La freccia Hakimi e il caso Eriksen. Le due facce del super attacco Inter

Già 26 gol segnati dai nerazzurri, anche grazie alle folate del marocchino, straripante contro il Bologna. Per il danese, altra “umiliazione”. E sui social è polemica

Il miglior attacco del campionato scopre di avere un’arma impropria ma anche un problema. Hakimi ed Eriksen sono le due facce di un’Inter che sembra avere ritrovato la continuità della grande. Se il marocchino ha sfornato una doppietta facendo a fette la difesa del Bologna, il danese è stato nuovamente “umiliato” con un ingresso nei minuti finali che apre immancabili dibattiti.

Doppia freccia

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La vittoria col Bologna è stata pesante non soltanto perché permette all’Inter di stare in scia al Milan e di preparare al meglio la decisiva sfida di mercoledì allo Shakhtar. Conte ha avuto conferma che sulla destra sfreccia sempre qualcosa di buono. Dopo le ottime prestazioni contro Sassuolo e Borussia Gladbach, Darmian è tornato in panchina per lasciare spazio ad Hakimi. L’ex Dortmund si è ripreso la scena alla grande. Quando può andare in campo aperto è devastante, un attaccante aggiunto che fa la differenza anche con gli assist. Vedi babà servito a Lukaku per il 3-1 col Borussia.

La chiave per Hakimi rimane l’equilibrio. In campo, con più attenzione alla fase di non possesso, e mentale per gestire le pressione fuori. Non va infatti dimenticato che Achraf ha appena compiuto 22 anni e l’adattamento al nostro campionato è stato indigesto per tanti campioni stranieri. Platini e Zidane tra gli altri. Decisivo in questo senso il lavoro di Conte, che sta provando a costruirgli il migliore ecosistema attorno e nel mentre lavora pure di psicologia: facendogli capire cosa sia l’Inter, ripetendogli che deve tapparsi le orecchie, così da non esaltarsi per le lodi o abbattersi per le critiche. Dopo le risposte di ieri, anche qui il dibattito è aperto: su chi puntare contro lo Shakhtar, la solidità di Darmian o le fiammate di Hakimi?

Nodo Christian

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Di sicuro nemmeno in Champions rivedremo Eriksen dal 1′. Quella con il danese è una love story mai nata. Conte, che già di suo non ama parlare dei singoli, aggira l’argomento spiegando che il rapporto con Christian è ottimo. Sarà (e non è), ma ieri l’ex Tottenham è entrato per la terza volta ravvicinata per meno di 4′ in altrettante partite chiuse. E a fine gara non ha festeggiato con i compagni, tornando subito in spogliatoio con lo sguardo torvo. L’ennesima sostituzione beffa crea un caso che spopola sui social. Alimentato anche e soprattutto dagli interisti che non riescono ad accettare il passato di Conte e sfruttano l’occasione per dargli contro e ribadire che l’Inter è “pazza e romantica, non conta solo vincere”. Il tecnico guarda al bene del gruppo, vuole gente animata dal sacro fuoco agonistico ed Eriksen non è esattamente un tarantolato.

In questa stagione il danese ha giocato 4 gare da titolare e purtroppo per lui l’Inter è sempre decollata quando ha lasciato il campo. A partire dalla prima contro la Fiorentina: 64′ a ciondolare tra le linee, poi è entrato Sensi (uno che varrebbe un terzo dibattito, ma per altri motivi) che in mezz’ora di fosforo e taglia e cuci ha movimentato l’attacco, capace di ribaltare il match come un guanto: da 2-3 a 4-3 nel finale. Stesso dicasi per le uscite con Parma, Genoa e Borussia all’andata: quando Cristian esce, la squadra fa molto meglio. E ora che col ritorno al 3-5-2 il trequartista classico non c’è più, i margini si assottigliano. Impensabile infatti arretrare il raggio d’azione del danese. Come ha spiegato lo stesso allenatore: “Di buono ha il tiro e glielo dovrei togliere arretrandolo?”. Insomma, il pensiero di Conte è chiaro: la maglia bisogna sudarsela (vedi Skriniar e Perisic, tornati protagonisti dopo essersi messi il saio) invece che reclamarla a parole quando si va in nazionale.

Mercato con doppio scenario

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Da qui all’umiliazione però ce ne passa. Non volendo pensare troppo male, l’unica spiegazione è che Conte al momento valuta Eriksen alla stregua di Nainggolan. Uomini che possono dargli solo qualche minuto. Uomini soprattutto in uscita a gennaio. Se per il Ninja c’è il solito Cagliari, per Eriksen il discorso è più delicato. E da quello che succederà nella sessione invernale si potrà forse capire qualcosa anche sul futuro tecnico. Eriksen è arrivato 11 mesi fa per 20 milioni e ne guadagna 7 netti a stagione. Pur trattandosi di un talento, il rischio minusvalenza è dietro l’angolo. Quindi andrà via nell’ambito di uno scambio (si parla di Paredes del Psg) oppure in prestito. Con la possibilità di rivalutarsi e magari tornare se per caso – con Conte non si sa mai, l’addio dalla Juve nel 2014 insegna – sulla panchina interista ci sarà un altro allenatore.

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