Lautaro, nuova vita senza Lukaku: adesso all’Inter deve diventare leader

Con l’addio del belga, il Toro sarà punto di riferimento in attacco: dovrà confermarsi ai livelli che gli hanno permesso di conquistare il mondo nerazzurro e la Seleccion argentina

Un nuovo Lautaro per una nuova Inter, quella che da un giorno all’altro si è ritrovata orfana della “LuLa”. L’addio di Lukaku obbliga i nerazzurri a cambiare pelle soprattutto in attacco, dove il belga e l’argentino avevano dato vita a una delle coppie gol più prolifiche e devastanti al mondo. Dzeko ha subito fatto vedere di che pasta è fatto ma è chiaro che almeno nei primi mesi il peso del reparto offensivo nerazzurro sarà soprattutto sulle spalle del Toro, chiamato ad assumersi nuove responsabilità indossando un vestito inedito, sia in campo che nello spogliatoio. Il ruolo di primo tenore nell’orchestra di Inzaghi sarà dell’argentino, che dovrà dimostrare quanto vale anche senza quel compagno grazie a cui è letteralmente esploso dopo la prima stagione italiana condita da alti e bassi.

Gemelli del gol

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All’alba della quarta stagione in nerazzurro, il Toro dovrà cambiare pelle così come la nuova Inter targata Inzaghi. Per l’argentino sarà un nuovo inizio dopo tre annate di crescita costante, in cui ha trovato la consacrazione grazie al feeling e ai meccanismi costruiti con il belga. Il primo anno del Toro a Milano, quello agli ordini di Spalletti nelle vesti di partner di Icardi, aveva regalato solo qualche sprazzo di luce, con un bottino finale di nove reti e un assist in 35 presenze tra campionato e coppe. Ma con l’arrivo ad Appiano di Conte e Lukaku, l’argentino si è trasformato in un’arma letale: 21 gol e 11 assist alla prima stagione accanto al belga contro le 19 reti e gli 11 assist di quella successiva coronata dalla conquista dello scudetto. Due annate praticamente in fotocopia in cui ha preso forma quella “LuLa” capace di collezionare in tutto la bellezza di 104 gol. Grazie a loro, l’Inter si è ritrovata con due giocatori sopra quota 15 reti in campionato per la prima volta dalla stagione ’58-’59, abbastanza per entrare di diritto nella storia delle più grandi coppie gol della storia nerazzurra.

Nuovo status

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Accanto al belga, il Toro ha più che raddoppiato la propria capacità d’incidere e colpire. I movimenti di “Big Rom” si sono rivelati ideali per esaltarne le caratteristiche tecniche e tattiche, dandogli l’opportunità di esprimersi al meglio. Gli spazi aperti da Lukaku e l’abilità nel gioco di sponda sono serviti da innesco per i tagli e gli inserimenti del Toro, che gravitando accanto al gigante belga ha trovato la propria dimensione trasformandosi in un cecchino. La personalità e il carisma del belga sono poi stati la molla necessaria per far crescere Lautaro senza quel carico di responsabilità che avrebbe potuto risultare eccessivo per un ragazzo poco più che ventenne. Ma ora cambia tutto. Quel ruolo di leader interpretato magistralmente dal belga passerà sulle spalle del Toro, che dovrà anche adattarsi alle caratteristiche di Dzeko e degli eventuali nuovi compagni di reparto (Correa? Insigne?). Il nuovo carico di responsabilità non può certo spaventare chi ha da poco conquistato il trono del Sudamerica appropriandosi di quella “9” albiceleste che pesa come un macigno, ma Lautaro dovrà sapersi adattare al nuovo vestito tattico che Inzaghi gli cucirà addosso in base ai futuri schemi d’attacco. Quella all’orizzonte sarà per il Toro la stagione di una nuova svolta, con lo sguardo rivolto a quel rinnovo contrattuale che dovrà necessariamente iniziare a trattare con la dirigenza.

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