L’allarme del medico azzurro: “Giocando ogni 3 giorni ci si infortuna”

Il professore, storico medico della nazionale, è chiarissimo. Giocatori sottoposti a uno sforzo eccessivo.

La formazione di Italia – Svizzera, di questo passo, sarà compito del medico. Dopo Immobile, Barella, Pellegrini e Zaniolo, anche Chiellini sarà out per la sfida contro la Svizzere. Il professor Enrico Castellacci, che ha curato per anni i giocatori della nazionale ed è attualmente presidente della Libera Associazione Medici Italiani del Calcio ha ribadito la sua teoria. Si gioca troppo. E non c’è verso, con questo calendario, di prevenire infortuni.

ECCESSIVO – Giocatori sottoposti a uno sforzo eccessivo. “Noi medici siamo perfettamente consapevoli della situazione. Scendere in campo ogni tre giorni stressa il fisico dei calciatori. Non ci sono soluzioni, è scientificamente provato che ogni partita lascia in eredità micro lesioni fisiologiche che hanno bisogno di almeno 72 ore per guarire, altrimenti il muscolo si lesiona. Dunque o gli allenatori applicano massicciamente il turnover o si andrà incontro a infortuni. Come associazione abbiamo redatto un documento finalizzato alla analisi e alla revisione del calendario ma FIFA, UEFA e FIGC sono un po’ sorde. Il problema comunque riguarda tutti. Anche alla Svizzera mancheranno diversi calciatori. Chiaramente chi ha rose più profonde e qualitative riesce ad assorbire meglio gli infortuni”.

POLEMICHE – Non sono mancate le polemiche legate alle scelte di chi accetta comunque di partire e rispondere alla convocazione. Castellacci spiega il ruolo del medico. “Quando il giocatore si presenta al centro sportivo, il dottore opera la sua valutazione. Se può essere recuperato, lo si trattiene, altrimenti si rimanda al club. Chiaramente in caso di infortuni seri, si evita anche di convocarlo. Per quanto riguarda Immobile, occorre capire se lo stiramento ha generato un edema. O se c’è solo un semplice ematoma. In quel caso il recupero è molto più rapido e si assesta sui quindici giorni. In Italia vi sino fior di atleti che riescono ad essere ancora competitivi ad alti livelli anche al netto della carta d’identità. Se si prende in esempio un calciatore come Chiellini, molto combattivo in campo, è anche questione… di cicatrici di guerra. Normale che abbia qualche limite, fa parte del gioco. Credo che trattenerlo in gruppo dipenda anche dallo spessore morale del giocatore”.

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