La morte di Schillaci, il ricordo del direttore

Gli occhi spiritati. Lo sguardo della felicità e dello stupore. Gli occhi di una storia breve ma bellissima. Troppo breve. Totò e durato poco più di una notte magica: cinque anni, tra Juve e Inter, il resto è contorno. Ma quei cinque anni non li dimenticheremo mai. C’è una colonna sonora che ci è entrata nel cuore per non uscirne più.

Quegli occhi non si sono spenti perché erano dell’allegria. L’allegria di un calciatore mai stato campione del tutto che allegria ha trasmesso anche dopo, nella vita di tutti i giorni, una vita nella quale i dolori non sono mancati.

Schillaci e Baggio. Anche nella Juve. Una coppia improbabile, di caratteri all’opposto, ma quante emozioni nell’estate del ’90, nella notte prima degli esami.

Quattro anni dopo Totò fece una scelta spiazzante: il Giappone. Insieme al collega Luca Curino lo accompagnai fino a Iwata, passando per Shizuoka e Hamamatsu. Totò giapponese fin dal primo giorno, lui cresciuto sulla strada, sgomitando, cogliendo l’attimo. Terribilmente fuggito.


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