La profezia di Inzaghi che ha risvegliato la Lazio: il retroscena

Momenti di crisi, momenti di gloria. In crisi di risultati, di nervi, di coscienza ci era finita la Lazio, svaporata dopo il lockdown, straziata dalle positività, zavorrata dagli infortuni di ottobre-novembre-dicembre. La gloria l’ha ritrovata uscendo da una convalescenza precaria, dalle crisi acute periodiche che la colpiscono. L’ha fatto regolando i conti, parlandosi, guardandosi in faccia, interrogandosi, ritrovandosi: «Prima eravamo così forti, ora non riusciamo ad avere continuità, perché? Dobbiamo ritrovarci, torniamo quelli di un anno fa», è stata una delle domande ricorrenti diventate un ritornello nello spogliatoio di Formello. La Lazio rovistava in se stessa, si dimenava in quell’ossessione, nello spaesamento. Prima da scudetto, poi che cosa, chi siamo? I confronti sono stati multipli, trasversali. Hanno coinvolto la società, Inzaghi e la squadra, i giocatori tra di loro, più e più volte. Era successo prima di Lazio-Napoli (2-0), quando presero la parola i big. Il primo ad intervenire (a sorpresa) fu Luis Alberto, a novembre al centro del caso “stipendi”, nel prosieguo autore di prestazioni incolori: «Siamo forti, dimostriamo il nostro valore e io tornerò quello di prima», fu la promessa da penitenza.

Il patto

Alla vittoria sul Napoli fece seguito il ko col Milan, arrivato alla fine (3-2 dopo un doppiosvantaggio).I confronti non si son mai interrotti, sono avvenuti a cavallo del nuovo anno: «Ci siamo guardati in faccia», ha raccontato Simone domenica scorsa. I discorsi stimolanti di Inzaghi, allenatore-rammendatore, hanno fatto colpo. La Lazio si è ritrovata a gennaio, ha preso nuova coscienza della sua forza.

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Simone Inzaghi: "Con l'Inter ce la giocheremo"

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