La Fiorentina si è persa: reagire o addio Europa

FIRENZE – Una settimana non può e non deve cancellare quanto di buono c’è stato negli otto mesi precedenti. Eppure, la settimana da mercoledì 20 a mercoledì 27 per la Fiorentina rischia di essere ricordata come la settimana in cui speranze, sogni, progetti e obiettivi hanno lasciato il posto a una grande delusione. C’è un modo solo per impedirlo (la Fiorentina ce l’ha): fare delle quattro partite che rimangono il passepartout per recuperare tutto ciò che i sette, terrificanti (calcisticamente parlando) giorni appena andati in archivio hanno rimesso seriamente in discussione. 

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Le scelte di Italiano

Tocca a Italiano, ovviamente, trovare la strada. Ha portato la Fiorentina dov’è, adesso proverà a tenerla lì e a trasformare un campionato di alto livello in un campionato eccellente arricchito da un risultato super. E sarà tutta questione di scelte, come ha fatto capire lo stesso tecnico siciliano affermando che se la batosta contro l’Udinese, associata all’inatteso stop di Salerno, può essere un campanello d’allarme, non c’è mica tempo per star lì a capirne i motivi. Adesso serve un corso accelerato di ritorno al passato, alla Fiorentina che è stata per quasi tutta la stagione, e serve invertire prepotentemente il corso delle cose. Questione di scelte, appunto. Sapendo che Cabral e Piatek in due hanno segnato appena 5 gol in Serie A (che diventano 8 con la Coppa Italia) e quindi si richiedono mosse precise per l’attacco coinvolgendo gli esterni (che Italiano ha sempre considerato attaccanti a tutti gli effetti), in primis Gonzalez e Saponara che garantiscono alcune reti, e i centrocampisti: Torreira su tutti, che nelle vesti per lui insolite di “goleador” ha tenuto su la Fiorentina in più occasioni. Stesso discorso e semmai ancora più accentuato per la difesa: la squadra viola ha il nono attacco e l’ottava difesa del torneo, quindi la posizione in classifica ne è la logica conseguenza e, anzi, gioco e identità hanno aggiunto quello che i numeri non avrebbero garantito. 

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Sogno Europa

Questione di scelte. Precise, nette, reiterate. Quelle scelte che proprio da Torino in avanti hanno preso una direzione che non ha pagato come invece pagavano prima e ci sta che la combinazione di errori pre ed errori durante, nel mix tra allenatore e calciatori che si spartiscono onori e oneri laddove tocca a loro di riflesso a come e dove si muove la società intorno ad essi, la combinazione si diceva abbia trovato terreno fertile nella stanchezza fisica e mentale che ha afflosciato il contenitore di certezze faticosamente riempito. I segni dell’usura e del tempo sono venuti fuori con prepotenza, ma adesso tutto si azzera: venti giorni, quattro partite. Un bel reset e via. Salernitana e Udinese hanno provocato quello che non t’aspettavi (0 punti fatti, 6 gol al passivo e appena 1 segnato), il calendario che riserva in ordine Milan, Roma, Sampdoria e Juventus (nell’alternanza fuori-casa) potrebbe rappresentare – sempre inaspettata – l’assist del riscatto per raggiungere un traguardo che a questo punto avrebbe doppiamente del clamoroso. La Fiorentina che teneva testa all’Inter a San Siro e che sbancava il Maradona ce la farebbe, quella sterile e svuotata delle ultime tre partite sicuramente no. 

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