puntava ad invertire il trend, sperando di poter aprire una nuova pagina di vita nerazzurra. E invece le novità sono arrivate in negativo: mai prima di quest’anno l’Inter era arrivata ultima nel girone eliminatorio e mai nelle precedenti edizioni aveva chiuso la prima fase senza vincere una partita a San Siro. Per uno ipercritico con se stesso come il Toro, l’eliminazione scotta ancora di più. Come l’amarezza per essere andato ancora una volta a tanto così dal gol che avrebbe cambiato con ogni probabilità le sorti della stagione. Ancora una traversa, dopo quella colpita all’andata. Due legni che diventano il simbolo dei rimpianti della nuovo sliding doors nerazzurra: la notte che poteva segnare la svolta si è rivelata quella del nuovo tormento.

Rabbia da trasformare

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Già, perché la Champions è la competizione più esclusiva e più desiderata da tutti i campioni. Ed è anche uno dei motivi per cui Lautaro aveva fatto più di un pensierino al trasferimento al Barcellona. Giocare accanto all’amico Messi gli avrebbe permesso sicuramente di vivere in maniera diversa l’avventura europea e di avere più chance di arrivare fino in fondo. Almeno sulla carta, visti i tanti guai che stanno vivendo in questo momento i catalani, comunque qualificati con largo anticipo agli ottavi di finale. A livello morale, l’eliminazione può essere una mazzata per il gruppo di Conte, che aveva dimostrato di essere cresciuto molto in consapevolezza e personalità grazie alla cavalcata in Europa League della scorsa stagione. E invece a dicembre l’Inter è già lì a raccogliere i cocci della prima grande delusione. La rabbia di Lautaro e compagni ora va trasformata in voglia di rivalsa già da Cagliari, avversario che al Toro evoca dolci ricordi, in uno stadio in cui ha già lasciato il segno.

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