La Roma cambia a.d.: Fienga lascia, al suo posto arriva Berardi

Risoluzione consensuale: 1,5 milioni la somma pattuita per terminare il contratto

Le voci negli ambienti finanziari si rincorrevano da tempo, ma oggi si sono materializzate. Guido Fienga non è più il ceo della Roma, e il suo posto sarà preso da Pietro Berardi. Il divorzio con la famiglia Friedkin è stato consensuale e per certi versi indolore (1,5 milioni la somma pattuita per la risoluzione del contratto), visto che Fienga resterà come advisor della società giallorossa.

chi e’ berardi

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Berardi, 47 anni, laureato alla Bocconi, arriva alla Roma dopo una carriera nazionale e internazionale di alto livello. Dopo aver conseguito un Mba a Boston, ha proseguito la carriera presso Royal Dutch Shell in Europa, prima di trasferirsi nel settore dell’automotive, dove ha lavorato per oltre 15 anni in ruoli di leadership negli Stati Uniti sia per Fiat Chrysler sia per Nissan. All’inizio del 2020 era stato nominato Presidente e Ceo di Pirelli in Nord America

Otto anni

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Quella di Fienga è stata una parabola molto particolare all’interno del mondo del calcio italiano. Dopo le esperienze, fra le altre, in Wind e Dahlia, contattato e sedotto dal presidente James Pallotta, è entrato in società nel novembre 2013 col ruolo di “strategy and media director”, occupandosi all’inizio di diritti televisivi e comunicazione. Col passare degli anni, però, Fienga ha assunto un ruolo sempre più centrale nelle vicende giallorosse, fino ad essere nominato ceo della società nel 2019. Gli otto, intensi anni di lavoro, sono stati quelli di svolta, trovandosi a gestire – con sempre maggiori responsabilità – le situazioni più delicate degli ultimi anni, fra cui l’addio al calcio e più tardi alla Roma di Totti – con le fratture laceranti con Spalletti e lo stesso presidente Pallotta -, l’addio del d.s. Monchi, l’addio al calcio di De Rossi, col rifiuto di quest’ultimo di entrare nello staff dirigenziale della società ma, soprattutto, il progressivo disimpegno, anche economico, della cordata di proprietari statunitensi, che aveva in Pallotta il principale azionista e punto di riferimento.

L’era Friedkin

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Questo, in qualche modo lo ha anche “costretto” a occuparsi direttamente persino della prima squadra e del mercato, soprattutto da quando il presidente decise di licenziare l’ex d.s. Petrachi. La luce in fondo al tunnel è parsa arrivare nell’ottobre del 2019, quando cominciarono i primi contatti con la famiglia Friedkin. In quel senso, è stato anche il piano di ristrutturazione triennale che Fienga stava avviando a convincere i nuovi magnati statunitensi a intraprendere l’avventura nel mondo del calcio italiano. Quando tutto sembrava volgere verso il lieto fine, all’inizio del 2020 è cominciata la pandemia di Covid, che ha congelato – facendo correre anche il rischio di farla saltare – la trattativa fra Pallotta e i Friedkin. Poi, durante l’estate, la svolta e il cambio al vertice col rapporto con la nuova proprietà che si è andato consolidando. Non è un caso che, nell’ambito della rivoluzione portata avanti dai Friedkin, Fienga sia stato confermato ceo per un altro biennio, anche se una figura di questo genere – con un vertice ormai sempre presente a Trigoria – col passare del tempo è parsa diventare superflua, viste le esperienze fin lì ricoperte. Insomma, con un presidente sempre a Roma, pare arrivato il momento che il ceo abbia caratteristiche diverse, quelle che porta in dote Berardi. Non è escluso, però, che il bagaglio di conoscenze che Fienga ha accumulato negli anni possa presto portarlo alla ribalta per un ruolo all’interno della politica sportiva. La Roma, in fondo, è una sorta super-master in questo senso, e il futuro per lui – al di là della cura alle proprie aziende – può cominciare anche adesso.

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