Laika: “La Roma è un pezzo di vita. I Friedkin rispettano la storia, non come chi li ha preceduti”

Parla la street artist definita la Banksy italiana che celebra anche il calcio nelle sue opere: “De Rossi alla Spal ha scelto la strada giusta. Per ora godiamoci Mourinho, ma poi…”

L’ormai nota maschera bianca con parrucca rossissima, il cappuccio tirato su e la voce distorta. Laika, la street artist nota nel mondo come la Banksy italiana (ma lei si definisce solo “un’attacchina”), mantiene il suo anonimato anche nell’intervista su Skype in vista della proiezione di lunedì alla Festa del Cinema di Roma di “Life is (not) a game”, il documentario graffiante, doloroso e necessario di Antonio Valerio Spera (in sala a gennaio) che racconta la sua vita e le sue opere (dall’abbraccio di Regeni a Zaki a quelle sui migranti della rotta balcanica). Tra i lavori apparsi sui muri della Capitale anche alcuni dedicati alla sua Roma: l’ultimo è stato quello con Di Bartolomei che tiene sulle spalle Pellegrini con la Conference. “Non potevo non celebrare quella vittoria, è stato un momento romantico molto emozionante. Ho unito il passato e il presente di questa squadra, Ago e Lorenzo insieme per festeggiare questa coppa. Per me, come per molti altri romanisti, è stata la chiusura di un cerchio e spero sia l’inizio di anni di sorrisi. Anche perché il ‘mainagioismo’ romanista è durato pure troppo…”.

“Lo sono da sempre e frequento lo stadio ogni volta che posso. Quella giallorossa è una parte importante della mia vita e a volte è difficile tenerla a bada… Quando ho fatto il primo poster su De Rossi ero molto arrabbiata con la vecchia proprietà, avevo scritto ‘Yankee go home’…”.

Adesso ci sono altri yankee, ma la tifoseria sembra apprezzarli.

“I Friedkin puntano al futuro ma rispettando le tradizioni, chi li ha preceduti invece aveva cercato in ogni modo di sradicarle. Anche le notizie sullo stadio mi sembrano promettenti: la scelta di Pietralata o il numero di spettatori sono delle accortezze che dimostrano che sanno che cosa siano i romanisti e li rispettano”.

“Mi piace, è stato capace di creare un clima nuovo in campo e fuori. C’è più entusiasmo, la gente è tornata allo stadio, finalmente”.

Preferenze tra i giocatori?

“Sono legata alle vecchie bandiere. Pellegrini mi ha scritto su Instagram per ringraziarmi dell’opera, è un ragazzo meraviglioso. È il capitano”.

E di questa Roma che possiamo dire?

“Se non si rompessero tutti… Ma nonostante questa specie di maledizione siamo a quattro punti dalla vetta. Spero solo che Abraham torni ad essere Abraham”.

Contenta di De Rossi alla Spal?

“Moltissimo. Ha scelto la strada giusta, è una persona intelligente e non ha voluto bruciare le tappe. Se un giorno tornasse a casa sarebbe poesia, ma è sensato che adesso si faccia le ossa. Intanto godiamoci Mourinho”.

Ha dedicato un’opera – “Il golpe fallito” – anche ad Andrea Agnelli e la Superlega, con il presidente della Juve che buca un pallone.

“Abbiamo assistito alla fase avanzata dell’imperialismo calcistico moderno, un attacco al sistema che con i vari magnati che hanno ricoperto d’oro questo sport si sta trasformando. Il rischio è che diventi puro mercato e che si perda il senso dello sport”.

Sono in arrivo altri lavori a tema calcistico?

“Senza dubbio ci sarà qualcos’altro, ma non si deve parlare sempre e solo di calcio. In passato ho fatto un bozzetto per Caterina Banti. Abbiamo la più forte velista del mondo, una campionessa olimpica, e spesso ce ne dimentichiamo. Al momento però ho un’agenda piuttosto piena e arrabbiata…”.

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