La batosta di Roma, Lukaku ko, il derby: l’Inter adesso saprà essere squadra?

Inzaghi ora deve dare certezze ai nerazzurri e convincerli che le sue idee sono giuste. Modello Milan: i rossoneri nella scorsa stagione hanno superato torti e guai

Le squadre – quelle grandi, ma non solo – vengono fuori dai momenti di difficoltà con la compattezza, l’unità, il coraggio, la collaborazione. Se l’obiettivo è alto, e non lo si può raggiungere esclusivamente con le qualità tecniche e fisiche, la spinta deve arrivare da componenti diverse. Prendiamo il Milan dello scudetto. Non ha avuto quasi mai il faro Ibra, ha perso il leader difensivo Kjaer per metà stagione, ha subito pure torti arbitrali evidenti: situazioni che avrebbero potuto frenarne la corsa, e sicuramente l’hanno condizionata. Un ostacolo dietro l’altro: la sorte avversa, i fischi avversi. Ma tutto questo non è stato sufficiente per impedire a Pioli e ai suoi giocatori di credere che l’impresa – il miracolo, forse – fosse possibile. Si sono sempre lasciati alle spalle i problemi, benché fossero gravi, e sono ripartiti. Anzi, è stato proprio nei momenti più duri, quando (quasi) tutti li davano per finiti, che hanno rialzato la testa. Si sono ricompattati attorno all’allenatore e ai dirigenti, ci hanno creduto, hanno preso ogni bivio dalla parte giusta, anche quando dovevano infilare una strettoia. Sono stati squadra, sì.

Dubbi e polvere

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Oggi, mentre incombe il primo derby della stagione (in quella passata ce ne furono quattro), è l’Inter a essere in difficoltà. E’ vero, di partite in campionato se ne sono giocate appena tre, ma la sconfitta contro la Lazio è stata sufficiente per far affiorare dubbi e per sollevare polvere attorno al mondo nerazzurro. Il rendimento deludente di troppi giocatori, le scelte sbagliate di Inzaghi: le polemiche sono arrivate subito. Nel rispetto della legge di Murphy – se qualcosa può andare storto, lo farà – i guai non sono finiti con la partitaccia brutta di Roma. Anzi. Nel momento in cui ci sarebbe stato davvero bisogno di Lukaku, il rinforzo più importante dell’estate, affinché prendesse per mano l’Inter e la trascinasse lontano dalle critiche, Romelu si è rotto. Niente di così grave, per fortuna: una distrazione muscolare la cui entità andrà rivalutata, ma che rischia comunque di tenerlo fuori fino alla prima sosta, prevista per la seconda metà di settembre. Un piccolo disastro, alla vigilia di tre partite già fondamentali. Stasera la Cremonese, avversaria decisamente inferiore ma da battere senza esitazioni, perché ogni incertezza potrebbe scatenare i mugugni di San Siro; sabato il derby, e nemmeno è il caso di spiegare quale sia il significato di questa sfida; mercoledì il Bayern, per un debutto in Champions da brividi.

Tocca a Simone

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Saprà l’Inter essere squadra? Riuscirà a superare l’insicurezza provocata dalla batosta di Roma e a colmare il vuoto creato dall’infortunio di Lukaku? E’ un test anche per Inzaghi, il quale affronta la sua seconda stagione nerazzurra con l’obbligo di continuare a ottenere successi. Conosce le grandi piazze da quando fa l’allenatore, perché Roma indubbiamente lo è; non è altrettanto abituato alle società che devono vincere per forza. Tocca a Simone, adesso, dare certezze ai suoi calciatori: unirli, rassicurarli, convincerli che le idee – le sue – sono giuste. L’Inter continua a avere un progetto ambizioso, ma i prossimi otto giorni rappresentano già uno spartiacque (anticipato, non c’è dubbio) nella stagione nerazzurra. Il Milan di Pioli è un esempio, una fonte di ispirazione, oltre all’avversario nel derby. Un derby che può essere terribile ma anche meraviglioso. Perché la legge di Murphy può essere violata.

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