Lara Lugli, gravidanza e Volley Pordenone: società paga “ma non ci sentiamo in difetto”

Risolto il caso di Lara Lugli: la sua ex società, il Volley Pordenone, “ha ritirato la citazione e ottemperato a ogni obbligo nei confronti di Lara Lugli”. La questione tra la pallavolista, citata per danni dalla società perché incinta non andrà quindi in Tribunale: l’udienza era prevista per il 18 maggio. Lara non aveva ricevuto gli stipendi arretrati dalla società dopo la rescissione del contratto per una gravidanza.

L’accordo tra Lara Lugli e Volley Pordenone

“È una grande vittoria per tutti – il commento di Lara Lugli – ed era molto importante che questa causa non entrasse nemmeno in un Tribunale a dimostrazione della sua infondatezza. È un forte segnale per tutte le donne non solo atlete che si trovano a dover affrontare queste situazioni assurde”. Soddisfatto il presidente della Federvolley Giuseppe Manfredi per il quale “è assolutamente inaccettabile considerare la maternità quale giusta causa di risoluzione contrattuale imputabile a una futura mamma. Posso inoltre anticipare che nel prossimo Consiglio federale sarà proposta la costituzione di una Commissione Pari opportunità, finalizzata in primo luogo, al monitoraggio, la promozione e il sostegno dei diritti delle atlete”. 

La replica di Volley Pordenone

 “Abbiamo deciso di giungere a un accordo non perché ci sentissimo in difetto, ma perché la pressione mediatica abilmente orchestrata e che raramente riportava con pari dignità le due versioni delle parti in causa, si era fatta insostenibile e non permetteva più di vivere serenamente”: lo ha fatto sapere, all’Ansa, Franco Rossato, presidente del Volley Pordenone. “Secondariamente, abbiamo accolto la richiesta della Federazione Italiana Pallavolo, presso la quale svolgiamo attività da oltre quarant’anni – ha aggiunto -. Proseguire in uno scontro nel quale la Federazione non c’entrava avrebbe danneggiato in primis lo sport che amiamo, la pallavolo. Siamo giunti ad un accordo pro bono pacis e per tornare al quieto vivere”.

“Corre però l’obbligo di precisare alcune cose – ha proseguito Rossato -: Lara Lugli non è mai stata licenziata. Una volta incinta non poteva più svolgere l’attività sportiva. Il rapporto che la legava alla società sportiva non era di tipo lavorativo, e finché non ci saranno leggi apposite in merito la situazione resterà sempre così, ma dilettantistico e prevedeva rimborsi spesa e premi legati all’effettivo svolgimento di allenamenti e partite. Per questo la società sportiva riteneva di averla già pagata regolarmente per l’opera prestata. E’ dunque improprio sostenere che la società “ha pagato gli arretrati”.

Il contratto di Lara Lugli

“Il rapporto era regolato da una scrittura privata sottoscritto dalla Società sportiva e dall’atleta. Detta scrittura l’ha presentata l’atleta stessa per tramite del proprio agente – spiega ancora Rossato sui dettagli del contratto -. La clausola che prevedeva il recesso in caso di maternità non l’ha inserita la società sportiva ma la giocatrice per tramite del proprio agente”.  “La società non ha citato in giudizio chiedendo danni all’atleta ma ha fatto opposizione ad un decreto ingiuntivo che riteneva ingiusto – ha concluso Rossato -. Sicuramente sono state utilizzate argomentazioni pesanti che hanno ottenuto una reazione della giocatrice che ha reso pubblica la vicenda tramite i social”. 

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