L’aneddoto di Marotta: “Inzaghi all’Inter? Gli telefonai mentre era a cena con Lotito”

La soddisfazione per l’arrivo in panchina di Simone Inzaghi, contattato proprio mentre era a cena per il rinnovo con Lotito. Il tentativo fatto con Max Allegri per soffiarlo alla Juventus. Il gol di Sanchez nell’ultima finale di Supercoppa italiana come il più importante della sua carriera. Giuseppe Marotta si è raccontato a Dazn nel format “Marotta Masterclass” che da oggi sarà disponibile sulla piattaforma di streaming. Ha parlato dell’Inter, ma anche del suo passato svelando curiosità e aneddoti.

La telefonata con Inzaghi mentre era a cena con Lotito

L’ad nerazzurro ha iniziato dalla scelta del sostituto di Conte fatta lo scorso fine maggio. «Prima di prendere Inzaghi, c’è stato un contatto con Allegri. Non immaginavamo che ci fosse la disponibilità di Simone a venire (era a un passo dal rinnovo con la Lazio, ndr), mentre Max era libero e rappresentava sicuramente un profilo interessante, quindi ci abbiamo parlato». Poi il colpo di scena: Marotta e Ausilio sono stati messi al corrente che Inzaghi non aveva ancora firmato il nuovo accordo e allora… «L’abbiamo chiamato non sapendo che era a cena (con Lotito, ndr) e Simone chiaramente era un po’ imbarazzato. Devo dire che in questo caso la tempestività e l’intuizione da parte di Piero Ausilio e mia sono state decisive per fargli sottoscrivere un accordo in maniera rapida, ma nel rispetto di Lotito. Quando un allenatore o un giocatore sta troppi anni in una squadra, come nel caso di Inzaghi alla Lazio, è giusto che provi un’esperienza diversa, un’esperienza di crescita».

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Marotta: “Pogba il colpo più importante”

A sorpresa, poi, Marotta ha scelto la rete del Niño Maravilla come la più determinante della sua lunga carriera: «Ha segnato e pochi istanti dopo è finita la gara. Mi era capitato di vincere altre finali, ma mai all’ultimo istante. Credo che quello di Sanchez nel mio, tra virgolette, modesto palmares, sia stato il gol che ha lasciato il segno più forte. L’operazione di mercato che ricordo con più piacere? Pogba. Lo abbiamo preso a zero e rivenduto allo stesso club (lo United, ndr) per 110 milioni. L’arrivo di Ronaldo alla Juve? È veramente leggenda che ci siano stati dei contrasti su questa operazione o che mi sia opposto».

A 65 anni l’ad nerazzurro ha ancora grandi stimoli e sogna un futuro non a breve termine come politico dello sport: «Ho ricevuto molto nella mia prima fase della mia vita calcistica, quando sono partito dal basso. Adesso è giusto che anch’io dia qualcosa agli altri. I sogni li ho sempre, e anche non si riescono a raggiungere, bisogna avere la forza e la capacità di crearsene dei nuovi. Penso di essere quasi vicino ad aver dato tutto nel ruolo dirigenziale, per cui la prossima esperienza che mi piacerebbe fare, ma qui c’è ancora del tempo che ci separa (vuol dire dall’iniziarla, ndr), è quella di una mia attività politica-sportiva. Voglio dare un contributo di crescita al nostro movimento sportivo, e principalmente a quello calcistico, perché secondo me purtroppo in Italia lo sport è ancora poco apprezzato e considerato».

La formazione ideale di Marotta

Marotta ha stilato anche la squadra ideale della sua carriera: «Giocando con il 4-4-2, direi Buffon in porta, perché è un’icona del calcio, quindi a destra Lichtsteiner, libero Luca Pellegrini, l’altro centrale Chiellini e come terzino sinistro Maldera. A centrocampo metto Pirlo, un leader silenzioso che ha rappresentato moltissimo per me, Vidal, un altro giocatore che mi ha dato moltissimo, Lodetti più Recoba, che nella mia storia di dirigente è stato l’elemento più determinante per cambiare il risultato finale ovvero per salvare il Venezia. In attacco Del Piero come numero 10 e, per affetto, Anastasi».

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