La primavera di Sarri fa sbocciare la Champions

ROMA – Si diverte e lo trasmette, invaso dalla lazialità. Sarri è il capo di un popolo capace di distinguersi, come succede dai tempi di Maestrelli, per senso di appartenenza. Si può anche sostenere il contrario. La Lazio, in campo e fuori, si è consegnata. Dopo un corteggiamento durato un anno e mezzo, è diventata la creatura di Mau. Una macchina da Play Station per il modo di palleggiare, di difendere in blocco e di verticalizzare con eleganza. Al tecnico sono serviti due mesi per sfondare in modo definitivo e rovesciare il mondo, avvicinandosi all’utopia. Dal sesto al secondo posto in fuga. Sette vittorie e un pareggio, classifica stravolta nelle ultime otto giornate, balzo di 22 punti con vista Champions. La primavera di Sarri ha fatto sbocciare la Lazio.

Scalata

L’ultimo ko risale alla notte dell’11 febbraio, 0-2 all’Olimpico con la Dea. Alla ventiduesima giornata la squadra biancoceleste si trovava a meno 5 dall’Inter e inseguiva con due punti di ritardo il terzetto formato da Atalanta, Roma e Milan. Da allora ha cominciato a vincere e non si è più fermata. Guardate i risultati, sembrano parte di un sogno. Perché, nel bilancio complessivo, entrano la doppietta nel derby centrata per la prima volta dal 2012 (sotto la gestione Reja), il capolavoro a Napoli dopo otto anni (con Pioli nel 2015) e il successo sulla Juve che mancava dal 2019 (targato Inzaghi). Rendimento super, sposando la concretezza e il “corto muso” in emergenza, ritrovando la pericolosità e la facilità di segnare in contropiede appena è rientrato Immobile. Fa impressione il parziale: 12 gol a 1 per mettere sotto quasi tutti, quattro vittorie consecutive, un solo pareggio (0-0) senza sfondare al Dall’Ara, sette clean sheet in otto partite, solo Rabiot (camminandogli sopra…) è riuscito negli ultimi due mesi a far crollare l’imbattibilità di Provedel lunga 607 minuti. Le concorrenti stentano, frenate dall’Europa. Altri due punti guadagnati dal Milan, fermato ieri a Bologna. Sarri è uscito, infischiandosene delle polemiche. La società, peraltro, chiedeva l’ingresso tra le prime quattro. Davanti, guarda caso, è rimasto solo Spalletti. La Lazio e il suo vecchio Napoli sono le Grandi Bellezze del campionato. Massimo godimento.

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Predecessori

Mau tocca le parti basse per scaramanzia (come l’altra sera nella sala stampa del Picco) e rinuncia alle tabelle Champions, ma i precedenti sono favorevoli e le analogie significative. Anche Delio Rossi, terzo nel 2007, prese il volo dopo lo 0-0 in casa con l’Atalanta (l’11 febbraio) centrando otto vittorie consecutive sino al 2-2 di Ascoli a metà aprile. Stesso filotto realizzato da Pioli nel 2015 per prendere il largo durante la primavera e conquistare il preliminare Champions vincendo a Napoli all’ultima giornata.

Chiarimento

Sarri si è ripreso la Lazio nel momento più complicato e superando la crisi silenziosa di metà gennaio, quando le dichiarazioni sull’organico (limitatissimo) e le repliche di Tare avevano creato di nuovo una spaccatura a Formello. Ecco il retroscena, mai emerso. Il tecnico, dopo il comunicato in cui Lotito prese le difese del direttore sportivo mettendo nero su bianco l’obiettivo Champions, arrivò persino a meditare e minacciare le dimissioni. Uno sfogo dettato dal disagio e dalla delusione rientrato in un paio di giorni. Temeva di aver perso l’appoggio del presidente e la centralità del progetto, non certo la lazialità acquisita dalle prime settimane in cui ha cominciato a lavorare a Roma. Un lunghissimo colloquio con Lotito favorì il chiarimento e gli restituì la forza da esercitare nei confronti del gruppo. Guai se un tecnico viene scavalcato e perde autorevolezza di fronte allo spogliatoio. Neppure sono casuali le visite sempre più frequenti del senatore, reclamate dallo stesso tecnico, per esprimere la presenza della società. Hanno ripreso in pugno la Lazio, incamminandosi verso la Champions. Tandem vincente.


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