Kulusevski, settimana da ex: il ragazzo prodigio di Parma è diventato uomo in fretta

Irrinunciabile senza Chiesa, lo svedese ritrova il club che gli ha fatto da trampolino verso la Signora, a cui ha già segnato all’andata: pronto all’impatto col mondo Juve, i bisogni di squadra gli hanno imposto di crescere velocemente

Dopo l’Atalanta, che l’ha fatto, il Parma, che lo ha lanciato. In casa della Dea, che lo aveva preso sedicenne dalla Svezia fino al debutto in Serie A e allo scudettino 2019, Dejan Kulusevski domenica ha giocato una ventina di minuti e poco più, quelli della beffa peraltro. La settimana di rimpatriate, quella che tra l’altro lo porterà a compiere 21 anni domenica, prosegue per il ragazzo di Stoccolma contro i gialloblù, un anno fa suo trampolino verso la Juve, oggi in ben altre acque, già salutati in amicizia col gol dell’ex nella partita di andata. L’assenza di Chiesa rende il suo estro in fascia (e non solo) imprescindibile, anche se quel posto è ancora in gioco con Ramsey e McKennie. Ma intanto il ritorno di Ronaldo, dopo quello di Dybala (e c’è anche Morata) svincola Pirlo dalla necessità di tenerselo come cambio a gara in corso per l’attacco, liberandone le possibilità di impiego dal primo minuto in altre zone del campo.

L’anno al Parma

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Battezzato in campionato proprio allo Stadium, dove giocò la prima partita coi ducali, al Kulusevski parmense bastarono un paio di mesi di stagione per conquistarsi la Juventus, che già il 2 gennaio ne formalizzò l’acquisto dall’Atalanta (da cui era arrivato in prestito). Corsa. Assist, 9 a fine anno. Gol, dieci. Guadagnandosi la convocazione in nazionale, a 19 anni, nominato miglior giovane del campionato più difficile del mondo. Arrivato come centrocampista, anche centrale (così giocava nella Primavera, ma agli inizi era stato anche difensore), è esploso come esterno destro d’attacco, senza farsi mancare zingarate da trequartista e alla bisogna anche da attaccante centrale: un eclettismo che è stata la sua forza, e un po’ anche la sua condanna, poi alla Juve.

L’anno alla Juve

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Il Kulusevski juventino ha pagato la sovraesposizione di un ragazzo di 20 anni che ha già giocato, con la maglia della squadra campione negli ultimi nove anni, lo stesso numero di partite (in tutte le competizioni) di tutta la scorsa stagione con il Parma: 39, su 44 totali della Juve. L’onore di essersi saputo conquistare questi spazi con l’energia, la freschezza e l’adattabilità, l’onere di ritrovarsi proprio per questo molto più di rado che in passato nelle condizioni migliori per esprimere il proprio potenziale. “Giocare alla Juve è diverso che a Parma”, ha sempre detto Pirlo, ma oltre al diverso livello e al diverso ruolo in squadra, qualcosa di differente – al di là dei momenti di necessità – per metterlo tecnicamente a suo agio a volte si poteva fare. Alti e bassi, retropassaggi letali e gol da urlo, troppo gioco spalle alla porta e galoppate liberatorie col campo davanti. Il bello deve ancora venire.

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