FIRENZE – Aveva quattordici anni quella mattina di trentaquattro anni fa. Era seduto nella carrozza di un treno in festa, piena di tifosi bolognesi che stavano per arrivare a Firenze, per il derby dell’Appennino. Era il 18 giugno 1989. Mentre il treno rallentava, una molotov lanciata da una mano disgraziata e infelice di un disgraziato e infelice teppista fiorentino finì dentro quella carrozza che prese fuoco. Il quattordicenne Ivan Dall’Olio rischiò di morire, rimase sfigurato e ci vollero continue operazioni per restituirgli quello che aveva perso. Poco più tardi, durante la partita, dalla curva dei bolognesi si alzò un coro agghiacciante, mai più sentito in uno stadio. Era rivolto ai fiorentini: “Assassini, assassini”. Trentaquattro anni dopo Ivan è tornato a Firenze. Lo ha invitato l’Associazione del Museo Fiorentina (niente a che vedere con l’Acf Fiorentina) nella serata dedicata alla decima edizione della Hall of Fame viola. Quando David Bini, il presidente del Museo, ha fatto il suo nome tutto l’auditorium della sede della Cassa di Risparmio si è alzato in piedi, cinquecento persone ad applaudire le poche parole emozionate di Ivan. E’ stato uno dei momenti più toccanti della cerimonia e, magìa del calcio e dei sentimenti che genera, anche altri passaggi si sono colorati di rossoblù. In mezzo al popolo viola c’erano i responsabili del Bologna Club Medicina Rossoblù, gli stessi che prima del derby di dieci giorni fa sono arrivati a Campi Bisenzio con sei pullmini carichi di viveri per gli alluvionati. Dopo i fatti tragici dell’‘89, la rivalità calcistica fra fiorentini e bolognesi si era avvelenata di rancore, ma da martedì qualcosa è cambiato. L’abbraccio finale, bello e struggente è arrivato quando per la sezione “DA 13”, dedicata a chi è stato una bandiera, un capitano e un nazionale come Davide Astori, è stata invitata sul palco Annalisa Bulgarelli, la figlia di Giacomo. Ora c’è anche lui, Giacomino, nella galleria dei famosi della Fiorentina. Ancora tutti in piedi, con qualche lacrima scappata sulle facce dei bolognesi.
Le glorie della Fiorentina
Sono entrati quattro personaggi storici nella hall fame di quest’anno, tre ex calciatori e Alberto Baccani, il prof, il primo grande preparatore atletico del calcio italiano, l’uomo che ha rimesso in campo Antognoni e Baggio, solo per fare due nomi. E’ stato suo figlio a ricevere il premio. Così come è stata la figlia di Guido Gratton, centrocampista del primo scudetto, a ricordare suo padre, pure lui insieme ai grandi della storia viola, morto tragicamente nel ‘96 a Firenze, dove aveva scelto di vivere. Dal primo scudetto al secondo, Salvatore “Ciccillo” Esposito, uno dei protagonisti della squadra di Pesaola. Il quarto entrato è stato Angelo Di Livio, nonostante il suo passato juventino. E’ nella hall of fame viola perché ha avuto un ruolo da protagonista nella rinascita della Fiorentina: aveva giocato il Mondiale del 2002 e un istante dopo ha accettato di restare a Firenze, in C2, post-fallimento. Nel cinquantesimo anniversario della nascita del tifo organizzato in curva Fiesole (dai vecchi ultras è stato presentato il libro “La Fiesole, storia degli Ultras, 1973-1983″) è nato un altro riconoscimento, l’Ordine del Marzocco. Il Museo Viola lo ha riservato a Dino Pagliari ed Ezio Sella, compagni di squadra in una Fiorentina povera ma ricca dentro, la Fiorentina scapigliata di fine anni Settanta che aveva una sola, grande immensa stella, Giancarlo Antognoni. Quando il capitano di sempre, l’Unico 10, è salito sul palco per premiare quei due ragazzi è venuto giù l’auditorium. Con loro anche Alessio Tendi, il terzino-mastino di quell’epoca, che ha raccontato: «Un giorno, poco prima della solita partitella del giovedì, Mario Mazzoni venne da me e mi disse: “Oggi marca Sella, lo devi marcare come se fosse Paolo Rossi però, mi raccomando, non lo picchiare troppo perché domenica lo faccio debuttare”. Risposi: “D’accordo”. Ecco, l’ho riempito di pedate dall’inizio alla fine». In platea c’era Cesare Prandelli, un altro che a Firenze è rimasto per vivere e anche per lui gli applausi non finivano mai.
La Fiorentina assente ingiustificata
E’ stata festeggiata la squadra Primavera, quella di Carobbi e Bortolazzi, campione d’Italia quarant’anni fa con Vincenzo Guerini in panchina. Non è stata festeggiata la Fiorentina di oggi, perché assente. Commisso e soci pensano al futuro ma dovrebbero sapere che il futuro nasce dalla storia, da quello che siamo stati. Il Museo Fiorentina li aveva invitati e nessuno si è presentato. Eppure nel mega centro sportivo appena inaugurato si allenano anche i ragazzini e proprio a loro la storia andrebbe raccontata, non nascosta. Perché solo la memoria ci potrà salvare.
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