La Roma, il Bruges e il grande dilemma del coro “popopopo”: è belga o italiano?

Nel 2006 i tifosi giallorossi s’impadroniscono in una trasferta europea di “Seven Nation Army” dei White Stripes, colonna sonora del club belga. A loro volta i nerazzurri se n’erano innamorati ascoltandola in un bar vicino a San Siro

Da Milano a Monaco, passando per Bruges, Roma e Berlino: Italia-Belgio di venerdì è la storia di una partita di calcio, ma anche la storia di una canzone, di un coro, diventato famoso in tutto il mondo. Se chiedete a Luciano Spalletti cosa ricordi di Bruges-Roma del 15 febbraio 2006 sicuramente risponderà: “Quanto mi arrabbiai (eufemismo, ndr) con De Rossi per un’espulsione”. Lo voleva rincorrere negli spogliatoi perché Daniele aveva reso complicata una serata, quella dei sedicesimi d’andata di coppa Uefa, che la Roma voleva rendere poco più di una formalità visto che era in piena corsa al record delle 11 vittorie di fila in campionato. Quella partita, l’ultima prima dell’infortunio alla caviglia di Totti contro l’Empoli, alla fine la Roma riuscì a portarla a casa grazie a un gol di Perrotta (2-1 il risultato finale). Ma non è questo quello che conta.

SERATA STORICA

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Perché se per Spalletti quella di Bruges fu una serata da dimenticare, per il mondo è diventata la notte in cui nacque il “popopopopopo”, il coro che dal 2006 accompagna l’Italia, ma è diventato famoso in tutto il mondo. Merito dei tifosi della Roma che, in quella fredda notte belga, ascoltarono la canzone dei White Stripes “Seven nation army”, colonna sonora del Bruges, e al momento del gol di Perrotta decisero di adattarla alla romana. E cosa c’entra tutto questo con il successo che è diventato famoso nel mondo? Facile. Quel modo di riadattare la canzone entrò nella testa dei romanisti, giocatori e tifosi, e fu la colonna sonora del derby vinto dieci giorni dopo.

DA BRUGES A BERLINO

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Totti la cantò (più o meno, a dir la verità) a Sanremo, a modo suo, come aveva promesso: “Se battiamo la Lazio vado da Ilary (che conduceva il Festival, ndr) e la canto”. Detto, fatto. Da lì i romanisti iniziarono a cantarla anche nel ritiro azzurro al Mondiale tedesco: De Rossi, Totti, Perrotta, persino Vito Scala, che faceva parte dello staff di Lippi, e Marco Amelia, che romanista lo era nel cuore. Cannavaro fu tra i primi a ricantarla, poi Buffon, Inzaghi e tutti gli altri. I tifosi, quelli italiani, se ne accorsero e la canzone divenne la colonna sonora del trionfo. Da quel momento è stata esportata ovunque, persino in Australia, in Nfl e in Nba.

DA MILANO A MONACO

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Ogni sport e ogni stadio ha la sua versione del coro, ricordo di quella notte fredda di febbraio del 2006 in Belgio, ma anche ricordo di un’altra notte, stavolta milanese: i tifosi del Bruges, infatti, scelsero la canzone dei White Stripes, stavolta in originale, perché l’avevano ascoltata nel 2003 in un bar vicino San Siro. Iniziarono a saltare e cantare, la partita andò bene e divenne il loro inno. Fino al 2006 nel silenzio dell’Europa. Poi la storia è nota. E oggi, quindici anni dopo, quando Italia e Belgio si affronteranno a Monaco, chissà chi sarà a fine partita a cantare il coro più forte.

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