La Viola ritrova la Juve: all’andata lo 0-3 fu il capolavoro tattico di Prandelli

La Fiorentina vista all’Allianz Stadium aveva impressionato e regalato un Natale magnifico ai tifosi, ma adesso è cambiato praticamente tutto

La magia del Natale in salsa viola. Il 22 dicembre 2020 è data scolpita nella storia di chi tifa Fiorentina. Con la squadra capace di andare a Torino contro i rivali di sempre e vincere 3-0 al termine di una partita perfetta. Vlahovic cominciò davvero a fare il Vlahovic, Cuadrado si fece espellere poco dopo, un autogol e l’acuto di un ex come Caceres sigillarono il tabellino. E anche qualche decisione arbitrale non sorrise ai bianconeri. Accadde tutto insieme, tutto in una notte. Che a Firenze, visto anche il presente poco entusiasmante, non viene certo dimenticata. L’architetto di quella vittoria che permise di passare il miglior Natale possibile, calcisticamente parlando, fu Cesare Prandelli. Un girone dopo è cambiato tutto, tranne la classifica abbastanza preoccupante.

SCELTE

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Cesare intuì con largo anticipo la gara. Preparandola nei dettagli e sorprendendo con alcune mosse. Alternando attesa e propulsione (vedi il primo gol di Vlahovic lanciato al millimetro nella profondità centrale da Ribery). Si inventò Caceres largo a destra da centrocampista aggiunto in grado persino di inserirsi in area di rigore con continuità (e segnando così il terzo gol). Rilanciando Borja Valero (alla prima da titolare nel Fiorentina bis) chiamato il ‘Professore’, con il compito di prima regia in fase di possesso e aggressione immediata su Bentancur quando il pallone era altrui. E riuscendo a spiegare ai suoi che, seppur inferiori tecnicamente ed in difficoltà dal punto di vista delle prestazioni, non si perde mai prima di giocare. A meno che non si pensi di aver già perso. Infine, altro elemento piaciuto al pubblico viola, creò intorno al grande ex Federico Chiesa una gabbia motivazionale e fisica che annebbiò l’esterno. Aggredito a turno da mezza squadra viola. Un capolavoro tattico culminato col trionfo.

OMBRE

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Quella Fiorentina non è stata ripetuta praticamente mai più. Ingolfata in un campionato nato male, schiacciata dalle pressioni di un obiettivo parso quasi subito irraggiungibile, inghiottita da paure ed equivoci tanto da essere ancora in lotta per la salvezza. Un gorgo anche emotivo che ha rischiato di divorare lo stesso Prandelli. Che dopo alcuni segnali allarmanti, un mese fa si è dimesso da allenatore viola spiegando il tutto con una lettera profonda e sincera capita quasi da tutti.

“Sono stato cieco davanti ai primi segnali che qualcosa non andava, qualcosa non era esattamente al suo posto dentro di me. In questi mesi è cresciuta un’ombra che ha cambiato anche il mio modo di vedere le cose”. Spiegazione che doveva bastare anche ai più famelici ricercatori di interpretazioni. Purtroppo non è stato così e qualcuno si è divertito a far circolare teorici e strampalati retroscena, inventati. Tanto dal costringere Prandelli a una ulteriore specifica qualche giorno dopo.

“Sono passati pochi giorni da una mia decisione sofferta e molto dolorosa. Mi sono accorto che qualcuno non ha capito il perché del mio gesto. C’è una minoranza, ma non per questo meno importante, che sta riempiendo i social con nefandezze e ricostruzioni inventate di fatti mai avvenuti. Gli ‘odiatori da tastiera’ andrebbero stigmatizzati e non gli andrebbe dato risalto”.

Poi Cesare si è stretto nell’abbraccio della famiglia cercando serenità nell’affetto dei più cari. Toccherà a Iachini sfidare domani la Juventus, sognando un nuovo trabocchetto per questioni di campanile: ma soprattutto di classifica.

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