L’ambasciatrice Monika Schmutz: “La Svizzera? Può sempre riservare qualche sorpresa…”

Per l’Ambasciatrice a Roma questo non sarà un normale venerdì di metà novembre. La partita la coinvolgerà doppiamente. E in base a chi la spunterà, occorrerà fare sfoggio di diplomazia…

Marco Pasotto

12 novembre – Milano

Un diplomatico non può, per sua natura, sbilanciarsi. Però possono esserci occasioni particolari che, gestite col sorriso, danno modo di uscire almeno un pochino dagli schemi del protocollo. Monika Schmutz Kirgöz è l’Ambasciatrice di Svizzera a Roma e questo non è – non può essere – un normale venerdì di metà novembre. La partita di stasera la coinvolgerà doppiamente e in base a chi la spunterà, allora sì, occorrerà fare sfoggio di diplomazia. Prima, però, un avvertimento ci sta tutto. Sempre col sorriso sulle labbra ovviamente: “Agli amici italiani ricordo con simpatia che la Svizzera può sempre riservare qualche sorpresa…”. Come non fossero bastate quelle svedesi nel 2017. Classe ’68, svizzera di Basilea, Schmutz Kirgöz è stata nominata a Roma lo scorso luglio e in passato ha avuto incarichi anche a Tel Aviv, Istanbul e Beirut. Poi, il ruolo attuale di Ambasciatrice designata di Svizzera in Italia, Malta e San Marino, con ufficio nella bellissima Villa Monticello.

Aveva già qualche legame con l’Italia prima dell’incarico attuale?

“All’Italia sono molto legata. Per me questo è un felicissimo ritorno a Roma, visto che quindici anni fa sono stata responsabile per gli Affari economici bilaterali e prima ancora ho avuto la fortuna di trascorrervi un anno di formazione diplomatica”.

Lei si è insediata a luglio: come sono andati questi primi mesi di lavoro a Roma?

“Li vedo come lo specchio dei contatti tra i nostri Paesi: vivaci, dinamici e direi molto intensi”.

Italia e Svizzera sono vicine e abituate a relazionarsi: come definirebbe i rapporti fra i due Paesi?

“Ricchi e radicati nel tempo, con una miriade di legami culturali, scientifici ed economici, oltre a una lingua comune. Sono complementari: la precisione svizzera da una parte e la creatività italiana dall’altra. E poi non dimentichiamo che gli italiani costituiscono la prima comunità straniera in Svizzera. Anche la presenza svizzera in Italia ha una lunga storia: spazia dalle architetture del Maderno, Fontana e Borromini fino ai più avanzati centri di ricerca di aziende svizzere”.

Io sono molto orgogliosa della nostra nazionale, esempio della capacità di integrazione del mio Paese

Monika Schmutz

Dove potrebbero ancora migliorare i rapporti e in che ambito invece sono particolarmente solidi?

“Le relazioni economiche sono solide e costanti: l’Italia esporta verso la Svizzera, che ha solo 8,5 milioni di abitanti, tanto quanto esporta complessivamente verso la Cina, la Russia e l’India. La Svizzera è il quarto mercato di esportazione per l’Italia, mentre l’Italia per la Confederazione è il terzo partner economico. Complessivamente, Svizzera e Italia scambiano beni e servizi per circa un miliardo di franchi svizzeri a settimana (circa 950 milioni di euro, ndr). Tra i nostri Paesi prevale una dinamica di dialogo e buon vicinato, come dimostrato anche dall’ottima collaborazione durante la pandemia”.

Ci illustri la comunità svizzera che lei rappresenta in Italia.

“Presso i Consolati di Roma e di Milano sono registrati circa 50 mila svizzeri. La comunità italiana degli svizzeri è impiegata in diversi settori, le aziende svizzere presenti in Italia creano oltre 120 mila posti di lavoro, principalmente nei settori del farmaceutico, dei macchinari di precisione e nell’alimentare”.

Parliamo di pallone: come si definirebbe? Appassionata di calcio? Tifosa? O semplicemente tifosa della sua nazionale?

“Non mi definirei una tifosa sfegatata, ma apprezzo molto il calcio. D’altra parte ho due figli e un marito che sono grandi appassionati. Mio figlio maggiore segue il Milan da quando era bambino, il più piccolo il Manchester United, mentre mio marito, cresciuto in Turchia, tifa per il Galatasaray. Io sono molto orgogliosa della nostra nazionale, esempio della capacità di integrazione del mio Paese”.

La sua squadra del cuore?

“Il Basilea, la squadra della mia città natale. E aggiungo che l’attuale c.t. Yakin proviene dal mio villaggio, appena fuori Basilea. Così come Roger Federer. Si chiama Münchenstein, che villaggio!”.

Quante richieste di biglietti ha avuto?

(risata, ndr) “Ho scoperto di avere tanti amici… anche quelli che non si facevano vivi da tempo…”.

Dove assisterà alla partita?

“Purtroppo sarò fuori Roma. Mi piazzerò davanti alla tv, mi spiace molto non potere essere allo stadio, anche perché tanti colleghi dell’Ambasciata ci andranno”.

Italia-Svizzera all’Europeo era stata una partita senza storia: ora è diverso?

“Ricordo bene quel sonoro tre a zero. Una sconfitta che ha aiutato la squadra a risollevarsi, trovando poi due vittorie importanti contro Turchia e Francia agli ottavi. Diciamo che se perdi contro i futuri campioni d’Europa, la sconfitta è un po’ meno amara”.

È una partita che è quasi uno spareggio: la Svizzera per lei ha la possibilità di chiudere al primo posto il girone e qualificarsi direttamente al Mondiale?

“Agli amici italiani ricordo con simpatia che la Svizzera può sempre riservare qualche sorpresa. Testa, cuore e un briciolo di fortuna possono fare la differenza. Uomo avvisato…”.

È stata contenta che l’Italia abbia vinto l’Europeo?

“Assolutamente sì. L’Italia ha giocato un Europeo di altissimo livello e ha meritato la vittoria”.

C’è una squadra per cui simpatizza in Italia?

“Mi passi la risposta diplomatica: tutte… Il calcio ha una lunga tradizione e una grande importanza nella cultura italiana e le sue squadre sono uno specchio del dinamismo italiano”.

All’Olimpico ci saranno circa 1.500 tifosi svizzeri: c’è qualcosa in particolare che vuole dir loro?

“In bocca al lupo, sarà sicuramente una partita indimenticabile”.

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