La rivincita di Florenzi, l’ex “coltellino” rinato al Milan (che 5 anni fa costò la panchina a Pioli)

In molti lo davano già per finito, il gol e la prova di Empoli hanno dimostrato il contrario. Lui intanto scherza sui social: “Mi sono fatto gol contro al fantacalcio…”

Nell’ultimo gol su punizione indossava la 24, giocava mezz’ala e nessuno lo chiamava “spizzingrillo”. Neanche “bello de’ nonna”. Florenzi era solo “Ale”, il ragazzo di Vitinia che macinava sogni sul trenino Roma-Lido. A quei tempi al fantacalcio non poteva prendersi, mercoledì si è ritrovato contro se stesso. L’ha schierato l’avversario: “Breve storia triste”. Ora ci ride, prima erano sacrifici. Scuola, casa, borsone e poi dritto ad Acilia, fuori dal Raccordo, sotto gli occhi attenti di papà Gigi. Uno da pochi complimenti: “Gli do sempre del somaro. Guai a lui se si monta la testa”. Lo disse dopo il pallonetto segnato al Barcellona sei anni fa, notte mistica nata anni prima, quando il Florenzi tredicenne passava il pallone a Totti con le mani. “Prima o poi glielo darai con i piedi”. Profezia di papà.

Déjà vu

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Famiglia umile la sua, la stessa che l’ha seguito passo passo da ragazzino e poi l’ha portato mano nella mano in Serie A, da Roma a Milano. Nuova sfida a trent’anni, di nuovo lontano da casa. Ieri, contro l’Empoli, ‘Ale’ ha segnato il suo secondo gol su punizione in carriera: il primo al Grosseto 9 anni fa, febbraio 2012, destro a giro alla Beckham dai 25 metri all’ultimo minuto, 2-2 finale. Drago in panca, Djuric davanti, Belec in porta, Florenzi in mezzo. Aveva vent’anni ed era la sua prima esperienza lontano da casa. Undici reti in Serie B con le prime uscite da terzino destro, ruolo ormai suo.

Coltellino

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Rudi Garcia l’ha sempre chiamato il “coltellino svizzero”. Manca uno a destra? C’è Ale. Così in difesa, a centrocampo o come esterno. Oggi se lo gode Pioli. Nel 2016, in un Lazio-Roma 1-4, un gol di Florenzi costò a Stefano la panchina biancoceleste. Via lui, dentro Simone Inzaghi. Cinque anni dopo si è riscattato segnando un gol decisivo, scherzando nel post partita: “Prima non potevo neanche presentarmi sul pallone. Alla Roma c’erano Totti e Pjanic, a Valencia Parejo, al Psg poteva calciare anche Keylor Navas”. Contro l’Empoli è spuntato Ale.

Rinascita

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Dice che ha portato “la chiacchiera” nello spogliatoio. La parlantina romana che l’ha sempre distinto. Come l’istinto: fa gol sotto la Sud e corre in tribuna ad abbracciare la nonna. Vede Ter Stegen fuori dai pali e cerca il pallonetto. C’è una palla alta in mezzo all’area e va in rovesciata. Florenzi è così, colpisce quando meno te l’aspetti. In estate gli avevano dato del “bollito”, lui non ha fiatato. Anche perché l’inizio non è stato facile: un infortunio l’ha escluso dall’undici titolare dell’Italia campione d’Europa. Conoscendolo un po’, però, direbbe “chi se ne frega, conta il gruppo”. Ora vuole riconquistare l’azzurro.

“Cantera”

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Al Milan ha iniziato bene, ma un problema al menisco l’ha fermato quasi due mesi. Tornato in campo il 20 novembre con la Fiorentina, ha giocato titolare 5 delle ultime 6 uscite. Con Calabria ancora ai box, Pioli si è affidato al “coltellino”, esperienza al servizio dell’insieme. Riscatto, rinascita e umiltà. La famiglia abita ancora a Vitinia, come il pugno di amici di sempre. Dopo il debutto con la Roma gli avevano dedicato una sala giochi chiamata “A.F. 48”, dal primo numero indossato tra i pro’ dieci anni fa. Da ragazzino, poi, giocava in una squadra di calcetto chiamata “la cantera”. Tutti in maglia gialla. Ale, per via degli impegni con le giovanili della Roma, ovviamente giocava ogni tanto, quasi da fermo. E i gol arrivavano lo stesso. Di sicuro con una bella punizione.

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