La favola di Messi

La vita da enciclopedia di Leo Messi, quarantadue trofei e sette Palloni d’oro, il muchacho battezzato da lassù per avvicinarsi all’immensità di Diego Maradona, si apre all’Hospital Materno Infantil Garibaldi, al numero 1249 di una strada che si chiama Virasoro, a Rosario. Sua mamma, Celia María Cuccittini, viene seguita durante il parto dall’ostetrico Norberto Odetto. Mercoledì 24 giugno 1987: Leo pesa tre chili, è alto 47 centimetri e dorme in una stanza, la 10, quasi profetica, come ha raccontato “La Nación”. Maradona è già diventato il sindaco di Napoli, ha vinto da quarantacinque giorni il primo scudetto con il club di Ferlaino e si prepara a festeggiare l’anniversario da campione del mondo con l’Argentina di Carlos Bilardo: 29 giugno 1986, Città del Messico, 3-2 alla Germania Ovest. È l’estate della “mano de Dios” e del gol più bello del secolo, sempre contro l’Inghilterra, allo stadio Azteca, nei quarti di finale. Leo Messi, il figlio di Jorge Horacio e Celia María, trascorre l’infanzia in una casa dalla facciata grigia a Rosario, nel barrio Grandoli. Cresce a distanza di trecento chilometri da Villa Fiorito, periferia di Buenos Aires, in Calle Azamor 523, dove ha abitato Maradona con i suoi genitori, Don Diego, pescatore di dorados, e Donna Tota, l’angelo custode del “Diez” più amato nella storia. Quando il Pibe de Oro conquista il secondo tricolore con il Napoli, il 29 aprile del 1990, Leo va all’asilo, che si trova vicino alla scuola elementare “Gral. Las Heras”. A casa si parla solo di Maradona: è la luce per papà Jorge Horacio, operaio in un’acciaieria. 

L’infanzia

Rosario, provincia di Santa Fe. Leo Messi, da bambino, è tifoso del Newell’s Old Boys, il club che ha lanciato anche Jorge Valdano, campione del mondo con l’Argentina nel 1986, e Gabriel Batistuta. Maglia rossonera, Estadio El Coloso del Parque, ora intitolato a Marcelo Bielsa. Ha origini italiane: il trisavolo del papà si chiamava Angelo ed era partito da Recanati, mentre il trisavolo della mamma, Raniero Coccettini, aveva lasciato San Severino Marche per trovare lavoro in Argentina. Leo ha due fratelli più grandi: Rodrigo e Matias. E una sorella minore, Maria Sol. Il padre Jorge Horacio torna la sera dall’acciaieria “Acindar”, la madre Celia Maria fa la collaboratrice domestica. Messi scopre “el futbol callejero”, il calcio di strada, la scuola più romantica e affascinante, la stessa di Maradona. E si fa apprezzare sui banchi dell’istituto primario “Gral. Las Heras”.

L’estate del 1994

A quattro anni comincia a frequentare la scuola calcio “Abanderado Grandoli”, che porta il nome del barrio dove abita la famiglia Messi. E’ un centro sportivo che riveste anche un significato sociale, a Rosario. Niente retta e un obiettivo preciso: aiutare i bambini nel loro percorso di crescita. Leo è piccolo e veloce, una “pulga”, una pulce. Il suo primo allenatore è Salvador Aparicio. Ala sinistra, trequartista, centravanti: il ruolo non conta, a quell’età. Conta solo la libertà di esprimersi, la ricerca del divertimento. E Leo appartiene già a un altro pianeta, come capisce subito Ernesto Vecchio, che dirige il settore giovanile del Newell’s Old Boys, a Parque Independencia. I cancelli, per Leo, si aprono nel 1994, mentre Diego Maradona si trova in ritiro con l’Argentina di Alfio Basile negli Stati Uniti, al Babson College di Boston. Vecchio sceglie Leo per giocare nella cosiddetta “Maquina ’87”, la squadra Under 8.

La moglie e i tre figli

L’ombelico del suo mondo è Rosario, dove ha regalato i primi dribbling e ha conosciuto anche Antonella Roccuzzo, un amore sbocciato quando erano ancora bambini. A farli conoscere è Lucas Scaglia, molto amico di Leo e cugino di Antonella. La storia viene tenuta segreta a lungo e diventa ufficiale nel 2009, durante una festa di Carnevale a Sitges, trentacinque chilometri da Barcellona. Antonella, figlia di un imprenditore, è il primo dei segreti di Leo. Dolcezza e stile. Si sono sposati nel 2017, a Rosario. Cerimonia privata, all’interno del Complejo City Center. Hanno tre bambini: Thiago, nato nel 2012, Mateo (2015) e Ciro (2018). Leo ha creato una Fondazione che collabora anche con una struttura specializzata nelle malattie infantili. Nel Psg guadagna 35 milioni. Messi, in Francia, abita a Neuilly-sur-Seine: dal terrazzo si ammira la Torre Eiffel. In Spagna ha una villa a Bellamar.

I suoi miti

Maradona lo considerava un fratello. È stato il ct di Messi nel Mondiale del 2010 in Sudafrica. Lo proteggeva, Diego non sopportava l’idea che Leo venisse schiacciato dai continui confronti con la carriera del Pibe de Oro. Quel viaggio insieme si fermò al Green Point Stadium, a Città del Capo, nel quarto di finale con la Germania. Una sconfitta pesante, divario netto: 4-0, gol di Müller e Friedrich, doppietta di Klose. Game over e tutti sull’aereo tra polemiche e rimpianti. Maradona difese Messi dalle critiche. Un abbraccio, una carezza. Ecco perché domenica sera, mentre baciava la Coppa, Leo aveva lo sguardo verso il cielo. Una preghiera, un ringraziamento. A celebrare il trionfo di Messi in Qatar è stato anche Pelé. Il suo post ha fatto il giro del web: «Leo ha vinto giustamente il suo primo Mondiale come meritava la sua storia. Un grande spettacolo, congratulazioni all’Argentina. Di certo, Diego, adesso starà sorridendo».

Le curiosità

Numero di scarpa: 42. Il piede divino? Il sinistro. Il dolce preferito? Gli alfajores, biscotti farciti di crema al cioccolato. Dai tredici ai venti anni cresce 29 centimetri, da 1,40 a 1,69. Si sottopone a cure ormonali a base di GH, costano novecento dollari al mese: una fase molto delicata seguita prima dai medici del Newell’s Old Boys e poi da quelli del Barcellona. Il club di Rosario lo scopre grazie a Enersto Vecchio, che anticipa i dirigenti del Central Cordoba. Leo debutta in una partitella in famiglia – con il gruppo della “Maquina ’87” – segnando quattro gol. Federico Vairo è un’altra figura decisiva nel periodo trascorso nel quartiere Grandoli. Nasce così l’idea di farlo partecipare a un provino con il River Plate. Viene promosso dal tecnico Eduardo Abrahamian, che consiglia ai Millonarios di garantirgli un posto nella foresteria del Monumental. Problemi burocratici rallentano il dialogo. E così Leo torna al Newell’s.

Messi alza la coppa e l'Argentina fa festa davanti all'Italia

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Messi alza la coppa e l’Argentina fa festa davanti all’Italia

Il 17 settembre 2000

Il 17 settembre del 2000, con un volo dell’Iberia partito da Buenos Aires, sbarca a El Prat, aeroporto di Barcellona. È accompagnato dal padre. Horacio Gaggioli è il manager che lo segnala al club blaugrana e all’agente Fifa, Josep Maria Minguella. A farlo arrivare negli uffici della Masia è Carles Rexach, ex vice di Cruijff e braccio destro del presidente Joan Gaspart, eletto da pochi giorni al posto di Josep Lluís Núñez. Due settimane di prova con Joaquim Rifé, tecnico della cantera. Fanno parte di quella squadra anche Gerard Piqué e Cesc Fabregas. Segna sei gol in mezz’ora davanti a Joan Lacueva, responsabile del vivaio. Tra il 2000 e il 2003 realizza 61 reti in 45 partite. Leo Messi è considerato da tutti un “chico fabuloso”. E si trasforma in un rimpianto per il Como: Renato Favero, osservatore, aveva parlato in passato di Leo con il presidente Enrico Preziosi, quando l’argentino costava 50.000 dollari. 

Il Camp Nou s’innamora

Il Barcellona e il Camp Nou s’innamorano di Leo Messi. Frank Rijkaard gli apre le porte della Liga. È il 16 ottobre del 2004, i blaugrana vincono 1-0 il derby in casa dell’Espanyol. Sette minuti al posto di Deco, che decide la sfida. È la squadra di Xavi, Eto’o e Ronaldinho. Iniesta è assente. La collezione dei gol, invece, si apre il primo maggio del 2005 contro l’Albacete. Messi indossa la maglia numero 30: 2-0, segnano Eto’o e la Pulce. Comincia lo spettacolo: dieci titoli nella Liga, otto Supercoppe di Spagna, sette Coppe del Re, quattro Champions, tre Supercoppe Uefa, tre mondiali per club. Sette Palloni d’oro. Il bilancio: 778 partite e 672 gol (133 doppiette, 48 triplette, 26 perle nel “Clasico”). Nel 2012 mette un altro timbro: 91 reti nell’anno solare. L’8 agosto del 2021, in lacrime, lascia il Barcellona: «Volevo restare, ma non è stato possibile. È solo un arrivederci, l’ho promesso ai miei figli».

Insegnamenti e successi

Ricordi splendidi con Rijkaard, Guardiola e Luis Enrique. Mai fatto classifiche, però: rispetto per tutti i suoi allenatori. Con Pep è nata un’amicizia: si conoscono dai tempi del Barcellona B. Nel cuore custodisce Tito Vilanova, morto di tumore nel 2014. In Spagna ha lavorato anche con Gerardo Martino, Quique Setien, Sergi Barjuan e Jordi Roura. L’ultimo è stato Ronald Koeman. Stima e affetto per Lionel Scaloni, li ha uniti la finale del Mondiale più emozionante del secolo. Insieme hanno riportato la Coppa in Argentina dopo trentasei anni: la terza nella storia della Seleccion, dopo la festa del 1978 con Kempes e Menotti e quella del 1986 con Maradona e Bilardo. La nazionale rappresenta, per Messi, un altro capitolo di una carriera leggendaria: 172 partite e 98 gol, compresa la doppietta alla Francia. Con Scaloni ha vinto anche la Coppa America e la Supercoppa Conmebol-Uefa. La promessa? «Non lascio la Seleccion, voglio giocare qualche partita da campione del mondo». 

Leo Messi è il vincitore del Pallone d'Oro 2021

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Leo Messi è il vincitore del Pallone d’Oro 2021

Quelle finali nel cuore

Dopo la gioia del Mondiale in Qatar, davanti a Mbappé e a Deschamps, ora ha un’altra missione: consegnare al Psg la prima Champions della sua storia. Lo sceicco ha investito 1,4 miliardi sul mercato dal 2011, quando ha fatto il suo ingresso nel mondo del calcio. Messi ha vinto finora quattro Coppe dei Campioni: la prima con l’olandese Frank Rijkaard, ma Leo non era ancora titolare. Era il 17 maggio del 2006: 2-1 all’Arsenal, gol di Eto’o e Belletti. Ronaldinho e Giuly completavano il tridente. Con Guardiola, invece, ne ha infilate due nel museo del Camp Nou: 2-0 al Manchester United il 27 maggio del 2009, segnando insieme con Eto’o; e 3-1 – sempre contro i Red Devils di Alex Ferguson – il 28 maggio del 2011. Quella sera, a Wembley, Leo indirizzò la finale con Pedro (ora alla Lazio) e David Villa. La quarta magia, invece, risale al 2015, con Luis Enrique sulla panchina del Barcellona: Juve battuta 3-1 con i gol di Rakitic, Suarez e Neymar. 

10 agosto 2021

Al Thani, sceicco del Qatar, lo convince a separarsi dal Barcellona e a sposare il Paris Saint Germain. Il 10 agosto del 2021, alle 15.30, con un volo privato, atterra all’areoporto Le Bourget. Visite mediche, poi si affaccia da uno dei balconi degli uffici del Psg per salutare i nuovi tifosi. Indossa una t-shirt bianca con la scritta «Ici c’est Paris», qui è Parigi. Firma un contratto fino al 2023, l’accordo prevede un’opzione per un altro anno. Ventisei partite, sei gol e sedici assist nella prima stagione in Ligue 1, che il Psg vince con quindici punti di vantaggio sul Marsiglia. Arriva anche la Supercoppa. Come allenatore trova l’argentino Mauricio Pochettino, che ha iniziato la carriera da difensore nel Newell’s Old Boys. Provincia di Santa Fe, stesse radici di Leo. L’avventura in Champions si chiude agli ottavi, Pochettino va via. Ora Messi lavora con Christophe Galtier: undici gol e quattordici assist tra Ligue 1 e Champions.


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