La Lazio come l’università, Lotito: “Il calcio deve insegnare la vita”

ROMA – Allo Stadio Olimpico una cerimonia come dopo una vittoria di una coppa. Ecco Claudio Lotito, presidente della Lazio, che consegna i diplomi del primo percorso formativo “Post carriera Calcio-Educazione-Cultura”. Un progetto portato avanti dal club insieme all’università telematica internazionale Uninettuno e il sostegno di Banca del Fucino-Gruppo Igea Banca. L’obiettivo è stato quello di sviluppare un percorso formativo ai tanti ragazzi delle squadre Nazionali Maschili e Femminili della Lazio offrendo loro un futuro alternativo “nell’ambito dello sport, stimolandoli allo studio, educandoli al rispetto della vita e alla conoscenza”.

Le parole di Lotito

“Qui alleniamo il fisico, ma anche la mente. L’arricchimento interiore dà un valore aggiunto anche alla forza fisica. La vita di un atleta è molto breve, fatta di tanti sacrifici. Noi cerchiamo di valutare non solo l’atleta, ma l’essere umano nella sua globalità. Il calcio deve insegnare uno stile di vita, un comportamento, deve rendere la persona autonoma e libera da condizionamenti. E lo è soprattutto quando è consapevole dei propri mezzi, e per fare questo bisogna rendere le persone nella condizione di sapere. Essere un giocatore della Lazio deve essere un esempio, avere uno stile di vita corretto. E questo comincia a essere riconosciuto. Dovunque vado ricevo complimenti per i giocatori. Vanno negli ospedali, nelle scuole, hanno la responsabilità del ruolo che svolgono. Ho prospettato questo tipo di iniziativa, la Banca l’ha sposata e abbiamo intrapreso questo percorso. Consentiremo a tanti di voi di avere un futuro. Tutti partono con la consapevolezza di diventare campioni, poi l’1% arriva in Serie A. Vogliamo dare a tutti coloro che escono dal mondo del calcio, perché non sono riusciti a raggiungere certi livelli, a integrarsi nello stesso mondo, ma con altri ruoli. Impegno sul campo ma anche nello studio, arriveranno delle soddisfazioni”. Alla cerimonia presente anche il club manager Angelo Peruzzi: “Il mio rimpianto più grande è quello di non aver proseguito gli studi. Il calcio apre una porta, il sapere ne apre mille. Con questo progetto invece i giovani calciatori avranno la fortuna di poter fare entrambe le cose e questa è una grande fortuna”.

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