L'analisi del campionato: Inter e Fiorentina da urlo, Roma inaffidabile

Ora che siamo arrivati a metà del cammino, possiamo dirlo senza il timore di passare per sciovinisti: questo campionato di Serie A è davvero bello. È ricco di gioco, è appassionante, non ha pronostici scontati, offre opportunità anche alle squadre di mezzo come Fiorentina e Bologna, genera entusiasmo. C’era proprio bisogno del ritorno della gente in tribuna (e speriamo che sia così anche per il futuro), le squadre avvertono la spinta e assorbono i desideri dei tifosi. Sentire la Nord di Marassi che continuava a cantare mentre il Genoa affondava sotto i colpi del Milan faceva un bell’effetto. Il calcio e la gente si sono di nuovo incontrati e ne è uscito lo spettacolo di questa stagione. José Mourinho, attento osservatore del panorama internazionale, se n’era accorto subito, appena rimesso piede in Italia: «È cambiato qualcosa in Serie A, adesso si punta al gioco, questo non è più un campionato per risultatisti». Giocano tutte, o comunque ci provano. Giocano anche le più piccole, come il Venezia, come l’Empoli, come il Verona. Hanno allenatori di generazioni diverse, eppure puntano tutte al risultato attraverso il gioco. La squadra che per ora ha messo insieme nel modo migliore gioco e risultati è l’Inter. Il lavoro di Inzaghi è stato incredibile, ha cancellato, o quanto meno offuscato, il ricordo di un allenatore come Conte, capace di interrompere il dominio juventino dell’ultimo decennio. Ma anche chi lo sta rincorrendo, come Pioli, Gasperini e Spalletti, arricchisce di idee il campionato. È raro imbattersi in una partita incolore. Proviamo qui a raccontare cosa è successo finora, scegliendo i “più” fra le squadre e i giocatori, alcuni protagonisti di veri exploit.

Inter, la squadra più forte

Sembrava che non si potesse giocare senza Lukaku. Che non fosse possibile segnare tutti quei gol senza il bomberone del Belgio. Sembrava pure che l’addio di Conte, l’allenatore dello scudetto, fosse l’inizio del declino. Sembrava tutto questo e sembrava male. Simone Inzaghi ha trasformato l’Inter continuando a vincere. Ha la squadra più forte e l’organico più completo. Senza Lukaku e Hakimi, ma con Dzeko, Correa e Dumfries che nel finale del 2021 ha risolto qualche problema anche in zona-gol, come successo nell’ultima gara contro il Torino. Ha alternative di spessore in ogni ruolo, giocatori di notevole duttilità tattica e, al tempo stesso, di grande abilità tecnica come Dimarco, la prima riserva (si fa per dire) di Perisic, ma anche di Bastoni. Ha portato un giocatore a lungo sottovalutato come Darmian a un livello notevole. Su tutto, la stupenda regia di Brozovic.

Fiorentina e Empoli, le squadre rivelazione

La Toscana, anzi, Firenze (e provincia) sorprende. Nessuno si aspettava una Fiorentina di questo livello, una squadra che gioca e vince. Firenze è tornata un blocco unico, squadra brillante, spogliatoio unito, tifosi che sognano, società che investe come dimostra il primo acquisto del prossimo mercato, Ikoné. La Fiorentina crede all’Europa, vuole tornarci giocando un calcio che ha già riconquistato la sua gente. Se si pensa a cosa era solo sei mesi fa c’è da non crederci. Non è vero che sia sempre la stessa, sono arrivati giocatori che l’hanno decisamente migliorata come Odriozola, Torreira, Gonzalez e Sottil, è una squadra in crescita. C’è chi è stupito anche dal calcio dell’Empoli di Andreazzoli. In realtà la sorpresa in questo caso è relativa: certo, una neopromossa che impone il suo gioco non si trova tutti i giorni, ma l’Empoli ha abituato da decenni la sua gente a partite quasi sempre piacevoli. Anche quando perde non è mai sottomesso.

Juve e Cagliari, le squadre più deludenti

La curiosità è che alla guida delle squadre che più hanno deluso nel girone d’andata ci sono due livornesi, magari non troppo amici, gente di mare capace di annusare l’aria meglio di altri, eppure in piena mareggiata. Diciamo che in questo momento Allegri vede il porto più vicino di quanto lo veda Mazzarri, ma certo nessuno dei due può essere soddisfatto. Juventus e Cagliari sono andate al di sotto delle loro possibilità. La Juve si è ripresa in queste ultime 5 partite (4 vittorie e 1 pareggio) giocate contro avversarie di seconda fascia. Va aspettata nel girone di ritorno quando nelle prime quattro giornate incontrerà Napoli, Roma e Milan. Per ora il giudizio resta negativo, seppure tendente al rialzo. Il Cagliari ha problemi differenti, ha uno spogliatoio bollente e giocatori che non hanno assicurato il loro livello abituale. Però una squadra con Joao Pedro, Nandez e Cragno non può avere solo 10 punti a fine girone d’andata.

Lazio, la squadra più in ritardo

La dichiarazione natalizia di Lotito (che dei buoni sentimenti del Santo Natale aveva ben poco) ha chiarito le idee: Maurizio Sarri è l’allenatore della Lazio e si va avanti con lui non per quest’anno, ma anche per i prossimi. Tanto per ricordare, come fece Berlusconi per Sacchi davanti ad alcuni recalcitranti giocatori rossoneri dell’epoca. Lotito spera nello stesso esito. In ogni caso ora a Formello tutti sanno che la linea tecnica è quella e non si accettano deroghe. Resta il fatto che finora, fra tutte le squadre che hanno cambiato panchina, la Lazio è quella più in ritardo. Sono passati un girone di campionato e un girone di Europa League e la squadra è ancora a metà strada fra il calcio di Inzaghi e quello di Sarri. Le vecchie certezze sono perse, quelle nuove ancora da assorbire del tutto. E, in tutta franchezza, che un giocatore come Luis Alberto debba iniziare dalla panchina non torna.

Milan e Napoli, le squadre più belle

Di solito il calcio che piace di più si fa in provincia, più raramente accade alle grandi che lottano per lo scudetto. Invece quest’anno è così. Quando il Napoli era al completo giocava un calcio spettacolare, ma anche con le seconde linee ha fatto partite stupende sia in Coppa che in campionato. Come è capitato quando ha perso al Maradona contro l’Atalanta: nonostante le tante assenze pesanti è stato a lungo padrone del gioco. L’idea di Spalletti, Fabian Ruiz regista, è risultata decisiva sotto questo aspetto. Visto che siamo alle intuizioni, si può ricordare anche quella più recente di Pioli, ovvero Kessie trequartista: a Empoli ha vinto così la partita. Ci sono stati dei momenti in cui il Milan rubava l’occhio, prima di essere frenato, come è successo al Napoli, dagli infortuni. Oggi comunque gioca bene, a tratti benissimo, l’Inter. Ha un calcio verticale, pochi passaggi per arrivare al sodo e soprattutto una bella ricchezza di schemi.

Roma, la squadra inaffidabile

Sarebbe bello intrufolarsi un giorno a Trigoria per cercare di capire cos’ha nella testa questa squadra. Quale tarlo la corroda, quale malessere le impedisca di ristabilire la sua grandezza. La Roma è la squadra di cui nessuno può fidarsi. Quando va in campo, non sai mai cosa può succedere. È partita come una scheggia, sei vittorie di fila fra campionato e coppa, il gioco che usciva senza intoppi, bella, brillante, cattiva. Poi è arrivata la sconfitta di Verona (può capitare) e subito dopo il derby che ha fatto danni notevoli. Anche se quanto è accaduto dopo non si può giustificare tutto con gli effetti nocivi della sconfitta con la Lazio, è stato in quel momento che è nata la Roma inaffidabile, stesa dall’Inter e umiliata dal Bodo/Glimt. Alla Roma è richiesto un altro rendimento e soprattutto un altro atteggiamento. Non ha fortuna, come testimoniano gli otto pali/traverse di Abraham, ma anche questo è insufficiente a spiegare un girone d’andata poco comprensibile.

Atalanta, la squadra discontinua

Facciamo una premessa: il giudizio non del tutto positivo sull’Atalanta è legato alle attese che si avvertono al di fuori dell’ambiente nerazzurro, non alla sua stagione che resta all’altezza. Ogni anno, vedendo come gioca, quanto segna e quanto vince aspettiamo la squadra di Gasperini a un balzo definitivo. Un balzo che magari arriverà già nel girone di ritorno (del resto i 10 punti di distacco dall’Inter sono tanti, però si possono recuperare con uno sprint), ma in questa prima parte di stagione quando ha avuto l’occasione non l’ha afferrata. E’ successo in campionato e in Champions, nel momento decisivo è saltata. Dopo la vittoria di Torino contro la Juve era davvero sul punto di saltare addosso alle milanesi, poi ha vinto a Napoli e Verona e allora tutti hanno pensato che fosse finalmente la volta buona, invece, nel modo più inatteso, è arrivata la batosta con la Roma e il pari di Marassi col Genoa. Sono passi falsi che per il salto finale non vanno bene.

Inzaghi e Italiano, i tecnici più bravi

Ha impressionato non tanto il modo, quanto il tempo impiegato da Simone Inzaghi e Vincenzo Italiano a cambiare la natura delle loro nuove squadre. Inzaghi è stato un po’ avvantaggiato dal modulo: col 3-5-2, che lui conosce alla perfezione, il suo predecessore Conte aveva portato l’Inter allo scudetto; Italiano invece è partito proprio da zero, da una squadra che stentava a giocare schierandosi con la difesa a tre. L’interista ha lavorato nel profondo di una squadra abituata a delegare la soluzione di ogni problema a Lukaku, l’ha cambiata nella testa, l’ha resa compatta e brillante suddividendo in modo equo e intelligente le responsabilità. Un lavoro fatto bene, con mano ferma eppure leggera. Italiano ha ribaltato la Fiorentina, realizzando un processo incredibile capace di trasformare una nonsquadra in squadra. Gioco, organizzazione, risultati, adesso la Fiorentina entusiasma.

Vlahovic. il giocatore decisivo

Sedici gol in un girone, trentatré nell’anno solare 2021. Potrebbero bastare questi numeri per dare un’idea abbastanza chiara sul valore di Dusan Vlahovic. Ma i numeri indicano anche altro. Nessun giocatore ha compiuto un salto di qualità come lui. È al primo vero campionato da titolare fisso, l’anno scorso proprio di questi tempi Prandelli, che sostituiva Iachini, decise di puntare sul giovane serbo, preferendolo a Kouame e Cutrone, i concorrenti di Dusan per la maglia numero 9. In questi dodici mesi la sua crescita è stata continua, è migliorato di partita in partita, assumendosi sempre più responsabilità. Oggi, a 21 anni (ne farà 22 a fine gennaio), è il capocannoniere della Serie A con 3 reti di vantaggio su Immobile, ma soprattutto è il centro della costruzione di Italiano. Un anno fa ha segnato i gol per la salvezza della Fiorentina, ora sta segnando quelli per spingerla in Europa. Vlahovic non si ferma mai.

Simeone, lo straniero in evidenza

In questo capitoletto potremmo fare il nome di Pasalic, di Joao Pedro (nonostante le disavventure della sua squadra), di Luis Alberto (nonostante le esclusioni a ripetizione di Sarri), ma puntiamo su Simeone perché è un giocatore un briciolo sottovalutato. Non da Tudor, ovviamente, che ha saputo riportarlo ai livelli della sua prima stagione fiorentina. Oggi il Cholito è un attaccante maturo, non improvvisa più, non si deprime più, come accadeva a Firenze, dove era arrivato dopo i 12 gol segnati col Genoa. A Firenze, nel primo anno, ne fece 14. Poi perse la vena, ritrovata a Cagliari e di nuovo smarrita fino a questa stagione veronese. Dodici reti in 15 presenze, in una squadra che sembra fatta apposta per valorizzare le sue qualità, quelle di un lottatore da area di rigore. Segna, gioca, fa a sportellate, va giù e si rialza. Ha forza nelle gambe e fiducia nella testa. Prossimo obiettivo: raggiungere quota 20.

Scamacca, il giovane in ascesa

Lo aspettano tutti, perché tutti vogliono capire se Gianluca Scamacca, 23 anni il prossimo 1º gennaio, è davvero il giocatore in grado di sostituire, in caso di necessità, Ciro Immobile al centro dell’attacco della Nazionale. Diciannove presenze, 912 minuti in campo, 6 gol finora. All’inizio del campionato ha faticato a imporsi, Dionisi faceva scelte diverse per l’attacco del Sassuolo, poi ha cominciato a piazzare dei colpi ravvicinati e ha conquistato spazio. Il fisico c’è, eccome, la tecnica è eccellente, con Dionisi (così come con Mancini) l’attaccante deve lavorare col resto della squadra e Scamacca risponde anche a questo requisito. Il girone di ritorno è la sua grande occasione, se vuole puntare al Mondiale in Qatar non può sbagliarlo. Di sicuro siamo di fronte a un giocatore con ottime prospettive, stimato dal commissario tecnico. Adesso tocca a lui dare un senso alla sua carriera.

Dzeko e Calhanoglu, gli acquisti migliori

Sono i giocatori che hanno aiutato Simone Inzaghi a cambiare la natura dell’Inter. Anche Conte voleva Dzeko, il bosniaco avrebbe migliorato il gioco dell’Inter scudettata, ma i tempi di un trasferimento da Roma non erano ancora maturi. È arrivato a Milano insieme a Calhanoglu e fin dalle prime uscite si è capito che era la squadra adatta per loro e loro erano i giocatori adatti per la squadra. Inzaghi ha tratto notevoli benefici dall’inserimento dei due, ha dato all’Inter il ragionamento di Dzeko e la tecnica di Calhanoglu, che un tempo sarebbe stato definito come “mezza punta”. Otto gol per il bosniaco, sette assist per il turco, il cui piede ha fatto innamorare anche il versante nerazzurro di San Siro. Nella categoria dei migliori acquisti va segnalato l’ex romanista Pedro, arrivato a Formello a costo zero. La prima parte della sua stagione laziale è stata un capolavoro.

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