l re delle punizioni: tutti i segreti di Sinisa, che pure Pirlo studiava…

Mihajlovic è stato uno dei migliori al mondo nel battere le punizioni: il suo modo di colpire il pallone analizzato al video, ma le “lezioni” ai suoi giocatori al termine dell’allenamento… non avevano prezzo

L’allenamento alla Pinetina è finito da un quarto d’ora abbondante, ma Julio Cesar e Toldo continuano ad alternarsi tra i pali e poco oltre il limite dell’area ci sono alcuni giocatori che calciano punizioni. La barriera fatta di sagome respinge qualche conclusione, ma quando sul pallone va Mihajlovic, entrato da oltre un anno e mezzo nello staff di Mancini, cala il silenzio e gli sguardi diventano più attenti del solito. Sinisa è… in pensione dall’estate 2006, ma nessuno nell’Inter campione d’Italia calcia come lui su calcio di punizione. Ibra osserva, un giovanissimo Balotelli scruta ogni movimento, Chivu è estasiato: è una di quelle lezioni che non hanno prezzo perché in cattedra c’è un professore che ha scritto la storia del calcio. La palla parte forte e tagliata, supera la barriera e si insacca quasi all’incrocio dove Toldo non può arrivare. Sinisa esulta e gli altri applaudono. Tutti negli spogliatoi. Dopo un’altra sfida vinta. Su punizione non lo batteva nessuno. Neppure dopo il ritiro.

FUORICLASSE

—  

Per anni Mihajlovic è stato il migliore della Serie A nel calciare le punizioni. Per gli amanti del fantacalcio era uno degli acquisti più “gettonati” perché pochi altri difensori garantivano i suoi bonus: i gol su punizione e rigore, ma anche gli assist su calcio piazzato, compresi naturalmente gli angoli. Quando era in giornata poteva segnare a qualsiasi portiere, anche dalle distanze più incredibili. Ex di turno, in un Lazio-Sampdoria 5-2 del 13 dicembre 1998, in poco più di un quarto d’ora infilò tre volte il pallone alle spalle del malcapitato Ferron. Sempre con quel sinistro telecomandato. Non a caso la Uefa ieri lo ha salutato definendolo “specialista delle punizioni”.

NUMERI

—  

In Serie A Sinisa ha segnato 28 volte su punizione. Insieme ad Andrea Pirlo, è al primo posto della classifica degli specialisti di tutti i tempi del nostro campionato. Più staccati gli altri: 22 Del Piero, 21 Baggio, 21 Totti, 20 Zola, 16 Pjanic, 14 Maradona e 13 Platini. Su chi sia il più forte, però, Sinisa non ha mai mostrato dubbi e in una conferenza stampa da allenatore del Bologna precedente a un incrocio con la Juventus guidata proprio da Pirlo ammise: “Se chiedete a me chi è stato il migliore, ti rispondo: ‘Io senza dubbio’. Perché Andrea e io abbiamo segnato entrambi 28 gol su punizione in A, ma lui ha giocato quasi 200 partite in più di me. E una delle sue 28 reti era… una mezza autorete. Se aggiungo al conto i gol su punizione che ho fatto io in Serbia, gli ci vorrebbero altre 200-300 gare per raggiungermi. Ecco perché penso che il migliore nel tirare le punizioni tra noi due sono io. Se è sincero, la stessa risposta la darà anche lui”. Il tutto detto senza il minimo accenno a un sorriso. Un modo per far capire che quello era un argomento tremendamente serio, al quale lui teneva parecchio. Il serbo su punizione ha segnato anche la rete che ha permesso all’Inter di vincere contro la Roma la Coppa Italia 2004-05: dopo il 2-0 dell’andata all’Olimpico, successo per 1-0 pure a San Siro con sigillo di Sinisa.

PARI O DISPARI

—  

E poi come non ricordare il 12 febbraio 2005 ovvero Inter-Roma 2-0 con doppietta dell’influenzato Mihajlovic al 25′ del primo tempo e al 47′ della ripresa. Entrambe le rete naturalmente su punizione, entrambe con il sinistro. Ma c’è una particolarità: per calciare la seconda Sinisa dovette prima vincere, in campo, sotto lo sguardo perplesso di tutto lo stadio, un “duello”… a pari o dispari con Adriano che voleva incaricarsi della battuta. Sinisa ebbe la meglio sul compagno (che se ne andrò sorridendo) e poi guardò, ammirato, la seconda prodezza del compagno prima di correre a festeggiare insieme.

MANUALE SINISA

—  

Tanti hanno provato a copiare il suo stile nel calciare, ma era inimitabile. E pensare che lui, ai suoi compagni e successivamente ai suoi calciatori, provava a spiegare i segreti di quella battuta con il sinistro. Una volta nel 2020 raccontò: “Quando battevo le punizioni, guardavo il portiere fino all’ultimo: se lui faceva un passo e andava a coprire il palo dove aveva sistemato la barriera, io acceleravo la risposta e gli mettevo la palla sul suo palo. Se invece lui stava fermo, io nell’ultimo mio passo rallentavo e mettevo la sfera sopra la barriera. Sapere calciare le punizioni è un dono naturale, poi però si può insegnare e dire dove devi mirare. Per esempio: se tu vuoi calciare sul palo del portiere, non devi mirare allo specchio della porta ma un metro, un metro e mezzo, fuori perché col giro che ha la palla, rischi di vedere il tuo tiro finire al centro; se invece miri fuori dalla porta, il pallone va sul filo del palo ed è gol. Per quanto mi riguarda, non c’è mai stata una punizione in cui non ero convinto di segnare. Fino a due anni fa le calciavo meglio di molti calciatori. Un segreto? Certe volte i telecronisti dicono: ‘Ha tirato senza convinzione’. Quella secondo me è basilare: nel calcio, e nella vita, è fondamentale la testa”.

Precedente Sfiorò tre volte l’Italia, ora sfida l’Argentina: Francia, il jolly Kolo Muani Successivo Probabili formazioni Napoli Villarreal/ Tanti titolari in campo stasera