La seconda vita di César: “Ora gioco a footvolley. Lazio-Inter? Tuffo nel passato”

Un pallone tra le lenzuola da ragazzo, poi sull’erba al fianco dei più grandi, oggi sulla sabbia dove la tecnica è tutto e il colpo di petto la sua arma preferita. César Aparecido Rodrigues ha 47 anni e si diverte come un bambino con il…

Simone Lo Giudice

26 agosto

Dinho, il colpo dello squalo, tappa a Viareggio

Brasiliano di nascita, giocatore di professione su qualsiasi superficie. Per César Aparecido Rodrigues il pallone è sempre stato una questione di cuore e continua ad esserlo 47 anni dopo. L’ex calciatore di Lazio e Inter oggi si diverte a sfidare sulle spiagge italiane gli ex avversari capitolini, Max Tonetto su tutti, che come lui hanno scelto la sabbia per tenere allenati la tecnica e lo spirito. Domenica a Viareggio una nuova tappa di footvolley, quindi all’Olimpico la supersfida tra le sue due squadre del cuore. La Lazio è stato tutto per César, l’Inter il premio più bello dopo una lunga corsa cominciata per le strade del Brasile tra sveglie all’alba e tanti sacrifici. Lì dove c’era sempre un pallone e un sogno da inseguire.

César, com’è nata la sua passione per il footvolley?

Sono brasiliano ed è naturale che mi piaccia. È uno sport molto difficile dal punto di vista tecnico, serve un livello di concentrazione alto. Sulla sabbia c’è poca stabilità perciò bisogna avere una buona postura. Per giocare ti devi allenare tanto. È diverso dal calcio in cui, se non corri, ti metti ad aspettare il pallone. Nel footvolley serve una condizione ottimale.

Vedo che ha scattato una bellissima foto con Ronaldinho, brasiliano come lei: avete mai giocato insieme sulla sabbia?

Purtroppo no, solo sull’erba. Ronaldinho è fantastico anche a footvolley, ha una tecnica pazzesca, tanta eleganza e grandissima precisione. È Ronaldinho anche sulla sabbia.

Quanto è difficile fare il ‘colpo dello squalo’?

Ci devo ancora riuscire! È difficilissimo. La palla deve arrivare alta al punto giusto, bisogna trovare la coordinazione perfetta e colpire da sotto. È tutta una questione di tempi, devi arrivare vicino alla rete quando serve. Non è un colpo facile nemmeno per chi gioca a livello professionale, però è un gesto tecnico bellissimo. Se non sei bravo e provi a farlo lo stesso può essere pericoloso: quando sali finisci sei a testa in giù e poi devi cadere bene a terra.

C’è un fondamentale da calciatore che sfoggia sulla sabbia?

Il colpo di petto! Mi piace, per me è naturale colpire così, mi riesce con facilità. Però devo migliorare. Purtroppo non mi alleno con la stessa frequenza di chi è sempre sulla spiaggia.

Perché i ragazzi italiani dovrebbero innamorarsi del footvolley?

È uno sport perfetto per chi ama il pallone. Il livello tecnico è alto, ci sono bellezza e classe. Devi prevedere lo sviluppo dell’azione, seguire il movimento del compagno per andare ad attaccare. Quando si difende bisogna fare altrettanto. Si gioca nel campo da beach volley, quindi c’è tanta superficie da coprire, e non si possono usare le braccia.

Sabbia oppure erba: su quale superficie preferisce giocare?

Il calcio è stata la mia passione più grande e lo sarà per tutta la vita. Mi sono divertito, ho vinto e ho pianto, mi sono rialzato dopo le delusioni. Sarò debitore per tutta la vita nei confronti delle squadre in cui ho giocato e dei compagni che mi hanno sostenuto. Sull’erba ho giocato lo sport del mio cuore. Il footvolley è un bel modo per stare in compagnia. Io ho  quasi cinquant’anni e non punto a diventare professionista. Credo che il mio amico Max Tonetto invece possa farlo. Ci sfidati in Serie A, ora facciamo il derby di Roma sulla sabbia.

Quali saranno i suoi prossimi impegni?

Domenica sarò a Viareggio per presentare questo meraviglioso sport che cresce sempre di più. Sarà bello, divertente e stimolante. Più avanti ci sarà un’altra tappa dell’Europeo.

Però non è la prima volta che lei gioca sulla sabbia…

Ho fatto anche beach soccer, un’altra bomba! Ho giocato nel Terracina, come era difficile quello sport! Lì si corre pure: c’è un altro fattore di difficoltà, ma è davvero bellissimo.

Lazio-Inter, Lukaku come Ibra, Mister Inzaghi

Roma le ha cambiato la vita?

Sì, è favolosa! Amo Roma e i romani, adoro la lingua italiana e il vostro popolo che mi ha accolto. Sento affetto anche da parte dei romanisti e delle tifoserie avversarie. Mi hanno stimato per il mio modo di essere. Ho sempre rispettato le altre squadre, grandi o piccole.

Quanto conta la fortuna per fare il calciatore?

Tante volte le persone mi dicono che sono un grande, io rispondo che nessuno fa niente da solo. Non dimentico le mie origini in Brasile e tutto quello che ho dovuto fare per diventare professionista. A quattro anni mia madre mi ha regalato un pallone tra le lenzuola. A scuola non portavo altro: dentro lo zaino mettevo il pallone, mi bastava quello. Quando mi dicono che sono stato fortunato sorrido. Le opportunità arrivano quando ci sono lavoro e capacità.

Che rinunce ha fatto nella sua infanzia?

Mi alzavo alle cinque del mattino per andare a fare i provini. Ai piedi avevo solo le ciabatte, giravo in maglietta alle sette per andare a prendere la metro, non avevo pantaloni lunghi. Ai ragazzi che vogliono diventare calciatori dico che devono impegnarsi e ascoltare i consigli degli altri. Non apprezzo chi cerca giustificazioni per spiegare perché hanno fallito. Io ho dato tutto per centrare il mio obiettivo con la massima lealtà, dentro e fuori dal campo.

Lei ha fatto anche l’allenatore: com’è stato?

Ho guidato i ragazzi della Lazio un po’ di anni fa, poi per motivi personali mi sono un po’ allontanato. Al momento mi sto dedicando alla mia famiglia e ai figli, adesso sto bene così.

Lazio-Inter è la sua partita?

Sì, è fantastica! Ho indossato le maglie di entrambe. Sono due grandissime società. Sono molto legato alla Lazio, ma anche l’Inter è nel mio cuore. A Milano ho vinto e giocato con campioni straordinari. Lazio-Inter mi emoziona ancora perché mi ricorda il mio passato nel calcio italiano. Sarà tostissima perché è una partita di alto livello. Sarà una gara bellissima.

C’è una favorita?

Sulla carta l’Inter che vuole vincere e riprendersi lo scudetto perso l’anno scorso. Ha un bel potenziale, è tornato Romelu Lukaku. Ha vinto all’ultimo con il Lecce dimostrando grande carattere.

E la Lazio invece?

Non riesce ad essere sempre concreta: era già successo nella passata stagione. Deve imparare a vincere partite sporche come quella contro il Torino. Spero che sia stata una giornata storta, ma non lo so. Purtroppo temo che manchi qualcosa per fare il salto.

Romelu Lukaku pesa all’Inter come pesava Zlatan Ibrahimovic in passato?

Siamo lì! Hanno caratteristiche diverse, ma sono attaccanti mostruosi. Ibra era devastante in Italia e ha dimostrato di esserlo anche fuori a differenza di Lukaku. Romelu è tornato dal Chelsea e ha tanta voglia di fare. Questa determinazione abbinata al talento peserà tanto.

Quale Lazio-Inter ricorda di più? Quello del 5 maggio 2002?

È una partita del passato e serve ricordarla fino ad un certo punto. Nutro grande stima nei confronti dell’Inter. Quel giorno ha perso uno scudetto: è andata così, guardiamo avanti. Inzaghi ha una grande squadra a sua disposizione e quest’anno può puntare a vincerlo.

Lei ha allenato le giovanili della Lazio quando Simone Inzaghi cominciava…

Lui guidava gli Allievi Nazionali, io gli Allievi Regionali. Simone si fida dei suoi uomini, ha uno staff strepitoso di grandi professionisti che sono cresciuti insieme a lui. Simone porta sempre avanti le sue idee. Alla Lazio ha fatto bene, all’Inter può fare ancora meglio.

Come era Inzaghi da compagno di squadra invece?

Divertentissimo, un bravo ragazzo. Gli piaceva scherzare, era un grande professionista sia quando giocava sia quando restava fuori. Si è sempre fatto trovare pronto come ho fatto io.

Qual è stato il suo giorno più bello da calciatore?

Vincere è meraviglioso, ma non è tutto. Mi ricordo quando sono andato col São Caetano a giocare la Coppa Libertadores in Ecuador. Sul pullman i dirigenti ci hanno comunicato l’elenco dei convocati dal Brasile. Quando hanno letto il mio nome ho provato un’emozione enorme. Mi vengono i brividi a ripensarci. C’erano Ronaldinho, Romário e Rivaldo, Cafu e Roberto Carlos. Io li guardavo in tv. Giocare con loro è stato incredibile, è capitato a pochi.

Il Brasile è tra le favorire per vincere il Mondiale 2022?

Lo vedo bene, gioca e diverte. Però serve carattere. È ora che faccia qualcosa dopo gli ultimi Mondiali. Ha un grande potenziale, ma dovrà farsi trovare pronto quando sarà il momento.

Le dispiace che non ci sarà l’Italia?

Da morire! Roberto Mancini è un grandissimo allenatore, purtroppo gli sono mancati i pezzi. Hanno pesato anche i rigori sbagliati da Jorginho. Tanti dettagli hanno condizionato il percorso dell’Italia. Non vederla al Mondiale è un dispiacere enorme.

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