L’allenamento, l’annuncio, i giocatori sconvolti: e Sinisa inizia il suo secondo tempo

Prima il lavoro con la squadra, poi le parole alla squadra e la conferenza stampa: Mihajlovic e il brutto déjà-vu

Dal nostro inviato Matteo Dalla Vite

26 marzo – Casteldebole (Bologna)

Un brutto déjà-vu. Un terribile secondo tempo. Un’altra volta. “È una follia, è pazzesco”, dice uscendo dal Centro tecnico di Casteldebole e scuotendo la testa Riccardo Orsolini. Le teste sono basse, l’incredulità ovunque, la forza di riattivarsi arriverà. Il ds Riccardo Bigon è vicino a Sinisa, il caposcouting Marco Di Vaio chiacchiera due minuti coi cronisti e con il viso dipinto dal malessere. Bologna è tornata a rivedere quel lungometraggio iniziato il 13 luglio 2019 quando Sinisa Mihajlovic scese in campo per quel primo tempo contro la leucemia. “Se non gli è bastata una lezione, io sono qui pronto a dargliene una seconda. Si può cadere, ma bisogna trovare la forza per rialzarsi”: il secondo tempo di Sinisa, appunto. Giocando d’anticipo.

Prima il campo

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Non esiste messaggio sui social che non sia di vicinanza totale. Fino a due giorni fa, l’avvio sul campo del 2022 (6 punti in 10 gare) aveva creato divisione fra i tifosi: Sinisa sì, Sinisa no. Come succede dentro un pianeta che può parlare solo di calcio. Ora il calcio andrà avanti ma prioritaria è tutta un’altra cosa. “Rimettiti”. “Forza Sinisa”. “Ce la farai anche questa volta”. I tifosi sono da una parte sola, la sua. Lui che prima di comunicare la sua nuova battaglia a tutta la squadra aveva diretto l’allenamento, come sempre. Alle 10.30 in punto Sinisa si era messo in mezzo al campo per mantenere i programmi fatti: squadra in campo e lui che assiste alle corse/ripetute dei ragazzi mentre il preparatore Marchesi mette musica quasi a esorcizzare il momento ruvido. Un’altra battaglia da affrontare. Sinisa camminava coi propri pensieri in mezzo al campo: ogni tanto si fermava coi propri collaboratori e diceva qualcosa. Forse il lavoro da portare avanti dalla prossima settimana in poi. Si avvicinavano tutti. Uno alla volta. Oppure era lui che andava verso ognuno di loro. A un certo punto si avvicina De Leo che con Tanjga ha retto l’urto quando il 13 luglio 2019 Sinisa annunciò il primo tempo della battaglia, della leucemia da combattere. Nessuno sorride. Tutti a testa in giù e le mani dietro la schiena come se arrivasse – e arriva – un altro ciclone devastante. E così, purtroppo, è stato. Anche se i sentori c’erano stati perché la “scoperta” risale a qualche settimana fa, saper che adesso ricomincia tutto ha un altro effetto. Dopo l’allenamento Sinisa ha comunicato tutto alla squadra, prima della conferenza stampa alle 12: pareva di essere tornati al 13 luglio 2019 quando si collegò con la squadra già in ritiro a Castelrotto via Skype per dire ai ragazzi – scoppiati in lacrime – quale sarebbe stato il suo cammino da lì a breve.

Atto di forza

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Nel luglio 2019 Sinisa scoprì di aver contratto la leucemia mieloide acuta il giorno 10: un problema all’adduttore, giocando a padel con gli amici di sempre, lo aveva allarmato a tal punto da fare un esame specifico. Il 13 convocò appunto una conferenza stampa per dire che tutto sarebbe iniziato: quel giorno, in prima fila, c’era anche Arianna. La commozione mista a rabbia era qualcosa di inarrestabile. Sinisa entrò in ospedale il 15 luglio di quel 2019 che divenne l’anno della resurrezione, con una squadra che lottò per lui diventando Bologna United e che lui andò a dirigere in panchina il 25 agosto a Verona per una promessa fatta nel momento dell’annuncio privato a tutta la squadra. “Alla prima di campionato sarò con voi”. Fu, quello, un giorno di shock: la squadra non se lo aspettava e lo vide arrivare nella sala della riunione tecnica all’hotel del ritiro di Verona. “Pesavo tredici chili in meno, ero un morto che camminava” disse poi. Quella sera aveva la mascherina e faticava a fare tre passi verso la squadra che poi pareggiò uno a uno. Fu un atto di forza mostruoso.

United, ancora

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Sinisa, poi, si presentò anche a Bologna-Spal il 30 agosto ma la scena che è rimasta nel cuore di tutti avvenne il 15 settembre: il Bologna è di scena a Brescia, vince in rimonta e – al ritorno – al diesse Bigon viene in mente di fare una sorpresa: tutta la squadra va sotto la finestra di Sinisa al Sant’Orsola a salutarlo. Lui si affaccia. È uno dei momenti più toccanti di quel percorso in cui Sinisa si sottopone poi a trapianto di midollo osseo (29 ottobre), un evento da festeggiare il 4 novembre 2011 in una super-cena con anche Gianni Morandi e un regalo che è un bastone col ciuccio attaccato, un nonno (perché è appena diventato nonno) che ha compiuto un anno. Il 17 novembre Sinisa viene celebrato dal Comune di Bologna: cittadino onorario per una città che ha camminato per lui fino a San Luca (6 ottobre, assieme ai tifosi della Lazio). Adesso, un altro tempo da giocare. “Noi non molleremo di un centimetro: ho una squadra di bravi ragazzi e bravi giocatori” dice oggi Mihajlovic. Che ora si rimetterà da remoto, in una stanza del Padiglione “Programma dipartimentale terapie cellulari avanzate” con la professoressa Bonifazi che lo aveva seguito già la prima volta assieme al professor Cavo. “Ora mi hanno dato una stanza più grande” dice Sinisa. Avrà i suoi monitor, si collegherà con Baldi che, come due anni e mezzo fa, farà da tramite fra il duo De Leo-Tanjga e Sinisa. Quel Bologna United fece cose impensabili compattato come non mai. Ora serve il bis. Per Sinisa. Che martedì si ripresenterà al Sant’Orsola per ricominciare un secondo tempo che durerà un mesetto. Più Sinisa che mai.

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