La gioia “Loca” dell’Italia: alle radici di Manuel. Dall’oratorio alla vetrina europea

Prima degli ottavi abbiamo raccontato Locatelli attraverso le parole di chi l’ha conosciuto: i suoi allenatori, l’amico Cutrone e il capitano del Sassuolo Magnanelli. Poi le interviste a Djokovic, Enzo Maresca e non solo

È l’uomo nuovo della Nazionale e lo resterà comunque vada, che giochi o no l’ottavo di finale contro l’Austria. Da comparsa a protagonista nel giro di due partite, quelle contro Turchia e Svizzera (soprattutto): Manuel Locatelli ha conquistato un posto in prima fila sulla scena dell’Europeo grazie a prestazioni convincenti e alla doppietta rifilata agli elvetici che ha permesso all’Italia di conquistare la qualificazione al turno successivo con una partita di anticipo. Per questo il centrocampista del Sassuolo, cercato con insistenza dalla Juve, è l’uomo copertina di Sportweek in edicola domani. Perché le sue recite in azzurro chiudono un cerchio aperto una sera di ottobre del 2016, quando, con la maglia del Milan, superò Buffon con una sassata di destro, regalando ai rossoneri la vittoria sulla Juve e a se stesso le stimmate del predestinato. Il disegno di quel cerchio si era poi interrotto a causa delle difficoltà sue e della squadra; Locatelli aveva pagato sbalzi di rendimento naturali in un giovane di neanche vent’anni, ma, si sa, le “grandi” non aspettano e lui era quindi finito al Sassuolo. Dove, non senza difficoltà iniziali, ha ricominciato la risalita che lo ha portato a diventare un centrocampista totale, in grado di dettare i tempi di gioco e di abbinare doti tecniche e agonistiche. La Nazionale è stato lo sbocco naturale di questa crescita, che a 23 anni avrà come logico approdo il ritorno in un club di primo livello.

I temi

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Sportweek si è fatto raccontare Locatelli da chi lo ha scoperto bambino che sgambettava sul campo dell’oratorio col piglio di uno più grande e lo ha portato all’Atalanta; dai suoi primi allenatori; da Patrick Cutrone, cresciuto con lui nelle Giovanili del Milan, tanto da creare un rapporto fraterno; da Francesco Magnanelli, anima del Sassuolo, che lo ha aiutato spronato e rimproverato quando Locatelli all’inizio faceva fatica ad accettare la nuova realtà calcistica, abituato com’era alla vetrina del Milan; e da Marco Tardelli, al quale è stato accostato. A seguire, un’intervista a Primoz Roglic, che al Tour de France che inizia domani cerca la rivincita sul connazionale sloveno Tadej Pogacar, capace l’anno scorso di sfilargli la maglia gialla alla penultima tappa, in una crono dove in teoria Roglic avrebbe dovuto difendersi bene. Un anno dopo, Primoz dimostra a parole di aver metabolizzato la delusione e si racconta a tutto tondo, ben oltre il ciclismo. E poi dieci cose che non conoscete (o non ricordate) di Novak Djokovic, numero uno al mondo del tennis reduce dal successo al Roland Garros, dalla passione per le imitazioni alla cura maniacale e “scientifica” con cui prepara il borsone per le partite, e, tornando al calcio, un’intervista a Enzo Maresca, che proverà a riportare il Parma in A dopo aver vinto il campionato con la squadra riserve del Manchester City sulla scia del suo maestro Guardiola, che ha vinto l’ultima Premier. Proprio Guardiola ha voluto con sé al City Maresca, dopo una full immersion di colloqui durati quattro giorni. Vedremo se il giovane tecnico italiano, all’esordio sulla panchina di una prima squadra, saprà imporre in Italia il modello di calcio al quale dice di ispirarsi: quello imparato nei suoi anni da giocatore in Spagna e nel suo apprendistato alla corte di Pep.

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