Lautaro chiama Inter: “Sto bene”. E vuole fare come Materazzi

L’attaccante sarà a Milano giovedì e vuole subito la maglia da titolare. L’obiettivo è vincere lo scudetto subito dopo la Coppa del Mondo: tra i nerazzurri c’è riuscito solo Matrix

Magari una telefonata per chiedere un paio di info non sarebbe male. Lautaro chiama Marco Materazzi, suona bene no? Pensando a quel che è stato, a quel che già è e a quel che potrebbe essere. L’ex difensore è l’unico giocatore, tra i 20 interisti campioni del Mondo, ad aver firmato la doppietta dei sogni: in successione, tra il 2006 e il 2007, un Mondiale vinto e poi lo scudetto. Roba che non smetti di festeggiare e puoi pure piazzare le scarpe da calcio nell’armadio, tanto verresti ricordato per sempre in ogni caso. Ecco: Lautaro può imitare Materazzi. Vuole farlo da subito. E ha intenzione di convincere Simone Inzaghi a dargli una maglia da titolare già contro il Napoli, il 4 gennaio.

“Sto bene”

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Difficile, non impossibile. Il programma di Lautaro è chiaro: giovedì il rientro a Milano, venerdì 30 il primo allenamento ad Appiano. Non salterà altri giorni, sarà in campo anche quando i compagni riposeranno dopo l’amichevole con il Sassuolo. Cinque allenamenti veri per riprendersi l’Inter. E per mostrare che il Mondiale era sì il piatto forte, ma la cena non è ancora finita e la fame ancora alta, molto alta. Molto dipenderà da come l’attaccante si ripresenterà di fronte a Inzaghi. I festeggiamenti in Argentina sono stati giustamente senza soluzione di continuità. Il Toro si è però mantenuto in contatto con la sua società e a dirigenti e staff tecnico ha assicurato di essere in buone condizioni. Il Mondiale, per la carriera di un calciatore, segna sempre un confine. Lautaro ha prima vissuto il buio di una maglia da titolare persa, poi la luce – e che luce – di un rigore decisivo calciato contro l’Olanda. Beppe Marotta nei giorni scorsi l’ha incitato così: “Ha raggiunto il traguardo più importante per un giocatore. Siamo fiduciosi che Lautaro possa farne tesoro così da mettere a frutto la grande carica ottenuta e dimostrare a San Siro tutte le sue qualità”.

Quella volta

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È quel che si aspetta Inzaghi. Lautaro è troppo importante, nell’economia di gioco nerazzurra, per pensare che il rientro di Lukaku possa metterlo in ombra. Lautaro è centrale sempre. E lo sarà anche contro il Napoli, anche se dovesse partire dalla panchina. È una gara che lo stimola, il database racconta di quattro gol in otto partite di campionato. E la prima di queste, fu un urlo senza fine: 26 dicembre 2018, entrato in campo a 7’ dalla fine (allenatore Spalletti, oggi proprio al Napoli), in pieno recupero segnò l’1-0, la sua prima firma in una grande partita con la maglia dell’Inter.

Resto qui

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Un po’ di strada l’ha fatta, il nostro. Lautaro oggi è l’unico attaccante che per l’Inter è anche un patrimonio economico, oltre che tecnico, in mezzo a un Lukaku in prestito, uno Dzeko che lotta con la carta d’identità e Correa che invece è proprio in crisi, d’identità. È un aspetto che pesa, nei ragionamenti societari. Ed è il motivo per cui, di fronte a qualsiasi scenario in uscita dell’Inter, il nome di Lautaro salta sempre fuori. Il Toro piace a tutti, piace anche oggi che pure la vetrina del Mondiale non è stata la migliore possibile. Ma l’argentino ha già fatto la sua scelta un anno fa e non ha intenzione di cambiarla. A Milano ha trovato la dimensione ideale, in termini di vita e di lavoro. All’Inter sta bene e si sente bene. E non vede davanti a sé un motivo per cambiare indirizzo. Neppure di fronte alle voci delle ultime settimane, di fronte alle quali ha ribadito il suo pensiero alla società.

Rincorsa

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Nel mercato, poi, ci sono due diverse tipologie di trattative. Ci sono quelle “stimolate” da un calciatore, cercate magari attraverso la richiesta di una cessione. E poi ci sono quelle “mosse” dalle società proprietarie del cartellino, che coinvolgono il giocatore solo in un secondo momento. Bene: Lautaro non sarà mai protagonista di una cessione della prima tipologia. Non sarà mai lui a chiedere all’Inter di andare via. Non forzerà mai la mano, per intendersi, come accaduto in passato con Lukaku e Hakimi. L’ha dimostrato rinnovando il contratto un anno fa, nonostante gli interessi di diversi club, Tottenham in testa. E lo ribadisce ogni volta che può ai dirigenti e a chi gli sta intorno. L’Inter è la sua Argentina. E questo scudetto, un altro Mondiale da vincere. Di rincorsa, con un solo risultato a disposizione contro il Napoli. Ma in fondo, anche in Qatar Messi e compagni hanno vinto rincorrendo. Contro il Messico, dopo l’esordio da incubo con l’Arabia Saudita, potevano solo vincere. E hanno vinto. Qui non servono telefonate per chiedere consigli. Lautaro conosce bene la storia.

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