La Lazio alla Sarri: la difesa è blindata

ROMA – Prima non prenderle, poi darle. E’ nata una Lazio scudata, sta aggiungendo la seta all’acciaio e s’è insediata in vetta (aspettando le partite di oggi). Sarri non poteva non ricostruire dalle fondamenta, l’ha fatto senza alterigia. Ha costruito uno scudo di ferro armando Patric e Romagnoli al centro della difesa, bravi a confermarsi contro Lukaku e Lautaro, soprattutto a fare prigioniero Big Rom. Ha messo mano a tutta la fase difensiva chiedendo ai suoi meno pressing alto. In più, per adesso, si sta accontentando di un baricentro medio e non si vergogna di concedere il possesso palla agli avversari (è successo in tre partite su tre). Sarri, così facendo, sta sprigionando le scintille degli uomini più tecnici e fantasiosi nei secondi tempi, quando sfrutta i 5 cambi, frutto di una panchina finalmente completa, per certi versi di lusso. Mau non ha avuto scelta in fase di progettazione di squadra e mercato, ha dovuto fare i conti con i gol presi l’anno scorso e ha agito di conseguenza. La Lazio sbilanciatissima dei primi mesi della sua gestione già a metà della scorsa stagione aveva lasciato spazio ad una Lazio più equilibrata. Quella di quest’anno è stata perfezionata confermando la crescita espressa nel 2022.

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I dati

Il pratico oltre al bello. Reparti corti, equilibrati. Rigore organizzativo. Sono i segreti di una Lazio che nelle prime tre giornate ha beccato gol su rigore (Arnautovic del Bologna) e sugli sviluppi della punizione di Dimarco (Lautaro contro l’Inter). Per quanto possano valere i confronti, essendo appena iniziato il campionato, i numeri dicono che la squadra di Sarri in media è destinata a subire meno gol se continuerà così. In 38 giornate l’anno scorso ne ha beccati 58, media di 1,5 a gara. In 3 partite ne ha subiti 2, media di 0,7. E’ migliorata, anche se di poco, la media dei tiri subiti nello specchio: 3,9 l’anno scorso (149 tiri), 3,7 adesso (11 tiri in tre partite). Contro il Bologna il baricentro è stato medio (52 metri), il possesso palla a favore dei rossoblù (59,1% contro 40,9%), dovuto anche all’espulsione di Maximiano. A Torino il baricentro è stato più basso (47,8 metri) per la pressione granata e perché la Lazio è stata al gioco di Juric. Il possesso palla è stato sempre a favore degli avversari (53,4% contro 46,6%). Con l’Inter baricentro basso (47,9 metri), possesso palla generale dei nerazzurri (52,2% contro 47,8%). Ma nel secondo tempo sono stati i biancocelesti a tenere di più il pallone (52,4% contro 47,6%).

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Il salto

Sarri non permetterà a questa Lazio di riconsegnarsi agli storici fantasmi che da sempre la limitano, l’ha detto venerdì sera: «La squadra ha fatto qualche gara di altissimo livello anche l’anno scorso, come quella con l’Inter o a Firenze contro la Fiorentina. Vediamo se quest’anno riusciamo a trovare quel qualcosa che ci è mancato. Siamo diventati più ordinati dal punto di vista tattico e mentale e quindi sembra in crescita la capacità di attraversare indenni i punti critici della partita. Io voglio continuità, la partita singola la “spara” chiunque, moltiplicarle in tre e sei mesi succede a pochi». Il turnover. Sarri, per tenere la concentrazione alta, non ha concesso riposo ieri. Si è pensato subito alla Sampdoria, si giocherà dopodomani. E poi arriverà il Napoli all’Olimpico (sabato sera). Si gioca a spron battuto, a breve inizierà l’Europa League. Mau deve iniziare a programmare il turnover, soprattutto a centrocampo. Luis Alberto scalpita, finora gli sono stati preferiti Basic e Vecino. Deciderà Sarri, novello equilibrista, se vestire la Lazio scudata anche con la stoffa del Mago dall’inizio o sempre in corsa. 

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