La leggerezza del Napoli e le paure del Milan

Improvvisamente, tutto quello ch’è stato sognato in novantasette anni può comparire in una notte da rendere meravigliosa e irripetibile, perché una semifinale di Champions il Napoli non l’ha mai vista, non ha mai potuto neppure immaginarsela, l’ha scrutata dal buco della serratura e poi ha umanamente invidiato l’universo-calcio. Inaspettatamente, ciò che gli è appartenuto quasi come regola fissa, rischia di sparire nella penombra, e quella Champions League vinta sette volte, quell’egemonia che divenne un modo di essere, il Milan teme di lasciarlo sull’uscio della propria esistenza, ora piena di rimpianti e pure di rimorsi, forse anche di errori che hanno stropicciato questa stagione che va «protetta» per non essere vissuta pericolosamente.

Il modernismo partenopeo

Mentre Napoli-Milan va gonfiandosi, in una vigilia che spacca i pensieri, dentro quell’ora e mezza c’è la Storia dell’una e dell’altra, che può essere riscritta con i caratteri cubitali di chi sta persino per regalarsi spicchi di leggenda oppure essere stracciata ritrovandosi tra i reietti d’un Mondo che non fa sconti, soprattutto se dal budget dovessero sparire fatalmente una cinquantina di milioni di euro. Napoli-Milan non è una partita, è neppure un semplice stato dell’anima, è la rappresentazione d’un tempo cambiato, l’espressione piena del modernismo partenopeo, allergico ai luoghi comuni e ai codici impolverati del calcio, ed è la cartina di tornasole d’un potenziale ridimensionamento di chi, pur essendo colmo di prestigio, teme di sfuggire alla propria nobiltà e di scoprirsi diseredato del lusso regalatosi nella sua epoca più abbagliante. Se in una partita hanno un peso la psicologia, la tensione e la pressione, il Napoli può apparentemente avvertire quel senso di leggerezza per essersi già spinto oltre se stesso con l’ipoteca sullo scudetto: ma consapevolmente sa di potersi regalare il Pantheon e pure l’«immortalità», perché chissà se e quando il destino e la magia del suo football internazionale si combineranno sino a trascinarla in una semifinale di Champions League. È comunque vero anche altro ed accontentarsi non è nello stile di Spalletti: ma l’1-0 dell’andata ha un valore, a modo suo è una montagna – con pendenza accettabile – da scalare, e comunque rimane una tentazione assai forte, come l’idea stessa di potersi proiettare presumibilmente in un altro derby, stavolta con vista sulla finale. La realtà che finirebbe per soffocare la fantasia.

I timori rossoneri

Il Milan porta a spasso il proprio allure, l’eredità solenne del suo passato remoto o anche più recente ch’è emanazione delle Coppe dei Campioni e anche di quel ruolo da campione d’Italia che ancora gli appartiene e però è dinnanzi a un’incognita inquietante, sospeso sul nulla che potrebbe ritrovarsi tra le mani se dovesse fallire il quarto posto e sparire in Champions League. Una specie di disastro di dimensioni non solo economiche. Napoli-Milan può trasformare ancora e di nuovo il calcio, forse anche per un po’ la vita stessa…


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